Roby Baggio e la Panda, un gol mondiale sul web

Non solo un messaggio virale: è già un “cult” nella comunicazione pubblicitaria spontanea
Roby Baggio e la Panda, un gol mondiale sul web
Biagio Angrisani
3 min

ROMA - Una scena quotidiana italiana, semplice, nata privata e in una location per certi versi quasi bucolica, è diventata iper virale sul web via Instagram: Roby Baggio che carica una Panda 4x4 datata con un portabagagli atipico. La foto originale è stata postata da Valentina, figlia di uno dei calciatori più amati e conosciuti al mondo, ha calamitato “mi piace” in quantità industriale, cuori a iosa e migliaia di messaggi. La Fiat - coinvolta con un suo prodotto - ha parafrasato subito il “Divin Codino” rielaborandolo nel “Divin Pandino” con la foto di Roby pubblicata da Vale rilanciandola sul suo account con lo stemma della casa.

Case history

Nell’immaginare collettivo italiano, Roberto Baggio e la Panda, sono due elementi “cult” della sfera info-cognitiva nazionale accessibile a milioni di persone, e insieme - in forma peraltro spontanea - rappresentano qualcosa di molto particolare con un valore aggiunto stratosferico. L’accoppiata Baggio&Panda (già l’auto ha uno dei nomi più felici della storia automobilistica internazionale, da top naming) facilmente è diventata un’immagine virale dai connotati positivi sul web, come un gol ai Mondiali. Calcisticamente Roberto Baggio, secondo i brasiliani avendo indossato con lode la numero 10, la maglia del dio del calcio, rientra nella ristrettissima categoria “fenómenos” di tutti i tempi, ossia coloro che producano meraviglia, stupore, scatenano ammirazione. Nel suo campo, la Panda è anch’essa un fenomeno: un’auto ideata quarant’anni fa che tra vari restyling e nuove serie, vive fra noi con il suo fascino intatto. Un evergreen. Tra i suoi tanti plus: prima citycar a raggiungere il campo base avanzato dell’Everest a 5.200 metri, nel 2004 con modello 4x4. Non è poco.

La pubblicità

La Fiat non ha resistito alla tentazione di lanciare subito il “Divin Pandino” sul suo account Instagram. Un accoppiata vincente troppo forte da non mettere subito in squadra. Onde evitare equivoci, in merito alla pubblicità - sebbene nel caso in esame in forma più che neutra e positiva - non occorre in generale baloccarsi troppo o andare per il sottile sotto l’aspetto deontologico. In merito, resta fondamentale l’indovinatissimo titolo della biografia di Jacques Séguéla, importante pubblicitario e comunicatore francese: “Ne dites pas à ma mère que je suis dans la publicitè... Elle me croit pianiste dans un bordel” (Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario... Lei mi crede pianista in un bordello).


 


© RIPRODUZIONE RISERVATA