Luis Salom, la moto nel destino: a due anni in sella con rotelle e casco

Mamma Maria anche ieri ai box per Luis, che era devoto alla Vergine Santa Maria di Lluc
Luis Salom, la moto nel destino: a due anni in sella con rotelle e casco© AP
Andrea De Pauli
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BARCELLONA (SPAGNA) - Il rituale era sempre lo stesso. Pochi istanti prima della gara, si inginocchiava in contemplazione a fianco dell'adorata moto e stava lì, accucciato per qualche istante, con il viso concentrato in un pensiero, una preghiera. «La cosa più importante è riuscire a stare tranquilli», la frase più ricorrente nel corso delle interviste concesse con generosità. Ragazzo serio, il maiorchino Luis Salom, nato a Palma il 7 agosto del 1991. Meticoloso, riflessivo, disciplinato fino all'ossessione, si è ritrovato seduto su una motocicletta a un'età in cui un bambino medio non ha ancora imparato a pedalare. Circola un filmato tremolante che lo ritrae a 2 anni, su una moto equipaggiata con le tipiche rotelle che si montano sulle prime biciclette. Un enorme casco rosso a proteggergli la testa e una sorta di guinzaglio che lo cinge al busto, stretto all'estremo opposto dalla mano preoccupata di papà, Luis anche lui, che corre tentando di tenere il passo del suo piccolo campione. E il destino di chi nasce in una famiglia di appassionati. Il nonno gestisce un negozio di motociclette sull'isola e pure il cugino David farà carriera in Superbike.

SANTO GUERRIERO - Il ragazzo delle Baleari nel circus era conosciuto come il Messicano, bizzarro soprannome a quanto sembra mutuato da un purosangue di proprietà del fratello del suo procuratore. Alle sue spalle, come un inseparabile angelo custode, la presenza fissa di mamma Maria, confidente e, perché no, pure psicologa di fiducia, che a memoria non si è persa una gara del suo ragazzo e che, anche stavolta, era lì, a inseguire la corsa disperata dell'ambulanza verso l'Hospital Universitari General della vicina Sant Cugat. Momenti interminabili, in cui magari pensi a tutte le ascese condivise al Monastero di Santa Maria di Lluc, la meta prediletta. Luis era a dir poco devoto alla Vergine. Lo sanno bene tutte le persone del suo team. Uno spazio per santini e immagini sacre non mancava mai, come non mancava mai un momento per chiudersi in meditazione, anche nel corso dell'estenuante preparazione fisica che precedeva la stagione motoristica, caratterizzata da sedute più tipiche di un pugile che di un pilota. 

SOGNO SPEZZATO - L'altro oggetto della venerazione di Salom, decisamente più profano, era ovviamente la moto, a cui si legava con una particolarissima simbiosi. Tra il serio e il faceto, alla vigilia di questa nuova annata di Moto 2, alla guida della Stop&Go di Edu Perales, dopo un biennio caratterizzato da 3 podi con il team di Sito Pons, si era lasciato andare a una divertita ammissione: «Amo la mia moto almeno quanto la mia fidanzata. La settimana della gara, forse anche di più. Ma lei non è gelosa, sa come sono fatto e si è rassegnata a ricevere le 50, 60 fotografie della moto in tutti i giorni che non stiamo insieme». Particolarmente fiducioso, dopo il secondo posto nell'ouverture del Qatar, che gli aveva fatto rivivere le sensazioni delle 9 vittorie ottenute nel corso dell'esperienza in Moto3 con la KTM, con cui chiuse al 2º e al 3º posto in classifica nel 2012 e nel 2013, Luis era convinto che stesse arrivando anche per lui il momento per gareggiare davvero per il titolo, dopo una interminabile gavetta iniziata in Red Bull Rookies Cup. Un sogno che si spezza in una caldo pomeriggio barcellonese. Troppo presto. Troppo dolore.

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