Speciale Honda Africa Twin: tra le antilopi di Mandela

Da Roma a Città del Capo per provare l’atteso modello “off-road” della Casa Alata
Speciale Honda Africa Twin: tra le antilopi di Mandela
dal nostro inviato Federico Porrozzi
5 min

CITTA' DEL CAPO - Egitto, Sudan, Sud Sudan, Congo, Zambia, Zimbabwe e Botswana. Sono questi i sette Paesi africani attraversati per finire in “capo al mondo”: Città del Capo, appunto. Sudafrica, ovvero il teatro della presentazione mondiale di una delle moto più attese degli ultimi quindici anni: la “nuova” Honda Africa Twin. La regina del continente nero.

ALLA FINE DEL MONDO - A Cape Town siamo arrivati dopo 8.408 km di volo da Istanbul, dove abbiamo fatto scalo partendo da Roma. Non è difficile scovarla dall’oblò dell’aereo, perché dopo 11 ore di sabbia, terra e oasi verdi, è proprio lì. Dove ti aspetti di trovarla. Dove finisce la terra e dove la Table Mountain (la “Montagna della tavola” che sovrasta la città) saluta l’oceano.  “This is Mother City” recita un cartello agli arrivi del Cape Town International Airport. Giusto per ricordare a tutti che questa è la città madre del Sudafrica. La più antica. 

NEL NOME DI MANDELA - Sulla N1 che dall’aeroporto ci porta a est, nell’entroterra della Provincia del Capo Occidentale, c’è poco della natura attesa fin dalla partenza. Mentre si vede bene ciò che Nelson Mandela ha combattuto per decenni: le township, come qui si chiamano le baraccopoli, si estendono all’infinito nella periferia di Città del Capo. Segno che “Madiba” ha indicato la strada ma che nei prossimi decenni, tante cose nel ricordo del suo nome sono ancora da fare. 

PICK-UP E CBR - Più ci si allontana dalla metropoli e più le lamiere fanno posto a più comodi prefabbricati: le case della classe di “mezzo”, color avana, massimo due piani e tetto spiovente. In lontananza, fabbriche tessili e di abbigliamento: insieme al turismo, quello industriale è il settore più importante del Paese.Verso Paarl, incrociamo decine di pick-up (è la quattro ruote più utilizzata, su queste larghe highways) e moto supersportive di qualche anno fa. A maggioranza Honda, ovviamente. Giusto per ricordarci, neanche fossero comparse, perché siamo qui e che moto proveremo domani. 

L’OVALE E’ LEGGENDA - Prima di entrare a Paarl, 108.000 abitanti e altrettante macchie violacee di alberi di Jacaranda, ad accoglierci c’è una distesa di prati verdi, tagliati all’inglese. Al posto delle porte da calcio, linee di meta e pali orizzontali. Il rugby, manco a dirlo, è sport nazionale e i 15 giocatori (soprannominati “springboks”, antilopi) che compongono la nazionale sono venerati come i nostri Totti o Del Piero. Nel 1995, giocando in casa e davanti a Nelson Mandela da poco insediatosi presidente, vinsero una Coppa del Mondo memorabile contro gli All Blacks neozelandesi. Quell’impresa ispirò il libro “Ama il tuo nemico”, da cui fu tratto Invictus di Clint Eastwood.

ACINI D’AFRICA - Lasciati il rugby e le leggende sportive, arriviamo alle Hawequas Mountain: terra rossa, rocce a spigoli e cime simili alle Calanques tipiche della Corsica. Il paesaggio è aspro, lascia senza fiato e da un momento all’altro ti aspetti che faccia capolino uno springbok (vero) ma dopo un lungo tunnel il panorama cambia ancora. Infinite distese di vigneti sono adagiate su valli ampie e dolci: è da 350 anni che si produce vino, in Sudafrica. Da quando Van Riebeeck portò dall’Europa fino al Capo di Buona Speranza alcune barbatelle di vite utili (a suo dire) contro lo scorbuto dei marinai della Compagnia delle Indie. Chenin Blanc, Cabernet e Syrah i vitigni che vanno per la maggiore. Accanto alle macchie verdeggianti, di nuovo le baraccopoli di lamiera. Perché per produrre 10 milioni di ettolitri all’anno, servono migliaia di braccia forti.

VI ASPETTAVAMO - Si prosegue. Passata Worcester (città di dighe e di ex-frontiere) e le più tondeggianti Matroosberg Mountain, le distese si fanno più brulle e aride. Stavolta uno springbok lo vediamo davvero. Rapisce gli sguardi. Quando si nasconde nella macchia, torniamo lucidi e scorgiamo, dal lato opposto, dieci Honda Africa Twin pronte per essere guidate. Dopo due ore di viaggio, possiamo dire di essere arrivati a destinazione. Domani ci aspettano 270 km di test su queste strade splendide e in mezzo ad una natura che non ha eguali. Stanotte l’adrenalina terrà lontano il sonno. Che gli springboks siano con noi.

 


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