Domenicali: «Ducati, ora mi accontento del podio»

Domenicali: «Ducati, ora mi accontento del podio»© Getty Images
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dall'inviato Pasquale Di Santillo 

 

Il cuore Ducati batte forte. Anche se nelle vene scorre sangue Audi. Più che un additivo, una miscela che garantisce solidità ai sogni in Rosso tornati ad allietare le notti dei ducatisti sparsi in tutto il mondo, grazie a quei tempi a sorpresa nella prima uscita della nuova GP15 negli ultimi test di Sepang. L’unione italotedesca è il simbolo della giornata DESI celebrata tra Sant’Agata Bolognese, sede Lamborghini e Borgo Panigale, casa Ducati, due province dell’impero Volkswagen, lasciate completamente autonome nella loro gestione, al punto da concertare un progetto comune di Educazione Duale che seguendo un modello tedesco adattato alla realtà italiana, porterà 48 ragazzi italiani a fare esperienza nelle due aziende, tra studio e lavoro in fabbrica. Il tutto grazie al fondo dei lavoratori Volkswagen che ha investito due milioni di euro (oltre al milione a testa di Ducati e Lamborghini).

 

Ma il cuore Ducati batte forte soprattutto per il conto alla rovescia del debutto mondiale. La ritrovata competitività genera entusiasmo e tensione in un ambiente rimasto al primo storico trionfo iridato di Stoner, ormai datato 2007: l’aspettativa si avverte nell’aria nello storico stabilimento.

Claudio Domenicali non è solo l’Amministratore Delegato di questa azienda di passione partecipata, è il primo tifoso. Lui c’era nel 1999 quando avviò insieme a Filippo Preziosi l’avventura di Ducati Corse con 43 ingegneri, e c’è adesso che di ingegneri ne ha 113 con la garanzia Audi alle spalle.

Allora Domenicali, la sua Ducati ha sorpreso e tutti hanno aspettative importanti. Anche lei?

«Diciamo che chi ben comincia è a metà dell’opera. Tutto vero, ma sappiamo anche di essere solo a metà di un percorso molto complesso tecnologicamente anche per la grande competitività in pista, tanti piloti fortissimi, tutti a contendersi il podio. Ecco, per me resta quello il nostro obiettivo di questa stagione: il podio. Il resto verrà più avanti».

A dire la verità, Dall’Igna è andato anche oltre parlando di Mondiale...
«Quella di Gigi è stata una dichiarazione sfidante, impegnativa. Certo, possiamo essere soddisfatti di quello che abbiamo fatto durante l’inverno in particolare con gli ultimi test della Gp15. Abbiamo dimostrato che alcune intuizioni tecniche stanno andando nella direzione giusta. Ma da qui a sognare, la strada è lunga, quindi gambe in spalla e pedalare».

Sia sincero, se l’aspettava questo salto di qualità immediato, al primo tentativo? 

«L’aspettativa c’è sempre, avevamo fatto alcune simulazioni sull’impatto di alcune scelte che hanno comportato la riprogettazione completa della moto e in particolare del motore. Però tra la teoria e la pratica c’è di mezzo sempre tanta roba, tanti imprevisti. Sapevamo che il potenziale era più alto ma è sempre difficile valutare quanto e penso che nemmeno oggi abbiamo un’idea chiara di dove siamo. Troppe poche prove e in realtà, non credo nemmeno che nell’ultima sessione in Qatar gli avversari abbiano espresso tutto il loro valore»

Vuole dire la sua sulla polemica dei vantaggi di cui ora gode la Ducati per aver scelto l’anno scorso il regolamento Open Factory?

«Parliamo di tecnica: i vantaggi si sintetizzano in penumatici e quantità di benzina. Le gomme danno vantaggi solo in qualifica, in gara il vantaggio si ana e noi lavoriamo per la gara. La quantità di carburante è un vantaggio solo su alcuni circuiti. In realtà queste moto sono molto a punto anche con consumi di carburante più limitati. Speriamo di aver presto il problema di doverlo togliere...».

Quanto pesa Audi in questo sogno Rosso rinnovato? 

«Da azionista, Audi supporta totalmente, il nostro progetto. Ci segue da vicino perché per loro Ducati è un’azienda fatta di sportività, prestazioni e design. E’ l’azienda che hanno trovato ed è l’azienda che vogliono mantenere. La MotoGP è un’arena di confronto tecnologico molto complesso e difficile. Umilmente, sappiamo che impiegheremo un po’ di tempo ad arrivare al vertice, però abbiamo la serenità di avere impostato un buon lavoro».

Insomma, Domenicali, chi vince il Mondiale?
«Honda e Yamaha sono certamente favoriti per la tecnologia acquista in questi anni e per il livello dei piloti. Marquez, Rossi, Lorenzo, lo stesso Pedrosa :se la giocheranno loro con Marc che parte in vantaggio. Noi abbiamo Dovizioso e Iannone che credo ci potranno dare soddisfazioni straordinarie ma che hanno vinto un po’ meno. Credo di non fare un torto a nessuno se dico che certamente gli altri partono con un piccolo vantaggio da questo punto di vista. Ma chissà, magari ci sorprendono: hanno enrambe i loro motivi per farsi rivalere. Ed è uno stimolo che gioca a nostro favore».

Se la vittoria Mondiale è ancora nel mirino, quella sul mercato, quella dei prodotti è una certezza.

«In effetti cresciamo da 5 anni consecutivi e anche nel 2015 puntiamo a migliorare. Ma la crescita per noi non è un obiettivo, piuttosto il risultato di un lavoro ben fatto. Non stiamo puntando ad aumentare i volumi attraverso la vendita di moto di piccola cilindrata o particolarmente economiche da piazzare su mercati più facili, rispetto all’Europa, tipo Asia. Perché su quegli stessi mercati noi vendiamo bene le nostre stesse moto pensate per il mercato europeo e americano: Monster, Diavel, Panigale, Scrambler. In definitiva diciamo che la crescita è il risultato di due politiche che hanno pagato e speriamo che ci diano ancora un contributo importante anche quest’anno e mi riferisco alla forte innovazione sia nei nei prodotti che nei nuovi modelli e tecnologie e la spinta a internazionalizzare l’azienda, sfruttando in positivo quello che per molti è diventato un problema. Tante persone ormai nel mondo posso acquistare il divertimento e la passione  delle nostre moto in Asia come in Brasile e in India, Paesi dove cresciamo tantissimo. Die settimane fa abbiamo inaugurato il nostro dealer più grande nel mondo a New Delhi. E sapete il secondo dov’è? A Bangkok...».

 

Tornando alla MotoGP, come si aspetta lo sviluppo delle tecnologie applicate alle corse nel futuro a breve-medio termine?

«Fare una previsione non è facile, dipende anche dalle regole. Di certo la ricerca tecnologica invece di appiattirsi crescerà ulteriormente perchè la competizione ha un numero di player sempre maggiore. Più aziende si contendono i risultati che contano: ora sono entrate Suzuki e Aprilia, Ktm sta sviluppando la sua moto. Per mantenere la leadership con tutti questi concorrenti bisogna avere una ricerca ancora più approfondita che per noi è fondamentale, avendo una correlazione diretta conn quello che poi mettiamo sul prodotto».

 

Capitolo Superbike, Ducati sta vivendo un momento delicato. Pensa che il Mondiale rischi di essere già compromesso?

«Sinceramente no, però sicuramente stiamo facendo meno di quello che potremo. Purtroppo Davide Giugliano che ci aveva dato i migliori riscontri nei test si è fatto subito male. In Australia eravamo andati bene con il doppio podio di Chaz Davies. Purtroppo il problema c’è stato in Thailandia, una brutta battuta d’arresto per certi versi anche inspiegabile visti i tempi di Davies dopo il suo rientro in pista, ha tenuto il ritmo dei migliori fino alla fine come dice chiaramente la cronologia dei tempi. Vedremo cosa succederà nelle prossime gare, di certo dobbiamo lavorare per risolvere tutti i problemi».

 

Un pensiero per Troy Bayliss.

 «Intanto lo ringrazio per quello che ha fatto per noi: era sicuramente molto attratto dalla possibilità di tornare in pista a 46 anni. Lo ha fatto con grande impegno ed è anche riuscito a migliorarsi in continuazione, piazzando al debutto non lontano dai primi. Probabilmente pensava di migliorare ancora in Thailandia o comunque di poter tornare al top dopo cinque anni di assenza delle gare. Diventato consapevole di non poterci riuscire onestamente ha pensato di lasciare il posto ad altri. E’ stata una sua scelta che rispetto e che mi rende orgoglioso: la Ducati è fatta non solo di scelte razionali ma anche di queste cose, di decisioni passionali, fatte con il cuore».


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