Scandalo Volkswagen, truccava i diesel Usa. Sarà rivoluzione

La Casa di Wolfsburg nella bufera, il titolo crolla in Borsa, bruciati 13 miliardi di €. Stop a diesel VW e Audi in America. Washington apre indagine penale?
Scandalo Volkswagen, truccava i diesel Usa. Sarà rivoluzione
Pasquale Di Santillo
7 min

Si chiama “defeat device”, è un software capace di modificare i parametri di una centralina collegandosi con il motore e riducendo al minimo le emissioni di CO2 per “aggirare” i controlli. Ed è proprio questa “defeat”, questa sconfitta l’autentica bomba esplosa venerdì scorso nel cuore del Gruppo Volkswagen e che può costare ben più della mega multa di 18 miliardi di dollari che si prospetta. In gioco, c’è la stessa credibilità della Casa di Wolfsburg che dovrà mettere per il momento da parte i sogni di gloria, di diventare il primo costruttore al mondo proprio conquistando quella parte di mercato da sempre abbastanza freddina con VW, l’America, che invece ha svelato il clamoroso trucco. Anzi probabilmente quelle 482.000 vetture (cinque modelli: Jetta, Beetle, Audi A3, Golf e Passat) prodotte e vendute tra il 2009 e il 2015, e passate al setaccio dall’Epa, la potenze agenzia per l’ambiente a Stelle e strisce, tramite l’Università della West Virginia, rischiano di diventare la pietra tombale sullo sviluppo futuro del Gruppo negli States. L’agenzia Bloomberg, parla addirittura di una possibile indagine penale per violazione delle leggi anti smog aperta dal Governo di Washington. E Volkswagen intanto ha bloccato la commercializzazione dei modelli VW e Audi negli Usa.

AMMISSIONE. Ricapitoliamo i tempi: venerdì alla filiale Usa di Volkswagen arriva il dossier dell’Epa, a Salone di Francoforte appena aperto al pubblico. La mail viene subito girata ai vertici VW che studiammo analizzano la cosa e in poche ore decidono di parlare. E’ di domenica infatti l’implicita ammissione dei vertici del management tedesco, che per bocca del CEO, Martin Winterkorn dichiara: «le autorità americane hanno accertato delle manipolazioni da parte della Volkswagen nei test sulle auto con motori diesel», concetti confermati poi da un portavoce: «Lo abbiamo ammesso davanti alle autorità, collaboriamo attivamente». L’effetto di queste parole è stato immediato, una serie di gigantesche esplosioni a catena, capaci di attraversare l’Oceano, tornare indietro e lasciare ancora accese numerose micce.

CRAC BORSA. Intanto la Borsa, ieri nel giro di poche ore, il titolo Volkswagen ha perso oltre il 17,2% (con picchi del 23%, da 162 a 133,7€ con picchi a 126€), bruciati oltre 12,9 miliardi di euro (poco meno della teorica multa…) di capitalizzazione.Dai 76,24 miliardi di venerdì la capitalizzazione di Borsa è scesa a 63,33 miliardi di euro. Per farsi un’idea della dimensione del valore andato in fumo, siamo vicini all’intera FCA! Un botta dura da assorbire anche per un gigante come VW che fattura 200 miliardi di euro e dà lavoro a 600.000 dipendenti in tutto il mondo. E ovviamente non è finita qui. Il Governo tedesco di buon mattino, per bocca del vice cancelliere nonché Ministro dell’Economia Sigmar Gabriel ha ammesso: «E’ un brutto incidente e una brutta storia, credo sia evidente. Siamo davanti ad un clamoroso inganno ai danni dei consumatori. Siamo preoccupati che ne soffra la reputazione dell’industria dell’auto tedesca e in particolare quella di Volkswagen».

LE SCUSE. La risposta di Winterkorn è stata immediata annunciando l’avvio di un’inchiesta indipendente per chiarire la dinamica dei fatti: «Mi scuso personalmente e in tutti i modi - ha aggiunto il CEO - per aver perso la fiducia dei nostri clienti e del pubblico. Quanto accaduto ha per tutti noi del direttivo e per me personalmente la massima priorità. Una cosa però deve essere chiara. La Volkswagen non tollera alcuna violazione delle regole e delle leggi e quindi farà tutto il possibile per recuperare la fiducia persa. Lavoriamo con le autorità in modo completo per chiarire tutta la vicenda in modo rapido e trasparente».

GLI SVILUPPI. Ma le parole, in questo momento, servono davvero a poco. Piuttosto ci sarà da sgombrare il campo da sospetti ancora più gravi e pesanti. Ed è lo stesso Governo tedesco rappresentato dal Ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt ad annunciare alla Bild test approfonditi su tutti i modelli diesel della casa: «Ho chiesto all'Ufficio federale dell'automobile di far condurre immediatamente dei test specifici e approfonditi sui modelli diesel di Volkswagen da esperti indipendenti». E non è escluso che l’indagine venga estesa anche a tutti gli altri Costruttori di auto tedeschi. Perché come sottolinea Andreas Kubler, portavoce del Ministero dell’Ambiente: «Ci aspettiamo informazioni affidabili affinchè la Kba (la motorizzazione tedesca ndr) possa verificare se manipolazioni comparabili abbiano avuto luogo anche in Germania o in Europa». Del resto se l’anno scorso sono state vendute 10 milioni di auto diesel, 7,5 milioni sono state acquistate da clienti europei.

RITIRO. L’America è davvero sconvolta da questo scandalo. Per la frode e per quello che un Paese pronto a lanciare class action per questioni molto meno pesanti, considera un autentico attentato alla salute pubblica. Stamane, non a caso, la stessa Epa ha imposto alla Volkswagen, prima del blocco della commercializzazione deciso dai tedeschi, il ritiro dal mercato di quasi 500.000 vetture. «Usare un impianto di manipolazione nelle macchine è una minaccia alla salute pubblica» ha spiegato Cynthia Giles funzionaria dell’Epa.

COME FUNZIONAVA. L’omologazione di consumi ed emissioni delle varie vetture dei singoli costruttori passa attraverso test di laboratorio. Nel caso delle vetture incriminate, i tecnici hanno scoperto questi “defeat device”, un software appunto capace tramite complessi algoritmi - made in Volkswagen - che leggevano il motore attraverso la centralina, di limitare al minimo le emissioni di ossido di azoto nel momento esatto in cui la vettura veniva sottoposta al controllo. Poi, una volta tornata su strada, consumi ed emissioni riprendevano secondo i livelli standard della vettura controllata, emettendo dalle 10 alle 40 volte in più dei limiti consentiti dalla legge.

EFFETTI. Intanto l’immagine, per un’azienda che dal punto di vista di marketing reclamizzava i suoi diesel con il claim “Clean Diesel”, diesel puliti, sarà dura ripartire negli States dove il gasolio non è il carburante più utilizzato, anzi. Poi il mercato: se i vertici e le indagini di Volkswagen non riusciranno a spiegare bene all’Epa il perché di questa discrasia di valori, rischia di perdere il diritto alla certificazione ambientale, quindi avrebbe di fatto un piede fuori dal mercato americano. Infine le persone: Winterkorn rischia il ruolo appena conquistato di CEO dopo la lunga battaglia con Ferdinand Piech - a proposito cosa ne pensa di questo scandalo il principale l’azionista VW? -. Se Winterkorn sapeva, è una responsabilità diretta e non si discute nemmeno: dimissioni inevitabili. Se non sapeva, è quasi peggio, perché significherebbe che il numero uno del Board VW con responsabilità diretta su ricerca e sviluppo, quindi su tutta la progettualità del Gruppo non aveva sotto controllo effettivo sui progetti. E ad appena una settimana di distanza suonano davvero stonate le sue parole alla Volkswagen Night, alla vigilia delle giornate stampa del Salone di Francoforte, quando lunedì scorso annunciò: «Rivoluzioniamo la Volkswagen, arriveranno 20 modelli elettici o ibridi plug-in entro il 2020». Allo stato attuale delle cose, lo scandalo probabilmente accelererà un’altra rivoluzione...


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