Yamaha TMax: quando lo scooter diventa custom

La passione per l'elaborazione meccanica e grafica del TMax è esplosa sin dalla prima versione. I risultati? Tutti da vedere
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Subito dopo l'uscita della prima versione, datata 2001, i primi a credere allo Yamaha TMax in versione "special" furono i proprietari: preparatori e designer improvvisati, andavano in giro "armati" di bombolette spray, marmitte derivate dalle moto supersportive e tanta buona volontà. Poi arrivarono le piccole officine, spinte dalla voglia dei proprietari di dare al maxi-scooter uno stile unico e inimitabile. E più "professionale". In seguito è stata la volta delle aziende di aftermarket che, spinte anche dalla deriva sportiva del modello (dagli anni Duemila è il modello più utilizzato nei trofei maxi-scooter organizzati sulle piste di tutta Italia) hanno dedicato parte dei loro cataloghi alla sua elaborazione. 

Negli ultimi anni, a mettere le mani sulle più recenti versioni del TMax sono stati addirittura alcuni tra i più famosi customizer del mondo, usualmente impegnati nella personalizzazione di moto custom, scrambler e cafe racer. All'EICMA di tre anni fa, infatti, fecero scalpore tre  TMax 530 "rivisti e rivisitati " da tre mostri sacri del genere, Roland Sands, Marcus Walz e Ludovic Lazareth. I tre non si limitarono a mettere la loro firma sulle carene ma stravolsero totalmente il concetto TMax: ne uscirono un esemplare spogliato e spartano in stile moto da dirt track, uno piuttosto racing e aggressivo nelle grafiche e addirittura uno molto vicino a forme e colori di un "caccia" aeronautico. 

Tornando agli "appassionati di tutti i giorni", dal punto di vista meccanico, la modifica più presente sul TMax è da sempre l'adozione di uno scarico racing mentre per quanto riguarda la grafica, molto utilizzati sono il logo della Yamaha (i tre diapason) in bella evidenza sulle plastiche laterali della carena e la personalizzazione della sella. Ma, come si vede bene dalla gallery fotografica, quando si parla di TMax non c'è limite alla fantasia…


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