Infinita Fontana per l'ultimo squillo
Undici medaglie olimpiche, come nessuno nella storia dello short track. Ma Arianna Fontana ha ancora fame, anche se l’inizio di stagione non è stato positivo: «Durante una gara mi sono stirata il flessore dell’anca - ha detto a metà ottobre -, per questo motivo devo stare a riposo per almeno 10 giorni, il che comporta molte cose». Tra queste, l’assenza dalla pista di Montreal e anche dalle selezioni di pattinaggio di velocità su pista lunga, novità del programma olimpico 2026. «Subito dopo l’infortunio ho capito che il long track sarebbe stato fuori discussione, almeno per ora. Mi si è spezzato il cuore. Ho lavorato così duramente per quest’obiettivo e trovarmi a un passo dal raggiungerlo, solo per vederlo sfuggire al mio controllo, fa male. Ho parlato con l’allenatore e potrei avere un’altra possibilità in futuro e farò tutto il possibile per dimostrare il mio valore per il team pursuit e la mass start. Perché l’infortunio non cambia i miei obiettivi, significa solo che la strada è diventata un po’ più lunga. Non sono fuori pista, sto solo attraversando una chicane».
Élite mondiale
Il sogno di gareggiare sia su pista corta sia su pista lunga potrebbe essere svanito, ma Arianna si prepara a vivere quella che sarà la sua sesta Olimpiade. Per la pattinatrice, nata a Sondrio il 14 aprile 1990, tutto iniziò a Torino, nel 2006, quando doveva ancora compiere 16 anni. Fin da bambina ha mostrato un talento naturale, iniziando a pattinare spinta dal fratello Alessandro, entrando in Nazionale e conquistando il primo bronzo. Ma Fontana non si accontenta mai. Alle Olimpiadi di Vancouver e Sochi continua a salire sul podio: un bronzo nel 2010, due bronzi e un argento nel 2014, ma è a Pyeongchang 2018 che arriva la consacrazione definitiva. In Corea del Sud conquista l’oro nei 500 metri, l’argento nei 3000 della staffetta e il bronzo nei 1000. Tre medaglie che la proiettano nell’élite mondiale e che le valgono l’ammirazione di tutto il Paese. Quattro anni dopo, a Pechino 2022, con la maturità e la grinta di una veterana, aggiunge un altro oro e altri due argenti, portando il suo bottino complessivo a undici medaglie olimpiche.
Ostacoli
Dietro ai trionfi, però, c’è anche una storia di sfide e resistenza. Arianna ha spesso dovuto combattere non solo contro le avversarie, ma anche contro le difficoltà interne al sistema sportivo. Criticata, ostacolata, talvolta isolata, non ha mai smesso di credere in se stessa. Ha trovato nel marito e allenatore Anthony Lobello il punto di equilibrio, il sostegno con cui reinventarsi e continuare a vincere. «Non mi hanno mai regalato niente – ha detto più volte – ma è proprio questo che mi ha resa più forte». Vista l’età, a Milano Cortina potrebbe chiudersi un cerchio: «La mia prima Olimpiade è stata nel 2006 a Torino. Quindi, essere di nuovo lì in Italia, venti anni dopo, è qualcosa di straordinario, non solo per me, ma per tutti quelli che mi hanno sostenuto e seguito». E non può essere certo un infortunio a fermarla.
