Disegnare le elettriche

Al Mauto di Torino, un incontro con i grandi designer dell’automobile per capire come cambiano i paradigmi estetici
Disegnare le elettriche
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Che la strada verso l’elettrico puro, il BEV a lunga durata e zero emissioni, sia tortuosa, non è soltanto una certezza sottolineata dai numeri di mercato, in Italia come in altri Paesi d’Europa. Al di là delle soluzioni tecnologiche, di ansie da ricarica e infrastrutture più utili e compatibili con differenze urbanistiche e conformazioni geografiche, persino l’estetica delle auto elettriche fa discutere gli interpreti del settore. E pone alla ribalta alcune sfide, una volta tra disegnatori e ingegneri, oggi allargate al marketing: è uno degli aspetti emersi dall’incontro sul tema “Disegnare l’Elettrico” al Museo dell’Auto di Torino, con ospiti di prestigio tra stilisti dell’auto, esperti e operatori. Un “Talk Show” nell’ambito di “DRIVE DIFFERENT - Dall’Austerity alla mobilità del futuro”, tra certezze e mobilità futura. Una riflessione sulla mobilità partendo dall’analisi delle criticità e delle sfide tecnologiche e comportamentali doverose per salvaguardarle l’ambiente.

Gli ospiti

La bellezza dell’auto è tra i temi più affascinanti, legato a scelte responsabili, necessarie per l’innegabile costo del prodotto elettrico: come conciliare l’arte del disegno e della bellezza che ha trasformato molte auto in capolavori e la necessità di contenere i costi trovando soluzioni legate a ciclo produttivo e materiali più “responsabili”? Le risposte sono state affidate a Roberto Giolito, designer e capo di Heritage Stellantis; Leonardo Fioravanti, designer che ha firmato progetti importanti; Fabrizio Giugiaro, designer e fondatore di GFG Style (col padre Giorgetto); Ludovico Campana e Sergio Pininfarina, fondatori di TUC Technology; ma anche il designer Davide Damiani, responsabile di PR & Sales Promotion Repower, fino a Antonio Ghini, oltre 22 anni in Ferrari.

Vetture "inscatolate"

Emergono unità di intenti, ma anche contraddizioni, fin dalla visione degli stessi stilisti. Come si pone un designer di fronte a un’auto elettrica che - ricorda e sottolinea Fioravanti - viene svuotata di numerosi componenti rispetto a un veicolo a propulsione endotermica (tralasciando gli effetti su occupazione e aziende dell’indotto)? L’elettrico richiama uno schema più “inquadrato”? «Essere diversa dal passato dipende dall’anatomia… - racconta Roberto Giolito, il papà della Multipla, un precursore con progetti elettrici come Downtown (1993) ed EcoBasic (2000) - perché le auto nascono per diventare “animabili” e utilizzabili secondo le necessità. Un tempo c’era il brand unico, la FIAT, oggi c’è Stellantis che ha 14 Marchi e distribuisce secondo economie di scala… La tendenza oggi pare “inscatolare” le vetture, in realtà è figlia di necessità: servono essenzialità e semplicità, utilità e sicurezza».

Interpretazioni diverse

Suona come un richiamo su concetti base per non cadere nel consumismo. L’evoluzione nel futuro più vicino deve prendere in considerazione peso, dimensioni, costi, struttura. Ma lo stile, secondo Fabrizio Giugiaro, dipenderà soprattutto dall’architettura: «Prendiamo due vetture iniziali, Tesla e BMW i3, due modi diversi di interpretare il design elettrico. Una all’americana nelle dimensioni, la tedesca pensata per andare incontro ai problemi dei centri urbani europei. Già questo cambia lo stile, poi c’è l’architettura, col pianale, le batterie, i motori e le ruote. Ha ancora senso disegnare auto con muso lungo e coda bassa quando introdurranno limiti di velocità severi?”». Giugiaro, estimatore del fascino prevalente delle supercar sportive, solleva un rimpianto: «Stiamo lavorando su nuove tecnologie ma con idee vecchie, purtroppo dobbiamo vestire le auto con quello che i clienti ci richiedono e ci hanno dato… Oggi lavoriamo con la tecnologia attuale su auto che usciranno tra 4-5 anni…». Insomma, servono idee produttive nuove sull’elettrico che per un “antico Maestro” designer e ingegnere come Leonardo Fioravanti (24 anni con Pininfarina… dettando le linee di molte Ferrari) è la «più affascinante e urgente soluzione». Vedremo auto dallo stile spaziale come erano rappresentate nei cartoni animati del secolo scorso? La condizione parte dalla tecnologia, secondo Ludovico Campana di TUC Technology: «Lo stile è rappresentato dal livello di complessità sempre più alto, poi quando esce l’auto si può finire e mettere dentro e fuori quel che si vuole»


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