(ANSA) - CANNES, 15 MAG - Con 'The House That Jack Built' si
entra, più che dentro un film, nell'inferno personale di Lars
Von Trier, nel suo radicato nichilismo, nella sua cultura
maledetta e da maledetto. Fuori concorso al Festival di Cannes,
la pellicola, che vede il ritorno del figliol prodigo sulla
Croisette dopo 'lo scandalo' del 2011, è forte, cruda,
scandalosa, violenta. Un'opera d'arte. Proprio come la mission
di Jack Lo Squartatore (interpretato da un amletico e luciferino
Matt Dillon), ovvero il male, l'omicidio seriale, può essere
un'opera d'arte se si ha la disperazione in corpo. 'The House
That Jack Built' è davvero "il suo lavoro più brutale", come lui
stesso ha detto, perché mescola le immagini di Glenn Gould
mormoreggiante al pianoforte alle prese con le sue Variazioni
Goldberg, i quadri luciferini di William Blake, psicopatia e la
mostruosità horror dei suoi delitti. Nel cast del film, diviso
in cinque capitoli: Uma Thurman, Siobhan Fallon Hogan, Sofie
Gråb›l e Riley Keough.
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