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Quarto appuntamento del motomondiale, Pecco ci arriva dopo la vittoria in America

Il ritorno di Jorge Martin, la sfida in famiglia dei fratelli Marquez e la voglia di rivincita di Pecco Bagnaia su un circuito, quello del Qatar, che lo scorso anno lo ha visto vincere. C&rsquo;&egrave; tutto nel weekend di Lusail, quarto appuntamento del motomondiale che vede oggi una classifica guidata dalla coppia di fratelli Marquez, Alex primo a 87 punti, subito sotto Marc a 86, poi Bagnaia a 75 e pi&ugrave; staccato un altro italiano, <a href="https://www.motosprint.it/live/pilota/franc

Il campione del mondo in carica , reduce da un doppio infortunio, sarà in sella alla sua Aprilia nel prossimo Gran Premio del Qatar

Un rientro graduale, ma conoscendolo difficilmente si limiter&agrave; a un semplice rodaggio. Jorge Martin, il campione del mondo in carica,&nbsp; &egrave; pronto a tornare in pista dopo aver saltato le prime tre gare&nbsp;a causa di un infortunio subito durante un allenamento pre-stagionale. L&#39;appuntamento &egrave; al <a href="https://www.corrieredellosport.it/moto/motomondiale">Gp del Qatar</a>, in programma da venerd&igrave; 11 a domenica 13 aprile. L&#39;annuncio &egrave; arrivato direttamente dall&#39;Aprilia, anche se Martin invita alla cautela: &quot;Ci vorr&agrave; pazienza ma torner&ograve; al top&quot;. Un motivo in pi&ugrave; per seguire un Mondiale che vede sul podio i fratelli Marquez e il nostro Bagnaia. Lo spagnolo potr&agrave; cos&igrave; dare il via alla sua prima stagione con la casa di Noale, dato che non &egrave; ancora riuscito a scendere in pista: prima dell&rsquo;inizio della stagione 2025 aveva riportato una frattura complessa del radio e dello scafoide della mano sinistra, e una frattura calcaneare omolaterale del tallone. Il campione del mondo si &egrave; sottoposto a un&#39;operazione lo scorso 25 febbraio e ha seguito un intenso programma di riabilitazione con l&rsquo;obiettivo di tornare in pista appena possibile. Traguardo che sembra raggiunto anche se ora serve il formale via libera da parte delegazione medica del Motomondiale. &quot;Riuscire a finire la gara sarebbe come una vittoria - ha aggiunto ieri Martin - &quot;ma ho tanta voglia di tornare in pista e sono felice di poter almeno provare a correre in Qatar. L&rsquo;obiettivo sar&agrave; iniziare a costruire un po&rsquo; di fiducia con la RS-GP25 e cominciare a girare. Non so come sar&agrave; la mia condizione fisica, sicuramente non al 100%&quot;.&nbsp;

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Martin, l&#39;uomo delle imprese

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L&#39;impresa del 2024 da &quot;separato in casa&quot;. Ora se lo gode l&#39;Aprilia. Ma le imprese a &quot;Martinor&quot; riescono decisamente bene. Il 27enne lo scorso anno&nbsp;ha compiuto un record storico, diventando il primo pilota nella storia della MotoGP a vincere il titolo iridato&nbsp;con un team clienti, la Ducati Pramac. Nonostante gareggiasse su una moto di una squadra non ufficiale, anche se con equipaggiamento assolutamente identico ai Factory, Martin ha scritto la storia e avuto la meglio proprio su Bagnaia. Ma soprattutto su&nbsp;Marc Marquez che la Ducati aveva preferito allo stesso Martin. Che quindi si ritrovava da &quot;separato in casa&quot;, ma con spazi decisamente meno ampi rispetto a quelli garantiti a&nbsp; Marquez.&nbsp;Anche per questo Martin prese la decisione di firmare con l&#39;Aprilia ben prima della fine del Mondiale, sapendo che l&rsquo;anno succesivo quindi sarebbe diventato un pilota di Noale.&nbsp;Questa consapevolezza che ha alimentato il suo desiderio di riscatto, e grazie a un bel finale di stagione e qualche errore di troppo di GoFree, a Barcellona &egrave; riuscito ad arrivare sul tetto del mondo. Ora prover&agrave; quantomeno ad avvicinarsi, anche se la strada &egrave; abbastanza in salita.

MotoGP, ora Bagnaia ha un avversario in più: Jorge Martin è pronto a tornare in pista

Giacomo e Vale senza rivali: il primo ha 15 titoli mondiali e il secondo 9 con 89 GP vinti nella classe più importante di tutto il Circus

Giacomo Agostini e Valentino Rossi hanno segnato la storia del motociclismo, riscrivendo anche il libro dei record. Due autentici cannibali, mai sazi e di conseguenza sempre alla ricerca di nuove sfide che permettessero loro di incrementare il palmar&egrave;s. Da pilota Giacomo Agostini ha vinto 313 gare, anche se per oltre 40 anni ha creduto di averne conquistate due in meno. Finch&eacute;, alla soglia degli ottant&rsquo;anni, festeggiati il 16 giugno 2022, Ago si &egrave; accorto dell&rsquo;errore, imbeccato da una segnalazione d&rsquo;Oltremanica. Cos&igrave; ha spulciato tra i taccuini dove annotava ogni weekend di gara e ha rinvenuto le due vittorie mancanti, frutto di una mancata sottolineatura con la penna rossa, come invece era solito fare in occasione delle vittorie. Acceso &egrave; invece il dibattito sul numero dei Gran Premi da lui vinti: c&rsquo;&egrave; chi ne considera 122 e chi invece si spinge a 123 includendo pure la vittoria nel round di Hockenheim del 25 settembre 1977 nel Mondiale della Formula 750. Per dirimere la questione nel marzo 2009 l&rsquo;allora presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Paolo Sesti, consegn&ograve; ad Agostini una targa con la quale gli erano ufficialmente riconosciute le 123 vittorie. Eppure il sito della Dorna ne indica 122, cos&igrave; come ha fatto per anni l&rsquo;almanacco ufficiale della FIM, redatto da Werner Haeflinger: ultimamente per&ograve; anch&rsquo;esso ha aggiornato il dato a 123.
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<h2>I record di Agostini</h2>

Indiscutibili sono invece i 15 titoli Mondiali vinti da Agostini, i primi 13 con l&rsquo;MV Agusta, dal 1966 al 1973, e i due successivi con la Yamaha. Il pilota bergamasco, anche se nato a Brescia, &egrave; stato il primo, nel 1975 a regalare a un Costruttore giapponese il titolo della classe regina, l&rsquo;allora 500. Con la Casa dei tre diapason aveva debuttato nel 1974, alla 200 Miglia Daytona, trionfando malgrado la disidratazione che nel finale gli stava facendo perdere le forze. Quell&rsquo;anno Agostini conquist&ograve; il suo settimo iride nella 350, l&rsquo;ennesimo suo primato: basti pensare che il suo bottino equivale alla somma dei Mondiali della 350 conquistati da Jim Redman e John Surtees, il secondo e il terzo pi&ugrave; vincente nella categoria, con rispettivamente quattro e tre allori. Sono invece otto i suoi Mondiali in classe regina, uno in pi&ugrave; di Valentino con Marc Marquez terzo a quota sei. Agostini vinse il primo titolo in 500 nel 1966 e conserv&ograve; lo scettro fino al 1972 perch&eacute; l&rsquo;anno dopo fin&igrave; terzo, preceduto da Phil Read e Kim Newcombe. Inarrivabili sono anche i 18 titoli italiani di Agostini, i primi con la Morini Settebello nel 1963, anno in cui si impose sia in circuito che in Salita. L&rsquo;anno dopo si prese il tricolore della 250 Senior sempre con la Morini, mentre dal 1965 al 1977 conquist&ograve; tutti i titoli nazionali della 500 con l&rsquo;eccezione del 1967.

<h2>Agostini e Valentino</h2>

Tornando ai GP suoi sono pure i record di vittorie in 500, ben 68 con Doohan secondo a 54, e in 350, &ldquo;appena&rdquo; 54 ma con un vantaggio enorme sul secondo, Jim Redman, 21 successi in questa classe. Se per&ograve; conteggiamo insieme MotoGP e 500 il record appartiene a Rossi, arrivato a 89 vittorie. Decisamente imbattibile appare il primato del Dottore per l&rsquo;intervallo di tempo tra il primo e l&rsquo;ultimo successo in classe regina: 16 anni e 351 giorni, a fronte dei circa 12 anni di Marc Marquez. Il numero quarantasei inoltre detiene pure tutti i record dei podi, con vantaggi siderali sui primi inseguitori: 235 in tutte le classi (secondo Agostini con 159) e 199 in 500/MotoGP (secondo Jorge Lorenzo con 114). Suo &egrave; anche il record di podi consecutivi nella classe regina, 23 dal GP Portogallo 2002 al GP Sudafrica 2004: in quell&rsquo;arco di tempo Rossi ottenne 13 vittorie, otto secondi posti e due terzi e si tolse pure il lusso di cambiare moto, passando dalla Honda alla Yamaha, con cui vinse al debutto a Welkom. Proprio il cambio di casacca gli ha permesso di eguagliare Eddie Lawson, il solo campione del mondo della classe regina due anni di fila con due Case differenti: Valentino fu infatti iridato 2003 con la Honda e nel 2004 con la Yamaha. Meno felice fu la scelta di passare nel 2011 alla Ducati: in quel biennio con la Casa di Borgo Panigale non vinse nemmeno un GP e conquist&ograve; solamente tre podi. Tornato alla Yamaha fu vicecampione del mondo nel 2014, 2015 e 2016, per poi ottenere la sua ultima vittoria nel 2017 ad Assen, a distanza di 20 anni e 311 giorni dal suo primo successo nel Mondiale, nel GP Repubblica Ceca 1996. Valentino &egrave; inoltre l&rsquo;unico ad aver conquistato il titolo con cinque cilindrate differenti: in 125 e 250 con l&rsquo;Aprilia, in 500 con la Honda, con i motori 800 Yamaha in uso nella seconda met&agrave; degli anni Duemila e con i 990 cm3 dei due colossi giapponesi. D&rsquo;altra parte Valentino &egrave; stato capace di salire sul podio nel Mondiale a distanza di 23 anni e 355 giorni: il primo podio lo ottenne in Austria nel 1996 con l&rsquo;Aprilia in 125, l&rsquo;ultimo con la Yamaha nel 2020 nel GP Andalusia corso a Jerez. Una longevit&agrave; impressionante, ribadita dalle 26 stagioni consecutive disputate nel Mondiale, dal 1996 al 2021, con 432 GP (di cui 372 in classe regina) in cui ha preso il via che gli hanno fruttato 6.357 punti, di cui 5.415 tra 500 e MotoGP. Non c&rsquo;&egrave; bisogno di specificare che si tratta di valori record, cos&igrave; come lo sono i distacchi: oltre duemila punti sul primo inseguitore sia in classe regina che in tutte le categorie. Un altro aspetto che accomuna i due campionissimi &egrave; la capacit&agrave; di scansare infortuni gravi: dal suo debutto nel Mondiale, a soli 17 anni, Valentino riusc&igrave; a disputare 230 gare consecutive, marcando visita per la prima volta al GP Italia 2010 per la frattura scomposta di tibia e perone patita in prova. Ai tempi di Agostini invece, al Mondiale si arrivava in et&agrave; pi&ugrave; matura: aveva infatti gi&agrave; 21 anni quando si schier&ograve; al via del Nazioni, a Monza, nel 1963. Rappresent&ograve; l&rsquo;inizio di una carriera inimitabile, con numeri superiori a quelli di un altro bergamasco che troppo spesso viene dimenticato, nonostante abbia vinto 9 Mondiali come Rossi: parliamo di Carlo Ubbiali, peraltro ritiratosi poco prima di compiere 31 anni nel 1960.

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Agostini-Rossi, i due cannibali delle piste

Bagnaia ha un avversario in più

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