Ford, Chianese: “Il blocco ai Diesel Euro6 contro città e lavoratori”

L’ad di Carpoint, concessionario ufficiale Ford di Roma, analizza il momento del mercato auto e del nuovo ruolo dei concessionari: “Decisioni così impattanti meriterebbero valutazioni scientifiche approfondite e un calcolo delle conseguenze”
Ford, Chianese: “Il blocco ai Diesel Euro6 contro città e lavoratori”
Pasquale Di Santillo
7 min

Che vita complicata è quella dei concessionari di auto 2.0? Negli ultimi tempi, davvero un inferno. Fanno una fatica immonda a orientarsi in un mercato ormai sempre più complicato. Da una parte i vincoli alle emissioni dell’Unione Europea, con la demonizzazione dei Diesel, dall’altra i sindaci, come quello di Roma, che decidono spesso in direzione esattamente opposta. Il tutto, mentre il mondo sta cambiando alla velocità della luce sotto i loro piedi, con la transizione energetica in atto. Il loro obbligo, quello però, non è cambiato: devono vendere, sempre e comunque, qualsiasi sia la regola, il meteo, l’alimentazione (benzina, Diesel, elettrico, ibrido, metano o gas, altro?), altrimenti a fine mese rischiano di andare a casa.

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Domenico Chianese non è un concessionario qualsiasi, è l’amministratore delegato di Carpoint, marchio storico, legato a Ford e all’usato multimarca della capitale automobilistica. E ora lo è ancora di più, dopo che il gruppo ha da poco preso anche VW: con i saloni da gestire cresciuti da 10 a 13 e che presto diventeranno 14. Roba da 300 tra dipendenti e collaboratori e un fatturato da 270 milioni come quello del 2019.

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Chianese, come si è trasformato il vostro lavoro?

Viviamo un momento delicato e allo stesso tempo ricco di stimoli. Prima, di sicuro, era tutto più facile: c’era una macchina, il suo listino e il venditore che si occupava solo di fare lo sconto e portare il cliente a chiudere il contratto. Oggi, l’attività è molto più complessa e si divide in tre fasi. La prima è l’analisi del prodotto che ti arriva dalle Case, oppure se parliamo di usato, quello che proviene dalle permute dei clienti o anche delle aziende di noleggio da cui acquistiamo. Poi si passa al training del venditore che proprio per la complessità dei prodotti di oggi e di conseguenza dell’approccio al lavoro, deve avere una preparazione specifica per passare al terzo step. E cioè presentare al cliente l’ormai vastissima offerta di cui si dispone, per tipologia, alimentazione e ovviamente costo. Deve conoscere bene quello che ha per le mani per rappresentare al meglio possibile le opportunità e anche i vincoli esistenti, i finanziamenti, su questo o quel modello. Il cliente, con le difficoltà odierne, deve essere messo a conoscenza di tutte le varie soluzioni di motorizzazioni che possiamo prospettargli. Perché ogni vettura e ogni tecnologia, anche quella termica tradizionale di ultima generazione, la Euro 6 per intenderci, ha la sua dignità tecnologica, una sua ragion d’essere e noi dobbiamo essere bravi a mettere a disposizione le nostre conoscenze ai clienti perché possano fare una scelta consapevole e corretta nei confronti delle sue esigenze. Bisogna ammetterlo: negli ultimi 10 anni i venditori si sono trasformati in consulenti di mobilità/tecnologie e di soluzioni finanziarie”.

Parliamo di incentivi: cosa ne pensa dell’attuale bagarre sul sostegno statale, tra chi vorrebbe privilegiare elettrico e ibrido plug-in a dispetto dell’ibrido?

Personalmente ho una visione diversa, forse perché vendiamo anche un usato molto giovane di tutte le marche. Penso solo che il concetto di sostenibilità vada esteso. Se in Italia abbiamo 37-38 milioni di vetture in strada su 55 milioni di abitanti – il rapporto auto-abitante più alto d’Europa – con un buon 40%, cioè 12-14 milioni di vetture iperinquinanti (da Euro 4 a Euro 0) qualche motivo ci sarà. Le persone che non cambiano macchina non lo fanno apposta, ma solo perché non se lo possono permettere. Ecco, allora se l’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di CO2 bisogna muoversi di conseguenza e agevolare il ricambio del parco di queste auto vecchie e dalle emissioni altissime anche con degli usati giovani molto meno inquinanti. Nessuno può sapere con certezza cosa succederà tra 5-10 anni, va bene portare avanti politiche intelligenti e agevolare chi vuole fare scelte tipo elettriche o ibride, rendendole acquistabili per la massa, ma non dobbiamo penalizzare i cittadini che sono andati a comprare i Diesel di ultima generazione che come ormai tutti sanno emettono meno CO2 dei benzina. E certe decisioni, certi blocchi, come quello che abbiamo avuto qui a Roma, proprio sui Diesel Euro 6, sono un controsenso e rischiano di creare problemi importanti alle aziende e a tutti gli operatori del settore”.

Se potesse discutere per qualche ora con la Sindaca Raggi, cosa si sentirebbe di dirle?

Intanto, che se l’Europa punta a una politica di riduzione delle emissioni di CO2, perché lei insiste a calcolare i valori inquinanti della città solo ed esclusivamente sulla base del PM10, il particolato e degli NoX, gli ossidi di azoto? Non dico sia sbagliato, per carità, dico che ci vorrebbe un’entità superiore che uniformasse le normative sul tema per tutti i Paesi e le città, al netto di specifiche esigenze. Anche perché sappiamo bene quanto dipendono dal traffico automobilistico quei valori di cui sopra, tra riscaldamento, allevamenti intensivi e industrie. E poi le vorrei dire che nel suo ruolo, prima di prendere decisioni di quella importanza, così impattanti per la città e i suoi abitanti, avrebbe il dovere di farsi un’idea completa della situazione, di parlare con chi questo problema lo affronta tutti i giorni. Perché aggiungere ai cittadini la beffa oltre al danno non ha veramente senso. Se poi qui andiamo in crisi a chi lo raccontiamo che è stata bloccata la tecnologia di massa più pulita sul commercio (cioè il Diesel Euro 6)? Detto questo, continueremo ad andare avanti nella speranza di essere compresi dalle istituzioni, provando a fare il nostro lavoro, cioè offrire ai clienti soluzioni di mobilità a 360°”.

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