Jaguar Land Rover: "Estendere gli incentivi: si ripagano da soli"

A colloquio con Daniele Maver, presidente e a.d. di Jaguar Land Rover Italia che spiega: "Più macchine si vendono, più IVA entra nell'erario. La nuova Jaguar F-Type stupirà tutti"
Jaguar Land Rover: "Estendere gli incentivi: si ripagano da soli"
Andrea Brambilla
4 min

"Per noi il lancio della nuova Jaguar F-Type è sicuramente un evento molto importante - esordisce Daniele Maver, Presidente di Jaguar Land Rover Italia -. È la vettura emblema del marchio che viene rilanciato, l’erede della E-Type, lcona del brand. Come vettura sportiva di un certo livello di prezzo, i numeri saranno contenuti, però rappresenta per Jaguar dei valori importanti come sportività, performance, lusso e comfort".

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Quando la potranno vedere e provare gli appassionati?

"Il lancio era previsto in aprile ma la situazione ha fatto slittare tutto più avanti. Da maggio ci sarà una ripresa lenta, questo è il nostro piano e mi auguro sia corretto, anche se per fare un grande evento bisognerà capire che norme ci saranno. Perché quando c’è un ritorno alla normalità parziale, cioè la fase 2, non sappiamo ancora cosa esattamente si potrà fare. Ci adatteremo alle normative imposte. Allo stesso tempo, stiamo comunque ricevendo dei contratti da parte di clienti interessati alla F-Type, come ad altre nostre vetture. Infine, bisognerà anche capire come gestire le forniture limitate di cui disponiamo, perché le fabbriche sono state chiuse e le vetture prodotte sono poche. Su dei modelli avremo tempi di consegna più lunghi del previsto, su altri invece abbiamo degli stock disponibili".

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Cosa pensa delle proposte UNRAE, l’Associazione delle Case estere, al Governo?

"Sono senz’altro d’accordo. La più interessante ritengo sia quella di inserire una nuova fascia di ecobonus per le vetture che hanno dei livelli di emissione di CO2 dai 61 ai 95 g/km. A noi riguardano solo in parte, ma oggi ci sono due punti fondamentali su cuoi operare. Il primo è sostenere la domanda da parte del cliente, se è vero che parliamo di un mercato auto che potrebbe scendere intorno al milione di vetture, più basso anche della crisi del 2003. Una situazione che metterebbe in seria crisi tutta la filiera distributiva. Ricordo che nel 1996, all’epoca della prima campagna sulla rottamazione ci fu un effetto positivo e diretto sul PIL: la massa di denaro che muove il nostro settore è importante.

La seconda esigenza è quella del rinnovo del parco auto circolanti. Alcuni comuni, come Roma, bloccano la circolazione alle auto Diesel Euro 6 d-Temp e poi continuano a circolare vetture vecchie più di vent’anni a benzina. Il 40% del parco circolante ha più di 12 anni e vetture di quell’età inquinano molto più di una nuova, che sia benzina o Diesel. E poi è meno sicura e consuma di più. Come insegna la storia, queste operazioni si ripagano da sole, non sono un costo per il Governo. Più auto si vendono, maggiore è il gettito IVA che compensa gli incentivi statali. L’attuale campagna rottamazione sulle auto elettriche o ibride coinvolge pochissime vetture. Ci sono limiti di emissioni e limiti di prezzo. E quindi, alla fine coonvolge poche auto".

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