Concessionarie auto: in Italia il 70% vede il fallimento, a rischio di 150mila lavoratori

A causa della pandemia, i dealer hanno registrato perdite che vanno dal 40% al 60%: una cifra clamorosa, che mette a rischio la posizione lavorativa di non meno di 150mila persone
Concessionarie auto: in Italia il 70% vede il fallimento, a rischio di 150mila lavoratori
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Le conseguenze economiche del Coronavirus si fanno sentire a distanza di mesi. Le concessionarie automobilistiche infatti gridano l'allarme. Federauto Confcommercio ha fatto sapere che negli ultimi sette mesi (quindi da marzo, data di inizio pandemia) le concessionarie hanno registrato perdite del fatturato che vanno dal 40% al 60%. Cifre clamorose e pesantissime, che hanno messo a rischio la posizione lavorativa di non meno di 150mila persone.

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LE COLPE DEL GOVERNO

In pratica, il 70% delle concessionarie italiane è in crisi e sull'orlo del fallimento. Una constatazione amara, che ha spinto gli addetti ai lavori a muovere critiche dure verso l'operato del Governo sia durante l'emergenza COVID che nel post-lockdown. "In entrambe le occasioni - spiega Filena Esposito, delegata di Federauto Confcommercio Campania e titolare della Twins S.p.A. (concessionaria Ford, Volkswagen, Jeep, Lancia e Subaru) - prima a luglio, poi ad agosto, sono stati previsti dallo Stato incentivi insufficienti, calcolati peraltro senza tener conto del fatto che l'Italia dispone del parco circolante più vecchio d'Europa con un'età media per auto di circa dodici anni".

ECOBONUS PER POCHI: LE SCELTE SBAGLIATE

Un flop clamoroso, per i concessionari innanzitutto, ma anche per gli utenti finali. "Pochi di loro hanno potuto infatti beneficiare dei contributi previsti - ha continuato Filena Esposito -. Alla luce di tutto ciò, invece di correre ai ripari, il Governo ha deciso di stanziare maggiori incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici, che rappresentano appena il 2% del mercato in quanto piuttosto costosi e difficili da gestire per l'assenza di infrastrutture. Il tutto giustificato da una politica green che dimentica di dire che i nuovi motori Diesel Euro6 sono poco inquinanti rispetto ai veicoli a motorizzazione tradizionale".

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