(ANSA) - ROMA, 27 MAG - "Se mi avessero chiesto contro chi
avrei voluto giocare la finale, avrei detto la Roma, mi
ritornano in mente tanti momenti che ho vissuto lì". Perché la
finale di Budapest di Europa league sarà anche la partita di
Monchi. Una vita al Siviglia, il dirigente delle vittorie in
Europa. E i due anni alla Roma, la semifinale di Champions dopo
l'eroica rimonta col Barcellona e la separazione a marzo del
2019. Oggi Monchi è di nuovo alla guida del club della sua vita:
"Sono felicissimo, dopo una stagione sofferta abbiamo raggiunto
la finale". Perché il Siviglia è passato da Lopetegui a
Sampaoli, fino a Mendilibar, che aveva preso in mano la squadra
a marzo in piena lotta per non retrocedere. Ora il club è a metà
classifica e lui sfiderà il proprio passato nella finalissima:
"Sono ormai quattro anni che sono andato via da Roma e ho avuto
tempo di pensare a quello che è successo - ha detto lo spagnolo
-. Sicuramente cambierei qualcosa, ho provato a fare il meglio
possibile ma ho sbagliato. Dovevo capire meglio la Roma e
l'ambiente".
Monchi prosegue sulla sintonia del suo passato giallorosso:
"Credo che sia mancata un po' di conoscenza, e di tempo per
essere io. Al 95% è stata una mia responsabilità. Forse oggi
sarebbe più facile. Qualcosa di mio nella Roma? No, la Roma è
troppo grande per dire che è qualcosa di tuo". Diversa storia al
Siviglia: "Lavoro qui da ventiquattro anni, il tempo nella vita
è fondamentale, così come lo è nel calcio. Prima della sosta del
mondiale eravamo in zona retrocessione e io non avevo problemi.
C'era fiducia". (ANSA).
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