Pietro Bagnaia: “Fiero di Pecco, figlio modello che insegue i suoi sogni”

Il padre del pilota azzurro vola in Malesia per la gara più importante: "Ho le farfalle nello stomaco, sin dal primo metro del primo test"
Pietro Bagnaia: “Fiero di Pecco, figlio modello che insegue i suoi sogni”© EPA
Gianmaria Rosati
6 min

E' arrivato oggi in Malesia Pietro Bagnaia, per seguire il figlio Pecco in quello che potrebbe essere il suo weekend più importante. Il countdown verso il fine settimana malese continua, e la tensione ovviamente sale, unitamente alla voglia di conquistare un qualcosa di troppo grande per essere nominato. Un qualcosa che porta un padre anche a pensare al passato, a quanto vissuto e conquistato sinora assieme al figlio.

Pietro come si sente? Ha le farfalle nello stomaco? Chi è il più calmo ed il più teso in famiglia?
«Le farfalle nello stomaco ci sono dal primo metro del primo test della stagione (ride ndr). Siamo una famiglia di appassionati, quindi ci siamo sempre goduti il viaggio, come ovviamente stiamo facendo ora, sapendo cosa c’è in palio. Io non ho mai avuto problemi a guardare le gare, ma domenica scorsa gli ultimi giri sono stati difficili da seguire. In famiglia chi sta sentendo di più il momento è mio figlio Filippo, che è venuto in Malesia per la prima volta. Ora ha 16 anni quindi ha fatto con piacere un viaggio così lungo, prima era meno facile».

Torniamo indietro nel tempo. Come avete vissuto il momento in cui Pecco era a -91?
«In questo sport vi sono tre componenti: il pilota, la moto e il team. A inizio anno la moto era da capire, ma la coesione tra i piloti ed il team ha reso questo processo molto veloce. Una delle cose più belle di quest’anno è stata appunto la coesione tra piloti e team, di conseguenza anche quando Pecco si è trovato a -91 nessuno ha mai smesso di crederci».

Pecco da buon torinese appare sempre pacato. A casa è più vulcanico?
“E’ così come lo vedete. Ovviamente come tutti può avere i suoi cinque minuti di arrabbiatura, ma di base è un ragazzo tranquillo e sincero. Crede molto nelle persone e nelle relazioni umane, infatti l’avere intorno le persone giuste è quello che lo rende tranquillo. Quando ringrazia delle persone nelle interviste non lo fa per circostanza, ci crede davvero».

Certamente la fidanzata Domizia è una di queste persone. Crede che la convivenza lo abbia fatto crescere? «Sicuramente, Pecco e Domizia sono molto carini insieme. Conosco Domizia da quando era bambina, quindi il fatto che ora siano una coppia è molto bello. Si aiutano tanto a vicenda».

Quando l'ha visto diventare uomo?
«Non saprei dirlo. Pecco è andato a vivere da solo a 17 anni, volendolo fortemente: quel momento certamente lo ha reso molto responsabile, tanto che non mi sono mai dovuto preoccupare su dove fosse, dato che non mi ha mai creato problemi. Ha capito molto presto quanto fosse necessario un certo tipo di vita e di preparazione per arrivare ai massimi livelli, e questo non gli è mai pesato».

Quanto è cambiato da quando ha iniziato a vincere in MotoGP?
«Credo che il cambiamento principale non sia arrivato con la vittoria, bensì nel momento in cui ha capito come guidare la Ducati: ha lavorato tanto per cambiare come pilota, crescendo. Poi ovviamente la vittoria è una conseguenza, che ti fa capire di aver sistemato tutti gli aspetti. Pecco è stato uno dei primi giovani che Ducati ha portato in MotoGP con l’idea di farlo crescere, e lui questa cosa la sente molto, dato che tende a cucirsi addosso quello in cui crede. In tutto questo ha aiutato molto anche la sintonia totale che ha con Jack (Miller ndr): è vero che sono rivali, ma è bello il modo in cui riescono a confrontarsi, senza paranoie o luoghi comuni"».

I social sembrano una sua piccola kryptonite. Che ne pensa?
«Non ne abbiamo mai parlato particolarmente, anche perché io sono fuori da quel mondo. A mio parere fa piacere agli sportivi sapere cosa pensano i fan: il problema è che vi sono alcune persone che giudicano senza sapere. Ovviamente un conto è la critica gratuita di un ragazzino, un altro quando arriva da un adulto, il che credo sia deprimente. Questa cosa un po’ ferisce Pecco, anche per il fatto di essere cresciuto in una casa dove i genitori sono sempre stati molto vicini ai figli. Vedere alcuni ex addetti ai lavori essere meschini un po’ lo ferisce, ma poi se ne dimentica rapidamente».

Chi l'ha aiutato più di tutti in questi anni?
«Il primo nome che mi viene in mente è quello di Carola (sorella di Bagnaia ndr). Poi ovviamente Vale (Rossi ndr): Pecco è cresciuto guardando le sue gare, quindi è normale. Ha avuto un ottimo rapporto con quattro team nel corso della carriera: il primo quello di Emilio Alzamora, nel quale ha militato da ragazzino capendo che le corse sono bellissime ma anche una cosa seria, poi il team Aspar, il team Sky, con il quale ha vissuto bellissimi momenti, ed infine l’attuale team Ducati. Hanno contribuito alla sua crescita in momenti decisivi, a volte anche facendo insieme delle scommesse».

Pecco potrebbe diventare il successore di Rossi e Agostini. Che effetto le fa?
«Voglio pensarla come Pecco, ossia che serve mantenere i piedi a terra e fare un passo alla volta (sorride ndr)».

Ha sempre detto "nessun sacrificio fatto per i figli è un sacrificio". Con il titolo però si sentirebbe proprio ripagato?
«Io non devo essere ripagato, sono fiero e basta. Avere come figlio uno sportivo professionista è particolare, ma a prescindere la penso proprio così: il fatto che i miei figli facciano ciò che gli piace per me è la cosa più bella».


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