Malagò: "A Parigi 2024 un'Italia competitiva, è il poi a preoccuparmi"

Il numero uno del Coni guarda oltre i prossimi Giochi: "Impiantistica, calo dei tesserati legato a quello demografico e poco sport nella scuola: questi i nodi da risolvere dopo le Olimpiadi"
Malagò: "A Parigi 2024 un'Italia competitiva, è il poi a preoccuparmi"© ANSA
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ROMA - I successi e le imprese delle ultime Olimpiadi di Tokyo non hanno saziato la fame di gloria dello sport italiano, che ora punta deciso verso i prossimi Giochi: "A Parigi 2024 faremo bene, ma c'è preoccupazione sul medio-lungo periodo" ha detto Giovanni Malagò nell'intervista realizzata da Piercarlo Presutti a 'L'Italia con Voi', in onda su Rai Italia (il canale internazionale della Rai) e on-line su Rai Play martedì prossimo (14 giugno). 

Nodi da sciogliere

Nel sottolineare il fortissimo coinvolgimento degli italiani nei confronti dello sport in questa fase storica, "dovuto sicuramente ai formidabili risultati ottenuti l'anno scorso e alla voglia di ripresa dopo due anni di pandemia", il numero uno del Coni ha ricordato che "sta iniziando una stagione sportiva nel corso della quale ci si comincia a confrontare su grandi percorsi internazionali che arriveranno a chiudere il quadriennio a Parigi. A parte la disastrosa eliminazione dell'Italia dai mondiali di calcio, i risultati continuano a essere molto buoni". A preoccupare Malagò è quello che verrà dopo le Olimpiadi francesi: "Dove onestamente penso che ci saranno problemi seri e importanti - ha proseguito il presidente del Coni - è nel medio se non nel lungo termine. Ci sono problemi che sono strutturali in termini di impiantistica e in termini di coinvolgimento della popolazione non attiva, perché non possiamo lavorare su quello che sono i tesserati e gli affiliati, sia in termini individuali che in termini di società. E soprattutto c'è un problema molto serio per quello che riguarda lo sport nella scuola, o meglio, per quello che non si fa per lo sport nella scuola".

Tesserati in calo

Tre fattori questi che secondo Malagò "non sono di competenza nostra, né di competenza quanto meno esclusiva di Sport e Salute. È competenza del Miur che poi si può e si deve avvalere di Sport e salute per portare avanti certi programmi. Le cifra stanziata da questa società governativa è una cifra quasi marginale se pensiamo che il Coni, che non aveva questo nel bilancio, nello statuto e nella sua mission, ha investito tra i 10 e 12 milioni di euro. Per questo - ha continuato il numero uno dello sport italiano - è indispensabile il sostegno della scuola. Oggi, infatti, il peso delle medaglie è tutto a carico della filiera delle associazioni sportive dilettantistiche. Sono loro, infatti, ad avere il compito di portare i ragazzi dallo sport di base allo sport di vertice. Succede però che qualcuno viene perso e questo, oggi, non ce lo possiamo più permettere per un motivo molto semplice: perché siamo un popolo molto longevo che non fa più figli mentre la popolazione mondiale aumenta. Il combinato di questi due fattori fa sì che, oggi, abbiamo, un numero su cui lavorare che è decisamente inferiore rispetto a quello su cui abbiamo lavorato negli ultimi 15-20 anni".

Diverse le prospettive di breve periodo, con Malagò sicuro che "a Parigi 2024 faremo comunque molto bene. Ci sono Pilato, Galassi e De Tullio nel nuoto che faranno bene. In prospettiva, Musetti nel tennis e anche la Trevisan che non è giovanissima ma è stata ferma per quattro anni per i problemi che lei stessa ha avuto il coraggio di denunciare; la squadra maschile di pallavolo che lascia ben sperare in termini di ricambio generazionale; qualche ragazzo nell'atletica leggera, specie nella velocità. Perché c'è sempre il concetto dell'emulazione. Si comincia a praticare quello sport o s'intensificano allenamenti e sacrifici per diventare come quel campione. E questo - ha concluso il numero uno del Coni - è il grande messaggio di tutte quelle medaglie che abbiamo vinto l'anno scorso".


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