Gianmarco Tognazzi: «Se sono milanista lo devo a mio padre»

L'attore, protagonista della fiction "I misteri di Laura" parla della sua passione verso i colori rossoneri: «Sono felice del ritorno di Balotelli. Mihajlovic mi piace molto per la sua durezza. Lo 0-4 contro il Napoli? Più che a spaventarmi il risultato è stata la mancanza di reazione della squadra»
Gianmarco Tognazzi: «Se sono milanista lo devo a mio padre»
Simone Zizzari
4 min

ROMA - Tornerà a recitare in una commedia dopo tanto tempo e lo farà proprio alla vigilia dei 25 anni dalla scomparsa del padre che della commedia italiana è stato un re. Gianmarco Tognazzi sarà il protagonista de "I misteri di Laura", la nuova fiction in otto puntate di Canale 5 targata Endemol. Un po’ noir, un po’ commedia: il martedì sera del Biscione si tinge dunque di giallo. La serie, prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi per Mediaset, è ispirata alla serie tv spagnola “Los misterios de Lauras” e vedrà come protagonisti Carlotta Natoli, per anni volto di “Distretto di Polizia”, Daniele Pecci e appunto Tognazzi.

«CHE ERRORE LA CESSIONE DI THIAGO SILVA!» - Abbiamo raggiunto l'attore 48enne romano alla presentazione della fiction e con lui abbiamo parlato di tv e, soprattutto, di Milan, il suo grande amore. «Mi sono divertito moltissimo a girare questa fiction e siono convinto che piacerà anche agli spettatori. Tornare a recitare in una commedia è stata come una liberazione dopo anni dedicati ad interpretare cattivi», ci ha raccontato l'attore che, proprio come nel giallo "I misteri di Laura" si è poi calato nella parte di detective per provare a risolvere l'intericato caso-Milan. «Sono anni che ormai noi tifosi rossoneri ci siamo abituati a queste stagioni altalenanti», ha proseguito Tognazzi. «Mihajlovic sta facendo più fatica del previsto e questo perchè si è sottovalutata la cessione di Thiago Silva, un giocatore che aveva l'opportunità di diventare la spina dorsale della squadra e invece è stato ceduto assieme ad Ibra e altri tredici giocatori. Purtroppo stiamo ancora pagando quelle scelte societarie. Gli insegnamenti di Maldini e Nesta sui comportamenti sarebbero fondamentali oggi nel nostro spogliatoio e invece non ci sono più».

«MIHAJLOVIC MI PIACE MOLTO» - L'amarezza svanisce e l'ottimismo prende il sorpavvento quando si parla del futuro: «Mihajlovic mi piace molto. Con tutto il rispetto verso Inzaghi, in mancanza di carattere c'è bisogno di un punto di forza. Io sono per la disciplina all'interno dello spogliatoio e della rigidità dell'allenatore. Siamo una società iper protettiva nei confronti dei nostri calciatori e questo fa perdere ai ragazzi la concentrazione su quello che è il loro lavoro. Ci vuole più rigidità, anche da parte della società», ci ha raccontato Tognazzi.

«OTTIMI GLI ACQUISTI» - «La campagna acquisti del Milan mi ha convinto», ha dichiarato Tognazzi, felice soprattutto per gli acquisti di Bacca e Luiz Adriano. «Non è una questione di valore dei giocatori ma di testa e di comportamenti. I calciatori vanno coccolati ma anche redarguiti quando serve per questo potrebbe essere un'ottima soluzione quella dei contratti a rendimento. Il 4-0 subito in casa contro il Napoli? E' lo specchio del nostro problema: spesso sbagliamo l'apporccio alle partite. Non è tanto il risultato a spaventarmi quanto ma mancanza di reazione appena andiamo sotto nel punteggio»

«D'ACCORDO CON IL RITORNO DI BALO» - Tognazzi ha visto di buon occhio anche il ritorno al Milan di Balotelli: «Sono molto felice perchè ho sempre trovato troppo superficiale l'eccessivo gossip nei suoi confronti. Lui ha avuto le sue responsabilità come le ha avute Cassano ma tutto ciò che è girato intorno a lui è stato troppo enfatizzato. Credo che dentro Mario sia scattato qualche cosa dopo la morte di suo padre. Questa esperienza a me fece maturare molto, speriamo di aver riabbracciato un Mario più maturo soprattutto sotto l'aspetto caratteriale».   

«MIO PADRE MI INSEGNO' AD AMARE IL MILAN» - Chiosa su un ricordo del padre Ugo, mostro sacro della commedia italiana, scomparso esattamente 25 anni fa: «Fu lui a portarmi a Milanello quando avevo tre anni. E' proprio in quell'occasione che mi innamorai di quei colori e di quelle magliette. Il calcio è così: c'è un episodio nella vita che ti fa legare a vita ad una squadra. Il calcio è una malattia, è un amore infinito». 


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