Lo sciopero generale di domani, venerdì 20 maggio, è stato confermato e riguarderà tutta l’Italia, con Roma in prima linea. Quello che sorprende però è la motivazione alla base della protesta intitolata "Se non ora quando: contro una politica e un’economia di guerra che taglia salari e diritti”. Sembra, quindi, che una delle ragioni per cui avviene la manifestazione è la disapprovazione sull’invio, da parte dell’Italia, delle armi all’Ucraina.
Sciopero contro il militarismo
La prima motivazione, quindi, che ha spinto lo sciopero è certamente clamorosa. Lo sciopero mette “sul piatto” una causa che, se da una parte può sembrare valida, dall’altra, in un momento del genere, toglie supporto a chi è in prima linea in Ucraina. Nei cortei che riempiranno la Capitale come altre città, si protesterà contro il militarismo del governo italiano che invia armi al popolo ucraino in guerra e che quindi ha come conseguenza una serie di costi che si riversano sui cittadini italiani e suoi lavoratori. L’intenzione è quindi quella di lanciare un messaggio, il solito “cessate il fuoco” e con il ritiro di tutti gli eserciti in campo contro questo conflitto che dura da mesi. A sostegno di questa motivazione c’è anche una spiegazione: mandare armi in Ucraina, investendo miliardi, favorisce la crescita di quella che è oramai una totale carneficina.
Sono anche altre le ragioni dello sciopero, quali il congelamento dei prezzi di beni e servizi primari, lo sblocco dei contratti e aumenti salariali, le politiche di privatizzazione. Ma nonostante ciò sembra proprio che quella dell’Ucraina rimanga la principale.
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