Alfa Romeo Giulia 2.2 Multijet, la spinta del diesel

Con 150 o 180 CV, il 4 cilindri turbo a gasolio non rinuncia al cuore sportivo
Alfa Romeo Giulia: prova su strada
Pasquale di Santillo
2 min
BALOCCO (VERCELLI) - Dalla pista alla strada, dai 510 cv della Quadrifoglio Verde, ai 180 della 2.2 diesel, probabilmente il cuore del mercato italiano (insieme alla 150 cv), almeno fino a quando non arriveranno le altre versioni benzina e a trazione integrale. Cambiano i cavalli, non le emozioni: perché guidare l’Alfa Romeo Giulia è stato davvero bello, oltre che indiscutibilmente confortevole. L’assetto già verificato in pista, sull’autostrada del percorso del test e poi sulle colline piemontesi, garantisce una stabilità incredibile. Giulia resta inchiodata a terra in qualsiasi situazione, anche spingendo in curva, grazie sicuramente all’elettronica ma anche ad una raffinata aerodinamica. Lo sterzo è un gioiellino per fattura e precisione, con il tasto dello start engine incastonato tra le razze del volante stesso. Il cruscotto è decisamente innovativo con tutto il pannello dei comandi da sportiva autentica, compreso il mega-display con navigatore, finalmente, per una volta chiaro, leggibile, come intuitivi e molto chiari sono gli indicatori.
 
E lui, il motore? Qualcuno, legittimamente, se lo aspettava un po’ più aggressivo, essendo Alfa, ma in realtà è solo un’impressione, perché il turbodiesel è decisamente progressivo, potente, reattivo e soprattutto “intelligente” perché non spreca un goccio di gasolio. A 2.200 giri, a 130 km/h in autostrada il computer di bordo dava una media di 20 km con un litro. E a volte bisogna ricordarsi di avere a disposizione un cambio manuale a 6 marce piuttosto che l’automatico ZF, per quanto la macchina riesce a rimanere con marcia alta a bassi regimi senza il minimo problema. Un cambio a sua volta puntuale, fluido. Se proprio si vuole trovare il pelo nell’uovo in una macchina che pure ha avuto una gestazione complicata, si potrebbe parlare di qualche economia di troppo nelle plastiche degli interni. Ma sarebbe ingeneroso e non darebbe la corretta immagine di un prodotto che può essere solo migliorato nei prossimi mesi partendo da un’ottima base e dalla dote di emozioni che è capace di regalare.

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