24 Ore di Le Mans, la maledizione della Toyota

Il dramma (sportivo) va in onda via radio e video quando mancano 2'e 38" allo scadere delle infinte 24 Ore, cioè meno di un giro al traguardo.
24 Ore di Le Mans, la maledizione della Toyota
Pasquale Di Santillo
4 min
LE MANS (FRANCIA) - La maledizione di Le Mans si abbatte di nuovo sulla Toyota, cancella il sogno della prima volta della regina ibrida, per ora, solo sul mercato delle auto di tutti i giorni e regala a Porsche il più insperato (e immeritato) dei trionfi, il diciottesimo della serie, per un record ancora più lontano per i rivali.
   
FINALE CHOC. Il dramma (sportivo) va in onda via radio e video quando mancano 2'e 38" allo scadere delle infinte 24 Ore di questa Le Mans indimenticabile, cioè meno di un giro al traguardo. La Toyota TS050 guidata da Kazumi Nakajima, dominatrice assoluta della corsa, rallenta vistosamente e si ferma sul rettilineo, proprio davanti ai box. Circa due minuti prima aveva chiamato i box, il driver nipponico, forse aveva intuito qualcosa o percepito una sensibile riduzione della performance. Dai box gli avevano risposto “Vai tranquillo” per due volte. Appunto. Anche Brad Pitt al suo posto per sventolare la bandiera a scacchi sul traguardo capisce che sta succedendo qualcosa che verrà ricordato per sempre e spalanca la bocca stupito.
    
MIRACOLO. In casa Porsche realizzano con una frazione di millesimo di ritardo che il più inatteso dei miracoli è arrivato dal cielo, sotto forma di sfortuna altrui. Dumas e Lieb i piloti a riposo si tuffano, caschi compresi, per terra e si abbracciano, mentre tutti gli altri uomini Porsche si portano le mani sulla testa. Jani, il pilota alla guida, apre lo sportello della sua Porsche 919 Hybrid e fa lo stesso, non ci credeva più nessuno mentre spuntano anche le magliette celebrative del 18° successo, probabilmente già messe da parte..... Neel Jani è incredulo sul podio. «Incredibile, abbiamo spinto giro dopo giro, non ho parole per descrivere questa emozione. Alla fine volevo fare il giro pi veloce, poi ho visto la Toyota ferma e ho dovuto chiedere ai box se fosse vero».
   
LACRIME AMARE. A pochi metri di distanza, il rovescio della medaglia. Il dramma (sportivo) lascia attoniti i box Toyota e cominciano a scendere lacrime di amarezza e rabbia. Davidson e Conway, anche loro piloti ai box, guardano fissi nel vuoto, il muretto Toyota sembra quello del pianto ma perdere così stenderebbe chiunque. Figuriamoci chi insegue la vittoria a Le Mans da 31 anni senza riuscirci e la vede svanire nella maniera più crudele e ingiusta. Figuriamoci chi deve contare altri tre secondi posti, oltre quello di ieri (oltre un terzo)  e fare i conti con questa autentica maledizione che già nel 2014 vide sfumare un trionfo sicuro, quella volta alla 14ª ora con lo stesso Nakajima e la sua TS040 bloccata per un banale guasto elettrico quando aveva già fatto il vuoto girando 2" più veloce degli altri, per non parlare dell’incidente di Davidson nel 2012 e dell’altro che frenò la rincorsa verso la vttoria della seconda Toyota.
   
MORALE. Alla fine, la Toyota TS050 n. 5 ferma ad un passo dal sogno, ha concluso il suo viaggio a Le Mans fuori dal podio, al settimo posto. Podio dove invece sono salite l’altra Toyota n. 6 (Sarrazin-Conway-Kobayashi) e anche l’Audi R18 (Di Grassi-Duval-Jarvis) finita però lontanissima, a 12 giri, mentre l’altra ha chiuso quarta (a 17 giri). Mentra l’altra Porsche è finita quinta. Verdetti pesanti soprattutto per Audi che non è mai riuscita ad essere in lotta per il successo (la n.7 ha dovuto cambiare un turbo dopo un’ora e mezza) e sono state frenata da veri problemi, senza mai dare sensazione di velocità piena. Il che potrebbe in pratica tradursi nella fine dell’era diesel, nelle corse di durata. Mentre il coraggio di tattica, gara e soluzioni tecnolgoiche di Toyota, anche se ora sepolto dalla delusione, prima o poi, verrà premiato. Per Porsche, ha già pensato tutto il Miracolo.

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