(ANSA) - ROMA, 19 SET - "Mi auguro che la situazione si possa
risolvere in modo diverso non dovendo ricorrere ad uno sciopero,
ma è necessario trovare un punto di incontro": così il
presidente dell'Assocalciatori (Aic), Umberto Calcagno, sulle
prese di posizione di Koundè e Rodri riguardo i calendari sempre
più intensi. I due calciatori, condividendo il pensiero di altri
top player come Mbappé, Bellingham, Carvajal, Allison e van
Dijk, hanno parlato di un possibile sciopero contro il crescente
numero di competizioni e, di conseguenza, di partite da
disputare nella stagione.
"Quella lanciata più che una minaccia è un grido di allarme -
ha proseguito Calcagno - che parte dai calciatori e dal numero
degli infortuni sempre più frequenti, e parte anche dalle
società che ormai non sanno più come riuscire a gestire gli
impegni dei loro tesserati. È una questione che riguarda la
salute dei protagonisti ma tocca tutto il nostro mondo, dalla
distribuzione delle risorse, alla valorizzazione dei campionati
interni, alla crescita dei giovani, alla salvaguardia del valore
sportivo delle competizioni".
"Siamo arrivati ad un punto di non ritorno - ha proseguito -.
Con il sindacato mondiale FifPro ci siamo mossi arrivando allo
scontro con la Fifa perché l'ente regolatore non può anche
avvantaggiarsi economicamente dalla creazione di nuove
competizioni. Nessuno vuole ostacolare nuove possibilità di
introito, ma dobbiamo considerare che per massimizzare i ricavi
si rischia di vendere un prodotto scadente: un calciatore dopo
la sessantesima partita non può garantire prestazioni al top e
ci sono campioni che, con l'istituzione del Mondiale per club,
potranno arrivare a giocare 80 partite a stagione".
"Ci dobbiamo chiedere che calcio vogliamo per il futuro - ha
concluso Calcagno - oggi ci si è resi conto che non si tratta di
un fattore economico ma che la salute dei calciatori è la base
dello spettacolo. Inoltre nessuno parla di come distribuire le
risorse anche a chi non partecipa alle coppe e nessuno parla di
come salvaguardare la salute dei calciatori. Siamo davvero
sicuri che concentrare le risorse sulle competizioni europee,
aumentando il gap economico tra i grandi club e le società
medio-piccole, sarà la strada migliore per attrarre in futuro
più tifosi?". (ANSA).
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