Tennis e Infortuni: il nemico numero 1 è il divano

Il Dottor Edoardo Gaj, specialista in ortopedia e traumatologia, spiega le dinamiche degli infortuni
Tennis e Infortuni: il nemico numero 1 è il divano
4 min

In un’epoca in cui il tennis amatoriale coinvolge sempre più appassionati di ogni età, si fa largo una consapevolezza ancora troppo sottovalutata: i rischi legati agli infortuni. A fare chiarezza è il Dottor Edoardo Gaj, medico ortopedico presso UPMC Salvator Mundi International Hospital, che ha delineato un quadro preciso delle problematiche più comuni e dei comportamenti che ne favoriscono l’insorgenza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la spalla non è l’articolazione più frequentemente coinvolta negli infortuni tennistici.

Secondo il Dottor Gaj, infatti, “solo il 25% degli infortuni riguardano la spalla”. Le zone più colpite sono ginocchia e caviglie, con lesioni meniscali, legamentose e distorsioni dovute a movimenti laterali improvvisi. Non mancano poi condizioni tipiche come il cosiddetto “gomito del tennista”, causato dalla ripetizione di gesti tecnici errati, e problematiche legate alla cuffia dei rotatori e all’ancora bicipitale. L’origine degli infortuni, spiega Gaj, è duplice: «possiamo distinguere tra traumi acuti, come le distorsioni, e problematiche da sovraccarico o usura, molto più insidiose». Quest’ultime derivano da una pratica sportiva discontinua e non supportata da un’adeguata preparazione fisica. «Nel tennis amatoriale, il sovraccarico è il vero nemico silenzioso», afferma, sottolineando come l’attività fisica, se non preceduta da un allenamento mirato, possa trasformarsi in un rischio concreto per la salute articolare. Il medico punta il dito su uno stile di vita troppo sedentario, comune in chi pratica sport occasionalmente: «tanti atleti giocano dopo una giornata passata seduti, senza una preparazione fisica adeguata».

Da qui la celebre osservazione: «nel tennis, la spalla o il ginocchio non si rompono in campo, ma sul divano». È in questa routine priva di movimento che si accumulano microtraumi destinati, col tempo, a generare danni strutturali. Per prevenire tali problematiche, Gaj raccomanda l’affiancamento dell’attività tennistica con quella in palestra: «il rischio di infortunio cresce esponenzialmente in chi non si prepara in modo corretto e improvvisa la propria presenza in campo». Fondamentale, secondo lo specialista, è l’intervento di un gruppo composto da ortopedico, preparatore atletico e fisioterapista. Qualora la terapia conservativa non sia sufficiente, si ricorre alla chirurgia, oggi sempre più avanzata: «grazie all’artroscopia, possiamo accedere alle articolazioni con 2-3 micro-incisioni, senza ricorrere a interventi invasivi». La novità, spiega, non è solo tecnica, ma anche concettuale «la chirurgia è sempre più personalizzata, orientata alla conservazione dell’anatomia e alla stimolazione dei processi biologici di guarigione». Una particolare attenzione è rivolta alla riabilitazione, che rappresenta la vera chiave del recupero. «L’intervento chirurgico o il trauma sono solo l’inizio del percorso», precisa Gaj, «la differenza tra tornare a giocare o restare fermi la fa la riabilitazione ben pianificata, individualizzata, e basata su criteri oggettivi». A fare la differenza, conclude il Dottor Gaj, è la sinergia tra professionisti e la motivazione del paziente. Un equilibrio delicato, che si gioca lontano dai riflettori, ma che determina ogni ritorno vincente sul campo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA