Gravina, il futuro del calcio è nello sviluppo sostenibile

N.1 Figc protagonista di 'Professione presidente' su Dazn

            
            Gravina, il futuro del calcio è nello sviluppo sostenibile
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(ANSA) - ROMA, 15 GIU - "Sviluppo sostenibile" invece di "crescita". Anche il calcio, e specie quello italiano, si deve adeguare a questo cambiamento per affrontare il futuro senza rischiare crisi drammatiche ed è questa la linea che cerca di portare avanti il presidente della Figc, Gabriele Gravina, come spiega nella seconda puntata di 'Professione Presidente', il format di Dazn condotto da Giorgia Rossi che racconta il dietro le quinte delle istituzioni, leghe e club sportivi, partendo dal punto di vista di chi le gestisce. Tra la sede della Federazione a Roma e poi a Coverciano, dove sorge il primo esempio di struttura sportiva propria di una Federazione calcistica, nella puntata disponibile in piattaforma da oggi, Gravina prova a immaginare il futuro, che richiede una riforma sistemica e culturale, "superando la logica esclusiva della crescita come soluzione di qualsiasi problema. Se pensi solo ai ricavi senza mettere sotto controllo i costi - spiega Gravina -, è chiaro che più si cresce più aumentano i costi del lavoro. Quindi la soluzione non è nella crescita, ma nel concetto di sviluppo. E deve essere uno sviluppo sostenibile". Un esempio che fa Gravina è quello del Napoli, "realtà che ha voluto invertire la rotta, cercando di investire il giusto rispetto alle sue disponibilità economiche-finanziarie e il risultato è sotto gli occhi di tutti". C'è spazio anche per Euro 2032. "Ci candidiamo per cogliere un'opportunità straordinaria e per rivedere la nostra progettualità di stadi e di infrastrutture. Credo che sia una chance che non possiamo perdere e che ci permetta di rimediare a una delle più grandi criticità rispetto agli altri Paesi. Dobbiamo colmare questo gap ed Euro 2032 è l'occasione giusta". La puntata di 'Professione Presidente' si conclude con un messaggio che Gravina rivolge a tutti i giovani: "Credo che i ragazzi debbano avvicinarsi al nostro mondo per giocare, divertirsi e coltivare i loro sogni, ma non bisogna dimenticare che solo uno su 5mila diventa calciatore professionista e uno su 35mila arriva in Nazionale. Godiamoci allora il divertimento del gioco del calcio, che è un po' la metafora della nostra vita". (ANSA).

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