Rio2016: Cio. Bach "Mancata esclusione Russia?Rispettati diritti atleti"

A un giorno dalla chiusura, il presidente del Cio rivendica la decisione di non escludere la Russia.
Rio2016: Cio. Bach "Mancata esclusione Russia?Rispettati diritti atleti"
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RIO DE JANEIRO (BRASILE) (ITALPRESS) - "Abbiamo preso una decisione nell'interesse degli atleti, rispettando i loro diritti individuali e non ritenendoli responsabili delle irregolarita' del loro governo di cui ci occuperemo a fondo dopo questi Giochi". A un giorno dalla chiusura dell'Olimpiade brasiliana, Thomas Bach rivendica la decisione di non escludere la Russia come in molti chiedevano alla vigilia. "Tutta questa situazione e' una sorta di dejavu per me - sottolinea - Nel 1980 ero il portavoce degli atleti tedeschi, eravamo contro il boicottaggio di Mosca e provavamo a difendere gli interessi degli altri. Mi sono sentito dare del comunista, del traditore dal cancelliere dell'epoca, persi quella battaglia ma qualche anno dopo si capi' che non era stata presa una buona decisione. Un altro dejavu e' legato al doping di Stato, molto sofisticato, nella Germania dell'Est, emerso solo dopo la riunificazione della Germania. C'era gente dopata senza saperlo, c'erano i servizi segreti coinvolti, tutto questo prima di Barcellona '92 e nessuno al tempo chiese di escludere la Germania perche' era chiaro che i diritti individuali degli atleti andavano rispettati". Ha fatto pero' discutere l'esclusione di Yulia Stepanova, la cui testimonianza e' stata vitale per portare alla luce il doping di Stato in Russia, autorizzata a partecipare ai Giochi come atleta neutrale dalla Iaaf ma esclusa dal Cio. Bach ha ricordato che la decisione sulla ottocentista russa e' stata presa su indicazione della commissione etica e che comunque il Comitato olimpico internazionale le ha offerto il proprio sostegno anche per il suo futuro da atleta. La Stepanova ha pagato il suo passato, l'aver fatto uso di doping, anche se a Rio, come ha rinfacciato ieri la Isinbayeva, in tanti stanno gareggiando pur non avendo una fedina penale pulita.
"Ma qualche anno fa abbiamo provato a tenere lontano dai Giochi chi si era dopato - ricorda Bach a proposito della cosiddetta regola di Osaka che escludeva dalle Olimpiadi tutti coloro che erano stati sanzionati per uso di sostanze proibite - Ma c'e' stata la resistenza degli atleti e della Wada e abbiamo perso davanti al Tas. Abbiamo adottato un provvedimento simile per gli atleti russi ma anche stavolta il Tas non ha accettato le nostre argomentazioni". Ma l'ombra del caso Russia non ha tolto smalto a un'edizione che Bach promuove a pieni voti. "Sono stati Giochi iconici, con atleti iconici in tutti gli sport, come Phelps e Bolt, o ancora Kaori Icho che e' stata la prima a vincere 4 ori di fila nella lotta, o la prima medaglia olimpica delle Fiji nel rugby a 7, o Van Niekerk che ha battuto un record mondiale che durava dal '99. Il livello di competizione in tutti gli sport e' stato estremamente alto in tutti gli sport, con prestazioni stupefacenti, merito anche di impianti eccellenti e iconici come per esempio la spiaggia di Copacabana. Abbiamo assistito anche a storie iconiche, atleti di Ucraina e Russia che si abbracciavano e si aiutavano, atleti di Corea del Nord e Corea del Sud che si facevano i selfie, la meravigliosa storia di Hamblin e D'Agostino che cadono e si aiutano a vicenda a finire la gara. E storie d'ispirazione, come Rafaela Silva, dalla favela al titolo olimpico, o il team dei rifugiati, accolti anche dagli altri atleti come fossero delle star".
Bach ha apprezzato il fatto che questa Olimpiade sia stata fatta in una "citta' con problemi e divisioni sociali, dove la vita continua durante i Giochi. E' stato un bene per tutti essere vicini alla realta' e non essere chiusi in una bolla ed essere isolati dal resto del Paese, della societa'. Abbiamo dimostrato che e' possibile organizzare le Olimpiadi anche in Paesi che non sono al top del ranking economico e a chi ospitera' in futuro i Giochi l'unico consiglio che do e' questo: che siano autentici, che rappresentino la cultura del Paese".
(ITALPRESS).


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