Entro sei anni auto elettriche più economiche di quelle tradizionali

Sarà determinante l'abbassamento dei costi delle batterie
Entro sei anni auto elettriche più economiche di quelle tradizionali
Michele Marchetti
5 min

ROMA. La notizia - la previsione a onor del vero sebbene proveniente da fonte autorevole - è di quelle che lascia ben sperare lasciando però al momento irrisolto il maggior punto interrogativo. Al massimo entro il 2027 i veicoli elettrici avranno un prezzo inferiore rispetto a quelli con motore a combustibili fossili, anche in assenza di tassazioni agevolate o di eventuali incentivi economici all'acquisto. La previsione è contenuta in un rapporto pubblicato oggi da BloombergNEF. Questo sarebbe il preludio entro il 2035 per avere nel territorio UE il totale delle vendite di autoveicoli elettrici. Perché si arrivi a questo però è necessario che i legislatori europei e nazionali introducano le giuste politiche, a partire da limiti alle emissioni di CO2 più rigorosi rispetto a quelli attuali. Nel dettaglio il primo segmento di veicoli elettrici a diventare più convenienti di quelli tradizionali sarà quello dei commerciali leggeri, già nel 2025. Seguiranno, l'anno successivo, le berline elettriche (segmenti C e D) e i SUV di tutte le dimensioni. Le ultime a raggiungere la parità, fra sei anni, saranno le auto più piccole (segmento B).

IL PERCORSO. Per arrivare però alla completa elettrificazione del reparto dei veicoli di nuova immatricolazione è necessario prevedere degli obiettivi vincolanti  intermedi al 2027, oltre a quelli già previsti nel 2025 (15 per cento di riduzioni) e 2030 (31% di riduzioni sulla base delle emissioni verificate nel 2021), per poi raggiungere il target finale che preveda lo stop alla vendita di nuovi veicoli a combustione interna nel 2035.

IL PIANO B. Ma che cosa avverrebbe se la Ue e gli Stati membri non prevedessero obiettivi più rigorosi per incentivare la transizione e lasciassero fare al mercato? Lo studio BNEF risponde anche a questo: senza forti politiche di indirizzo, le auto elettriche a batteria raggiungeranno una quota di mercato dell'85% e I furgoni solo l'83% entro il 2035. I veicoli inquinanti continuerebbero a essere venduti più a lungo del necessario e questo impedirebbe alla Ue di centrare l'obiettivo di decarbonizzazione che si è posta per il 2050.

LE POLITICHE. «Il Governo italiano deve favorire questa transizione storica, sostenendo in Europa obiettivi di riduzione di CO2 più stringenti per i costruttori e introducendo il 2035 come data di fine vendita dei motori a combustione interna. È ora di rimboccarsi le maniche, di dispiegare una rete di ricarica nazionale adeguata e di introdurre politiche fiscali mirate e coerenti» spiega Veronica Aneris, direttrice Italia T&E (l'organizzazione che promuove la sostenibilita? del settore trasporti).

IL CALENDARIO. La prossima tappa da tenere d'occhio per capire quanto la Ue sia effettivamente intenzionata a incentivare il passaggio ai veicoli elettrici sarà a giugno, quando la Commissione Europea potrebbe fissare una data di stop alle vendite di auto a combustibili fossili. Per convincere l'esecutivo comunitario a fare tale scelta, 27 importanti società europee di diversi comparti industriali (tra cui Volvo, Uber, Coca Cola Europe, Enel X, IKEA Retail, SKY) nelle scorse settimane hanno sottoscritto un appello che chiede di fissare al 2035 il phase-out (https://www.corrieredellosport.it/news/motori/2021/04/26-81140516/l_appello_alla_ue_dal_2035_in_commercio_solo_auto_elettriche_).

GLI UMORI. Peraltro, secondo un sondaggio di YouGov, il 63% dei cittadini residenti in quindici grandi centri urbani europei sarebbe favorevole a un divieto di vendita dei veicoli a motore termico dopo il 2030 (i tassi di consenso più elevati si sono registrati a Roma e Milano, rispettivamente con il 77% e 73% favorevoli alla misura).

IL LIMITE. La previsione dunque fa ben sperare, ma lascia intatti i dubbi legati alla massiccia trasformazione infrastrutturale che soprattutto nel nostro Paese è invece pressocché inesistente. Poche le colonnine di ricariche, senza meccanismi di turnazione garantiti, che rendono molto complicato l'utilizzo di un auto elettrica per chi non disponga un box o garage o chi intenda utillizarla non solo per i tragitti cittadini. Sulla rete autostradale infatti l'offerta è limitatissima - spesso per procedere con la ricarica bisogna infatti uscire e immetersi nelle Statali - con profonde differenze tra Nord e Sud del Paese. L'azione di lobbying è chiara: prima disicentivo la costruzione di auto tradizionali (sebbene il mondo diesel, benzina e quello complesso ibrido siano profondamente differenti) e a quel punto i Paesi non potranno più tirarsi indietro nel procedere a massicci investimenti infrastrutturali. Da italiani ci consentite di avere esitazioni di fiducia su questo percorso? Senza vedere colonnine di ricariche diffuse come oggi sono i distributori di carburante, chi acquisterebbe un auto elettrica magari come unica vettura di famiglia e adibita anche ai viaggi? Il prezzo è fattore importante ma non unico.


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