Seat Leon ST Cup, la gara di Misano nel Campionato TCS

Il Corriere dello Sport ha partecipato alla tappa romagnola del Campionato ACI Sport dedicato alle derivate di serie
Seat Leon ST Cup, la gara di Misano nel Campionato TCS
Alessandro Vai
5 min

MISANO - «Sacrifica l’entrata per essere più veloce in uscita». Lo ripeto come un mantra nella mia testa, mentre cerco di visualizzare le curve più lente del Misano World Circuit Marco Simoncelli e allo stesso tempo di percorrerle nella mia mente seguendo il consiglio dell’ingegnere di pista. Lui sulla Seat Leon ST Cup non c’è mai salito e non ha mai messo le ruote su questi cordoli, ma padroneggia perfettamente uno strumento magico chiamato telemetria. Per chi non è avvezzo al motorsport, basti sapere che si tratta di un software in grado di scomporre e analizzare il comportamento di auto e pilota lungo ogni metro del tracciato. E la mia condotta ha bisogno di diverse modifiche. Ma andiamo con ordine.

TCS - Nel weekend della Festa della Repubblica sono arrivato in Romagna per partecipare a una gara del Campionato Turismo TCS, su un’auto che Seat Italia mette a disposizione dei giornalisti più corsaioli, quelli che se la sentono di raccontare che cosa vuol dire fare il pilota, mettendosi dall’altro lato del televisore. Benché questa Leon mantenga i 300 CV del modello di serie, le gomme slick, il differenziale autobloccante, i freni e l’assetto racing la rendono un’auto completamente diversa da guidare. Inoltre non bisogna farsi trarre in inganno dall’estetica di serie e dall’aspetto poco pistaiolo: si tratta di una vera vettura da corsa.

ESPERIENZA - Sebbene dia tanta confidenza può anche tradire senza troppo preavviso, come hanno scoperto un concorrente che ne ha cappottata una e un altro che l’ha distrutta sulle barriere. Proprio per questo mi sono avvicinato a questo weekend con tutta la cautela e la reverenza del caso, cercando di capire il più possibile e facendo le cose per gradi. L’obiettivo, sin dal venerdì, è stato quello di accumulare esperienza, considerando avrei avuto a disposizione solo una delle due sessioni di prove libere e di qualifica, visto che l’altra l’avrebbe usata il collega con cui condividevo la macchina.

CIRCUITO - Insomma, mi sarei presentato in gara con meno di 20 giri alle spalle, conoscendo a malapena il circuito e avendo guidato l’auto solo per qualche giro un paio di mesi prima. Così, nelle prime libere il mio distacco dal primo sfiora i 2,8 secondi e nelle qualifiche scende a 2,6 secondi, un distacco che corrisponde alla dodicesima posizione in griglia. Ma in gara sarà tutta un’altra cosa e conterà anche mantenere la concentrazione, visto che il format da 38 minuti più un giro e uno dei più impegnativi. In più c’è anche l’incognita della sosta (obbligatoria) per il cambio pilota (facoltativo), dove bisogna spegnere la macchina per 45 secondi ed è facile incartarsi.

PREPARAZIONE - Gara 2 scatta domenica alle 18:10 e alle 17 inizia la preparazione. Con i quasi 30 gradi che picchiano su Misano mi ricordo la storia dei piloti di Formula 1 che ogni gara perdono 3 chili per disidratazione. Provo a non pensare al caldo e rimango concentrato. La partenza lanciata è una fase delicata, dove è importante non toccarsi, non andare fuori pista e mantenere l’auto integra. La missione riesce e bastano un paio di giri per vedere finire fuori gioco i piloti più irruenti. Uno dei due causa l’ingresso della safety car. A circa metà gara rientro ai box per la sosta obbligatoria. Mi dicono che vado bene e cerco di rimanere concentrato, anche perché uscendo dalla pit lane mi trovo esattamente attaccato ad altre due auto.

GARA - Inizia una piccola bagarre e sperimento sulla mia pelle le botte di adrenalina che la pista è in grado di regalare. Ma dopo un paio di giri di lotta le posizioni si cristallizzano e dal muretto mi comunicano che sono settimo. Manca circa un quarto di gara e ora più che mai è importante non fare errori. Le gomme iniziano a consumarsi ma la Leon scivola poco e soprattutto resta sincera. Ti dice tutto quello che fa, un po’ come i commissari di gara che invece fanno quello che dicono e così a fine gara mi ritrovo 5 secondi di penalizzazione per aver tagliato troppo i cordoli. Addio settimo posto e retrocessione d’ufficio all’ undicesimo. Ma va bene lo stesso, perché ho fatto del mio meglio portando anche la macchina in fondo e il mio miglior tempo è sceso a solo 1,7 secondi da quello del primo. Tutto bene, dunque, l’unico guaio è che si rischia di prenderci gusto.


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