Storie Alfa Romeo: 156, la berlina per antonomasia

La 156 e le altre del Marchio di Arese a trazione anteriore protagoniste della nuova puntata sulla storia del Biscione
Storie Alfa Romeo: 156, la berlina per antonomasia
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Si è rivelata una delle vetture più famose e conosciute nella ultracentenaria storia Alfa Romeo. Un milione di persone si recarono per lei in concessionaria, e a fine carriera le unità vendute sono state 680.000. Ancora oggi, a distanza di 23 anni dal lancio, la 156 rappresenta uno dei modelli cardine del Biscione, anche per le coraggiose scelte tecniche e stilistiche che l’hanno distinta. Lanciata a Lisbona nel 1997, impiegò ben poco a conquistare stampa e clienti, facendo leva su indubbie qualità dinamiche ma anche su un carattere unico.  Alfa Romeo dedica alla sua berlina sportiva l’ottavo episodio delle Storie dedicate al marchio per i suoi 110 anni di vita.

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A trazione anteriore

La 156 si caratterizza per essere la berlina a trazione anteriore di maggior successo della Casa, ma anche quella con le migliori qualità dinamiche, che non faceva rimpiangere le ruote motrici posteriori. Quella verso la trazione anteriore è una strada seguita da Alfa Romeo con numerosi progetti, molti dei quali non sono mai giunti alla commercializzazione. Gli studi su un modello “tutto avanti” erano infatti cominciati già negli anni ’50, grazie all’intuizione di tecnici come Giuseppe Busso e Orazio Satta Puliga. Saranno però necessari ancora molti sforzi prima di giungere a una vettura in grado di debuttare sul mercato.

Il traguardo è costituito dalla Alfasud, innovativa “piccola” di Casa Alfa che porta il Biscione nel mondo delle vetture a trazione anteriore. Il progetto era stato affidato a Rudolf Hruska, colui che aveva dato i natali alla Giulietta e aveva ricevuto il compito di progettare sia la nuova Alfasud che la fabbrica in cui sarebbe nata. Il risultato è un totale successo: l’Alfa del Mezzogiorno viene prodotta in oltre un milione di esemplari, diventando la vettura del Biscione più venduta di sempre (record che detiene tuttora).

Dopo l’Alfasud lo schema a trazione anteriore viene adottato sulle sue eredi entry level della gamma (145, 146 e 147) ma pure dalle berline di segmento superiore: dalla 155 all’ammiraglia 164, fino proprio alla 156. Nel corso degli anni lo schema tecnico e la meccanica vengono ulteriormente migliorati fino a rendere le qualità dinamiche delle Alfa “tutto avanti” pari a quelle delle rivali con la trazione posteriore.

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Stile senza eguali

La fine degli anni ‘80 e i primi anni ’90 rappresentano un periodo di grande fermento per la Casa di Arese. Il 1986 è l’anno della svolta, con la cessione dell’Alfa Romeo che dall’Iri passa sotto il controllo del gruppo Fiat. Inizia così un periodo di assestamento, in cui “sinergia” è la parola d’ordine e fare economie di scala si rivela necessario. Sono gli anni in cui nasce la 164 disegnata da Pininfarina e basata sulla stessa piattaforma di Lancia Thema e Fiat Croma. E in cui la nuova berlina 155 gareggia e vince nel DTM battendo la concorrenza tedesca sul loro terreno.

Negli anni a seguire, completato il periodo di assestamento della Casa all’interno del nuovo gruppo, emerge però la necessità di proporre qualcosa di più originale e completamente nuovo. Alfa decide di fare affidamento sulle proprie risorse interne, dando vita a una delle fasi più prolifiche del proprio Centro Stile. È un momento ricco di creatività, in cui le linee spigolose delle Alfa Romeo degli anni ’80 vengono sostituite da curve e tratti più morbidi ma altrettanto sportive. È in questa fase che nascono la 145 e la 146, la GTV e la Spider, e la stessa 156.

Per tratteggiare la nuova berlina, il Centro Stile (di cui faceva parte anche Walter De Silva, destinato a diventare uno dei nomi più importanti del design automobilistico moderno) guarda al futuro traendo ispirazione dalle Alfa del passato conservate nel Museo di Arese. A partire dalle sportive Carabo e Montreal, fino alla 8C 2900B del 1938, in una attenta ricerca dei dettagli. Un frangente in cui viene svolta tra l’altro una attenta ricerca cromatica, che dà vita al mitico Azzurro Nuvola iridescente.

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Dinamica e tecnologia

La 156 rappresenta un importante passo avanti anche dal punto di vista della tecnologia, a partire da quella adottata per la progettazione del veicolo. La 156 usa poi nuovi materiali, come il magnesio e gli acciai Tailored Blank, conta su schemi sospensivi raffinati (come il quadrilatero alto all’anteriore) e ospita una novità che avrebbe fatto la storia: il nuovo Diesel Common Rail.

Fino a quel momento i propulsori a gasolio non godevano di una elevata considerazione. La 156 può però contare sulla nuova tecnologia sviluppata dal gruppo Fiat che rende i Diesel più efficienti e fruibili. È così che per la prima volta il motore a gasolio, nella sua versione Alfa Romeo Jtd, diventa sportivo e adatto a una vettura dalla dinamica unica. I Jtd sono proposti in versioni 1,9 e 2,4 litri, e affiancano i classici motori a benzina Twin Spark, oltre al tradizionale V6 Busso.

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Quanti successi

Non è soltanto l’innovazione e il successo commerciale a rendere la 156 un modello imprescindibile per il Biscione. La berlina sportiva di Arese fa infatti incetta di premi, sia in pista che su strada. La 156 conquista 13 Titoli nei campionati Turismo, e nel 1998 vince il prestigioso premio di Auto dell’anno. È la prima volta che tale riconoscimento viene assegnato a un’Alfa.

Nel corso della sua carriera, la 156 si dota di una versione Sportwagon e della variante sportiva GTA con il V6 da 3,2 litri, evoluzione ultima del mitico motore Busso. Nel 2003 l’auto viene affidata alle cure di Giugiaro, che la rivisita dandole un nuovo frontale, e lo stesso anno viene declinata anche in versione offroad a trazione integrale, definita Crosswagon Q4. Il ciclo della 156 si conclude nel 2005, con l’arrivo della 159 (anche se la Crosswagon continuerà a rimanere a listino ancora un paio d’anni) lasciando in eredità un nuovo concetto di berlina sportiva, elegante e tecnologica.

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