Conflitto in Ucraina: Volkswagen, Toyota, BMW fermano le produzioni e bloccano le esportazioni in Russia

Sono tanti Marchi in difficoltà per la mancata fornitura di componenti ma, allo stesso tempo, prendono posizione
Conflitto in Ucraina: Volkswagen, Toyota, BMW fermano le produzioni e bloccano le esportazioni in Russia
4 min

Le conseguenze dell’invasione russa in Ucraina stanno sconvolgendo il mondo e mandando in crisi numerosi comparti, compreso il settore automotive. La situazione in Germania, per esempio, non è affatto rosea con Volkswagen si è trovata costretta a sospendere per qualche giorno la produzione negli stabilimenti di Zwickau e Dresda. Il motivo? Le mancate forniture di componenti, soprattutto per i cavi elettrici prodotti in Ucraina. Di conseguenza è stato ridotto anche l’orario di lavoro e VW ha incaricato un gruppo di esperti per analizzare l’evoluzione della guerra e delle sanzioni che ne conseguono. Questo ha portato a una decisione ben precisa da parte dell’interno Gruppo Volkswagen, come comunicato in una nota: “A causa della guerra condotta dalla Russia il presidio del gruppo ha deciso di fermare la produzione di veicoli in Russia”. Discorso analogo per le esportazioni, che “verranno stoppate con effetto immediato”.

Ucraina, contadino ruba un tank all'esercito russo e lo traina col suo trattore VIDEO

Non solo Volkswagen: le reazioni dei Marchi

Ma il Gruppo Volkswagen non è stato l’unico a prendere posizioni nette contro la Russia. Anche Renault, che ha AutoVaz in Russia di fatto ha sospeso le attività. Poi c’è Volvo che ha congelato le consegne nello Stato aggressore per evitare sanzioni. E ancora il Gruppo Toyota che ha fermato la produzione nella sua fabbrica di San Pietroburgo, dove vengono prodotti i modelli RAV4 e Camry soprattutto per il mercato russo; decisione che segue quella di interrompere le importazioni di veicolia causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. La nostra priorità è poi garantire la sicurezza di tutti i membri del nostro team, del personale dei rivenditori e dei partner”. Un problema quello delle forniture che ha coinvolto Volkswagen, come anticipato a inizio articolo, e anche BMW, con lo stop degli stabilimenti di Monaco, Dingolfing (Germania), Oxford (di Mini, in Inghilterra) e Steyr (Austria) e la diminuzione dei turni in quelli di Lipsia e Ratisbona.

Alla lunga lista possiamo poi aggiungere Nokian, specialista finnico di pneumatici, che ha fermato la produzione nella Federazione per potenziarla negli impianti nazionali e in quello negli Stati Uniti. Sumitomo, grosso fornitore di componenti elettrici, ha bloccato la produzione in due siti in Ucraina e Leoni, specialista tedesco in cavi elettrici, ha fermato i suoi due stabilimenti e anche Pirelli ha preso provvedimenti per affrontare la situazione. Di fatto, dopo la pandemia, la produzione mondiale di auto dovrebbe calare anche nel 2022, influenzata dal conflitto. J.D. Power e la LMC Automotive hanno modificato al ribasso la stima per quest’anno da 86,2 a 85,8 milioni. Circa il 5% di calo.

In Ucraina si tolgono i cartelli stradali per confondere l’esercito russo


© RIPRODUZIONE RISERVATA