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Angela Carini è campionessa olimpica. Almeno per l’Iba, espulsa lo scorso anno dal Cio, con cui continua però lo scontro a distanza. La Federboxe internazionale ha deciso di attribuire un riconoscimento in denaro all’azzurra come se avesse vinto l’oro nel match con Imane Khelif. «Non riuscivo a guardarla mentre piangeva», ha fatto sapere il controverso presidente Umar Kremlev, nemico pubblico numero uno di Thomas Bach (e amico altrettanto pubblico di Putin). «Proteggeremo ogni pugile, per motivi di sicurezza solo gli idonei dovrebbero competere». Fu proprio l’Iba, lo scorso anno, ad allontanare dai Mondiali l’atleta intersessuale algerina (con la boxeur di Taipei, Lin Yu-ting) denunciandone gli alti livelli di testosterone.
La smentita sul caso Carini
Dunque Carini dovrebbe ricevere un premio di 50.000 dollari, la stessa cifra che il suo tecnico e la Federazione italiana dovrebbero spartirsi equamente. Nessun commento né presa di posizione da parte dei diretti interessati, entrati in silenzio stampa, ma – a quanto si apprende – l’intenzione è quella di rifiutare. La Fpi guidata da Flavio D’Ambrosi si affida a una nota in cui «smentisce l’ipotesi di accettazione di qualsivoglia premio in denaro». La stessa Federazione, peraltro, non più di una settimana fa ha annunciato l’uscita dall’Iba per associarsi alla World Boxing, il nuovo organismo internazionale in aperta trattativa con il Cio per la gestione della disciplina, soprattutto in vista di un possibile rientro da Los Angeles 2028.
Bach chiede rispetto
Ieri Bach si è trovato a rispondere a numerose domande sulla questione. Fino a sbottare: «Sono atlete nate e cresciute donne, non c’è stato mai alcun dubbio su di loro. Chiedo a tutti di rispettarle, questi discorsi di odio sono inaccettabili». Dal Cio, piuttosto, si preferisce puntare sullo «spirito olimpico» dimostrato da Carini, «dispiaciuta per la sua avversaria e pronta ad abbracciarla». Khelif ieri ha conquistato l’accesso alla finale per l’oro e la medaglia sicura, contro l’ungherese Hamori, scoppiando in lacrime: «Una vittoria per tutte le donne».