Dieselgate, Mueller nuovo CEO Volkswagen. «Un disastro politico e morale»

Il presidente del Consiglio Renzi: «E’ una truffa da punire severamente»
Dieselgate, Mueller nuovo CEO Volkswagen. «Un disastro politico e morale»© AP
3 min

ROMA - Un "disastro politico e morale", un "danno enorme causato da un piccolo gruppo" di manager. Il mea culpa di Volkswagen, recitato dal presidente ad interim e sindacalista Berthold Huber, arriva mentre il gruppo di Wolfsburg ufficializza la nomina a nuovo Ceo di Matthias Mueller, incaricato di fare pulizia e rilanciare il marchio di Wolfsburg. "Abbiamo di fronte una sfida senza precedenti", ma "possiamo superare e supereremo questa crisi", promette Mueller dopo la nomina con cui succede a Martin Winterkorn, che si è preso la responsabilità oggettiva del Dieselgate. E' un manager 62enne energico e veterano del gruppo, i cui quattro anni alla guida di Porsche ne hanno fatto balzare gli utili del 62%. 

Ma l'onda dello scandalo dei test truccati sulle emissioni nocive è lunga, e né le scuse, né le teste cadute e la riorganizzazione manageriale annunciata oggi riescono a contenerla: il dipartimento di Giustizia statunitense apre formalmente un'inchiesta che si annuncia pericolosissima per la casa automobilistica tedesca, visto che Washington cita "potenziali implicazioni sulla salute pubblica e l'inquinamento". Mentre recuperano Bmw (+4%) e Fca (+3,26%), Volkswagen segna un'altra caduta in borsa, -4,32%, che porta a un pesantissimo -34% le perdite subite dall'inizio della settimana, quando il Dieselgate è esploso. 

Il valore del prestigioso marchio Vw, secondo Brand Finance, si è già ridotto di 10 miliardi di dollari: un colpo all'immagine che si ripercuoterà sulle vendite e che tocca lo standing della stessa Germania, dove Volkswagen rappresenta un'istituzione storica ed è partecipata dallo stato di Bassa Sassonia. Persino la Bce prende nota, sospendendo, secondo la Reuters, gli Abs garantiti da prestiti auto targati VW. Non è un caso il cenno al "disastro politico" dei vertici del gruppo, una piaga su cui mette il dito anche il presidente della Bundesbank Jens Weidmann che parla di un Made in Germany "compromesso". e dall'Italia il premier Matteo Renzi parla di una "truffa" da punire "severamente". 

La Svizzera si muove subito e con i fatti, sospendendo le vendite delle vetture sospette. Negli Usa gli avvocati si fregano le mani di fronte alle possibili class action, 27 Stati americani si preparano a fare causa e l'agenzia per la protezione ambientale (Epa) preannuncia una stretta antismog, mentre l'Europa, rallentata dalle tipiche divisioni, con gli enti di omologazione ancora divisi per nazionalità e standard che avrebbero tollerato le emissioni riscontrate negli Usa, cerca di fare il punto in vista del Consiglio sulla competitività di giovedì. Ammesso che lo scandalo non si allarghi (in molti denunciano trucchi diffusi fra le altre case automobilistiche), i danni che emergono a carico della sola Volkswagen in Europa si preannunciano elevati. E' Berlino a far sapere che, nella sola Germania, 2,8 milioni di veicoli sono stati manipolati per passare i test, e che oltre ai diesel a 1.6 e due litri sarebbero coinvolti anche gli 1.2, come la Polo, e alcuni furgoni leggeri. 

I sindacati, che siedono nel consiglio di sorveglianza di VW, si disperano e il capo del consiglio di fabbrica Bernd Osterloh chiede un "cambio culturale fondamentale" all'insegna della trasparenza. Ma intanto emerge che gli aspetti chiave dei test 'taroccati' condotti negli Usa erano gestiti direttamente dai manager del gruppo VW in Europa, che in caso di mancato via liber


© RIPRODUZIONE RISERVATA