In-dimenticabili: Seat 133, la Fiat spagnola

Nata per sosituira la Seat 660 e la Seat 850, la 133 fu un progetto promosso dalla Fiat e abbandonato da VolksWagen nel 1980
In-dimenticabili: Seat 133, la Fiat spagnola
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Tra i peccati di casa Fiat, auto definite brutte con più o meno generosità, si colloca anche la 133, vettura prodotta con il marchio Seat tra in 1974 e il 1982.

Piccolo passo indietro. La Fiat fino al 1985 è stata proprietaria per il 7% del marchio SEAT (Sociedad Española de Automóviles de Turismo) il cui pacchetto di maggioranza era detenuto dall’Istituto Nazionale dell’Industria spagnolo, un’agenzia nata nel 1941 per la promozione dell’industria sul territorio spagnolo. La SEAT di fatto produceva in Spagna vetture identiche alle Fiat, risparmiando quindi sui costi di progettazione dei modelli e degli impianti e sfruttando le conoscenze tecnologiche della casa Torinese. In cambio la Fiat beneficiava, tra l’altro, di agevolazioni fiscali per l’esportazione dei propri modelli in Spagna. Un matrimonio iniziato nel 1950 e durato fino al 1982, quando da parte dell’Istituto Nazionale dell’Industria e dal governo spagnolo, venne giudicato troppo oneroso il piano di ri-finanziamento avanzato da Fiat, facendo saltare gli investimenti. A quel punto Fiat uscì dal controllo di Seat che iniziò una collaborazione con VolksWagen. Dovranno però passare altri due anni perché alla produzione della Ronda (Ritmo), 127 (Fura), Marbella / Terra (Panda) venga affiancata la produzione di un nuovo modello, costruito interamente da Seat: la Ibiza, tutt’ora in produzione e che farà la fortuna della casa spagnola.

Altro passo indietro: nel 1974 in Spagna stava per finire la dittatura Franchista (sarebbe caduta nel 1975), iniziata 35 anni prima con la vittoria del generale Franco della guerra civile spagnola che aveva visto contrapposti nazionalisti e repubblicani. Una guerra sanguinosa, impari e fratricida come tutte le guerre civili, che aveva visto cadere dopo lunghi assedi città come Toledo, Madrid e Barcellona e che aveva portato alla completa distruzione di Guernica (per opera dell’aviazione tedesca e italiana), episodio che aveva poi ispirato il pittore Pablo Picasso, a dipingere il celebre omonimo quadro. Un lunghissimo periodo di isolamento e di potere assoluto che terminò con la morte del dittatore spagnolo nel 1975, la seguente restaurazione della monarchia borbonica e la salita al trono di Juan Carlos. Una transizione durata fino al 1982 con la vittoria alle elezioni del Partito Socialista Operaio Spagnolo.

Proprio nel 1982 cessa in Spagna la produzione della Fiat/Seat 133, prodotta per otto anni e mai commercializzata in Italia. L’auto era destinata al mercato spagnolo, portoghese, tedesco e olandese dove era commercializzata con il marchio SEAT, ma venne venduta anche in Turchia e Sud America con il marchio Fiat.

L’esigenza era quella di sostituire la SEAT 600 e la SEAT 850, che pur avendo venduto quasi 1 milione di esemplari (in due) avevano una linea troppo vecchia per competere con le altre utilitarie.

Era l’epoca dei motori posteriori “a sbalzo” cioè posti oltre l’asse posteriore dell’auto, almeno sulle vetture di piccola cilindrata e di fascia bassa. Soluzione che permetteva di concentrare sul retrotreno anche la trazione, risparmiando quindi sulla trasmissione longitudinale che avrebbe dovuto portare la forza motrice alle ruote anteriori. Soluzione che comportava però una minore aderenza dell’avantreno in fase di entrata (sovrasterzo) e in fase di uscita (sottosterzo) dalle curve, oltre che una maggiore sensibilità delle vetture al vento. Fattori questi molto contenuti dalla ridotta cavalleria in dotazione delle utilitarie di quegli anni (difficile perdere aderenza con propulsori da 30 CV, quando andava bene).

Si decise quindi di sfruttare il motore della 850 (843 cc di cilindrata) da porre su una vettura a tre porte che riassumesse le forme della 126 e della 127: il muso e la parte posteriore spiovente dovevano essere della 126 e la parte centrale della 127. Ne nacque una vera e propria via di mezzo, difficile da digerire in Italia, che incontrò qualche successo in Spagna e in sud America.

La 133 aveva 3 porte e un allestimento interno identico a quello della 850: tachimetro e indicatore del livello della benzina, nulla di più. Un’auto di fascia bassa, che si poneva tra le city car e le utilitarie, ma che di fatto nasceva già vecchia per il propulsore e con un che di già visto, quasi di irrisolto dal punto di vista estetico, somigliando a due vetture di successo, ma senza rappresentare l’evoluzione o il miglioramento di una o dell’altra. In Spagna ne furono prodotti 190.984 esemplari, tra il 1974 e il 1980, fino all’acquisizione della Seat da parte della VolksWagen, quando il progetto fu definitivamente abbandonato.

In Argentina furono invece prodotti circa 16.000 esemplari con allestimento “Standard” e “Deluxe” e motorizzazione uguale a quella della Fiat 127 (propulsore da 900 cc). Nonostante lo scarso successo, ne fu prodotto anche un modello elaborato dalla IAVA (Industria Argentina Vehículos de Avanzada) che presentava una linea sportiva: scarico maggiorato, spoiler posteriore, quadro comandi sportivo, cerchi in lega, freni a disco e motore da 50 cavalli. 

Una vettura che non ha lasciato il segno, anche se, proprio in sud America, ci sono degli amatori che ne hanno rimesso a nuovo degli esemplari. La 133 è l’esempio di come sia difficile affrontare il mercato senza idee nuove, specialmente nel mondo dell’auto, dove ogni giorno un gruppo di designer lavora su un nuovo modello che magari non vedrà mai il mercato, ma che rappresenta comunque una spinta, un’idea, novità rispetto al passato.


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