Dieselgate, VW ha deciso: «Sì al richiamo-record di 11 milioni di veicoli»

Comunicazione ufficiale da Wolfsburg, nei prossimi giorni i clienti di tutto il mondo verranno informati di tempi e modalità dell’intervento sul software che taroccava le emissioni. Per gli analisti vale 6,5 miliardi di dollari, 600 a macchina
Dieselgate, VW ha deciso: «Sì al richiamo-record di 11 milioni di veicoli»© EPA
Pasquale Di Santillo
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ROMA - Il dado è tratto avrebbe detto qualcuno un po’ di anni fa: la Volkswagen ha deciso di entrare nella storia dell’automobilismo, una volta di più, avviando la più grande operazione di richiamo che si sia mai verificata nell’automotive (più dei 10 milioni richiamanti da Toyota nel 2009-2010 per problemi all’acceleratore). Undicimilioni di vetture verranno infatti riportate nelle concessionarie di partenza per sostituire il software incriminato. Una scelta doverosa, una manovra necessaria e indispensabile per recuperare un minimo di fiducia e credibilità dopo il dieselgate e lo scandalo dei motori truccati per ridurre le emissioni. Di fatto, un immenso Piano Marshall post bellico, dedicato in esclusiva alle auto. Lo ha annunciato, come riporta il sito della Reuters, in maniera ufficiale il nuovo CEO Matthias Mueller che in un incontro a porte chiuse (si fa per dire) con 1.000 top manager di tutto il gruppo ha annunciato che «un esame interno ha stabilito che è necessaria una procedura di servizio per 5 milioni di vetture a marchio Volkswagen» sugli 11 milioni coinvolti in generale. «I possessori di questi veicoli verranno informati nelle prossime settimane o mesi». Inoltre tutti i marchi del gruppo creeranno un sito web dove i clienti di ogni Paese potranno trovare tutte le informazioni necessarie sulle modalità del richiamo e sullo stato di aggiornamento dell’operazione «Tutte le vetture coinvolte nell'azione di risanamento, precisa la Volkswagen, sono tecnicamente sicure e possono circolare legalmente».

Nel dettaglio il motore diesel tipo EA 189 Euro5 commercializzato in tutto il mondo coinvolge cinque milioni diVolkswagen (tra cui Golf VI, Passat VII e Tiguan prima serie), 2,1 milioni sarebbero Audi (1,4 in Europa, 557.000 solo in Germania coinvolte dalla A1a lla Q5), 1,2 milioni sarebbero Skoda e 700 mila Seat, 1.800mila sarebbero invece parte della gamma dei veicoli commerciali leggeri. Wolfsburg ha voluto di nuovo sottolineare come «Tutte le auto del Gruppo omologate secondo la normativa Euro6 sono in regola. Abbiamo davanti - ha concluso Mueller - un cammino faticoso e un lacco di lavoro duro. Riusciremo ad uscirne solo a piccoli passi e ci saranno battute d’arresto». L’intervento tecnico verrà spiegato entro la fine di ottobre dai vertici di Volkswagen alle autorità tedesche che la scorsa settimana avevano dato tempo a Wolfsburg fino al 7 ottobre per mettersi in regola con le emissioni, pena il blocco del parco circolante e quello delle vendite delle vetture incriminate. Secondo molti analisti la somma che Volkswagen globalmente dovrà pagare per la campagna-record di richiami si aggira intorno ai 6.5 miliardi di dollari (cioè circa 600 dollari a macchina) che coincidenza è la stessa che Wolfsburg aveva accantonato all’inizio del dieselgate. Ieri intanto da BankItalia sono arrivate parole preoccupate per la vicenda Volkswagen. Luigi Federico Signorini, vicedirettore generale di Palazzo Koch ha infatti sottolineato: «All'incertezza presente sui mercati globali si è aggiunta negli ultimi giorni quella connessa con le possibili ripercussioni, difficili da quantificare, del grave scandalo Volkswagen sul settore dell'auto e sulle aspettative degli investitori e dei consumatori». In sintesi Signorini teme che il dieselgate possa avere qualche influenza sulla già difficile ripresa dell’economi a nell’Ue. Intanto il titolo Volkswagen continua a perdere in Borsa: ieri un altro -3,5% che ormai ha avvicinato un pauroso calo del 40% dall’inizio dello scandalo, un perdita che interini economici arriva già a 8,4 miliardi di dollari.


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