La dieta perfetta? Nel menu non manca l’attività fisica

Il professor Angelini, esperto in nutrizione sportiva, fornisce consigli e spunti di riflessione per una corretta alimentazione in relazione all’estate, al caldo e ai... tanti pericoli della Rete Spiega lo specialista: "Fate attenzione agli effetti dei social sull’accettazione del proprio corpo. La dismorfofobia è un fenomeno in aumento e per questo la fase diagnostica è fondamentale"
La dieta perfetta? Nel menu non manca l’attività fisica© iStock
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Professor Angelini, come d’abitudine con l’arrivo dell’estate cominciano le... abbuffate di “diete miracolose” e alla moda finalizzate alla prova costume. Le più disparate e astruse, a volte.

"Una premessa: la nutrizione è importante e io me ne occupo da tantissimo tempo, però quello su cui dovremmo insistere sempre di più sul fatto che all’origine del sovrappeso - a volte anche dei problemi metabolici, del diabete, della vera e propria obesità - oltre a una cattiva abitudine alimentare c’è anche e soprattutto la sedentarietà. La nutrizione, dunque, è un aspetto importante ma non è l’aspetto unico e assoluto. Se andiamo a vedere l’evoluzione del genere umano scopriamo che è proprio la sedentarietà a renderci sottoposti a patologie degenerative. Ultimamente dovremmo parlare tanto di attività fisica, oltre che di nutrizione. Tenendo peraltro presente che a volte di nutrizione si parla con le idee non propriamente chiare".

Come districarsi in questa giungla di consigli sbagliati? E soprattutto: ci sono dei campanelli d’allarme?

"Come io dico sempre ai miei pazienti e al mio staff, le malattie bisogna conoscerle. E se è vero che a volte non le devi cercare, è anche vero che se non le cerchi non le trovi mai... Ad esempio: quando noi abbiamo una paziente giovane che viene con la richiesta di perdere peso, non dobbiamo trascurare la letteratura scientifica che ci dice che nell’adolescenza c’è un aumento importantissimo, soprattutto dopo la pandemia, dei disturbi alimentari. E non possiamo non tenere conto anche del fatto che questa società così ricca di esposizione, mass media, social media ha rafforzato dei modelli estetici che portano gli adolescenti a quadri di dismorfofobia, cioè ad una mancata accettazione del proprio stato fisico. Quindi ritengo sbagliato essere troppo restrittivi e ritengo fondamentale andare a valutare l’eventuale presenza di un certo tipo di situazioni. La fase diagnostica è fondamentale. Detto questo, dal punto di vista degli interventi, c’è un discorso molto semplice: per dimagrire ci vuole una restrizione di calorie. Punto. Se andiamo ad analizzare tutte le varie strategie nutrizionali possiamo dire che hanno in comune proprio la restrizione calorica".

Vogliamo analizzarne alcune? Ad esempio la dieta chetogenica, che oggi va molto “di moda”.

"In realtà dovrebbe esser definita “terapia che si chiama chetogenica”. Essa nasce per essere utilizzata nell’epilessia, nella cefalea e nella patologia neurologica. È peraltro una terapia antichissima. Quando nella Bibbia o nel Medioevo si parla di indemoniati, beh... non erano altro che degli epilettici che venivano messi a digiuno ad acqua e nessun alimento. Andavano in uno stato di chetosi e stavano meglio: ma non perché erano stati miracolati, ma perché erano in chetosi. Per cui la dieta chetogenica  nasce come terapia medica. Pensiamo che il primo articolo in letteratura venne pubblicato da un osteopata, il dottor Wilder della Mayo Clinic. È una dieta con presupposti scientifici serissimi che però non deve essere banalizzata come la panacea di tutti i mali. Perché ora tutto si cura con la dieta chetogenica, ma in realtà non è che una delle armi che abbiamo a disposizione. Se andiamo ad applicare una dieta chetogenica in un sovrappeso, in una obesità, in una sindrome metabolica va bene solo nel contesto di un approccio multidisciplinare che preveda lacomponente dell’esercizio fisico e la componente psichica".

C’è poi la VLCKD (very low caloric chetogenic diet, ndr).

"Anche in questo caso, ci sono grosse basi scientifiche. È una strategia interessante perché permette una vita meno routinaria rispetto alle classiche diete ipocaloriche. Ma anche qui va personalizzata. E bisogna fare attenzione a quelle che io definisco “bandiere rosse”, che ti segnalano che il mare è mosso: assolutamente non adatta per un paziente che ha avuto un disturbo alimentare, assolutamente vietata l’autogestione. Quando vedo certe app che “guidano” i nutrizionisti fai da te mi preoccupo: c’è il rischio che si scateni una dipendenza. E poi, torniamo al solito punto di partenza...".

Ci dica.

"Tutte le terapie, se funzionano, hanno pregi e difetti: ma un farmaco vero è l’esercizio fisico. Dobbiamo pensare: vogliamo continuare a somministrare solo calorie, macronutrienti il più possibile articolati, o vogliamo prescrivere questa benedetta attività fisica? Io dico tutt’e due. A un collega diabetologo che, quando facevo una relazione, mi chiese “Perché non parli di questo farmaco?”, io dissi “Non è che non ne parlo perché non lo ritengo utile, ma perché mi auguro che fra vent’anni la Nike o la Adidas o chi per loro sponsorizzino i consessi di diabetologia... Questo è il vero problema!”.

La pandemia non ha aiutato...

"Se parliamo di salute a tutto tondo, tutto è stato aggravato in questi due anni. Ma non dobbiamo pensare di lottare sempre con una mano sola. Entra in ballo il rapporto nutrizione-attività fisica. Ed entra in ballo il discorso della nutrizione sportiva: per me gestire un atleta di qualsiasi livello è interessante perché posso trasportare questa gestione in fisica".

C’è qualche consiglio sull’alimentazione che si può dare in linea generale a chi pratica attività sportiva in estate?

"Se parliamo ad esempio di corsa, la parola chiave è adattamento. Come l’amico podista ha imparato a correre mezz’ora senza mai fermarsi, dovrà anche imparare ad alimentarsi in un certo modo. E qui si va sulle abitudini. E dal livello: dipende da che podista sei, che intensità hai. Se si ha alta intensità è bene privilegiare i carboidrati, se invece si corricchia a velocità non importanti non bisogna esagerare. Ogni podista che si rispetti la domenica corre di più, dunque: sabato sera magari concederei più carboidrati. Nulla va demonizzato, tutto va rapportato allo sforzo che si produce".

Altri capisaldi?

"Beh, in estate aumentano le temperature: è fondamentale curare molto l’idratazione. Anche con strategie specifiche: ci son integratori, capsule con cloruro di sodio. Ma quando fa molto caldo e perdiamo molti liquidi, può essere utile anche semplicemente del sale sotto la bocca. L’idratazione va curata in maniera certosina. Se al mattino faccio poca urina o l’urina scura, beh, vuol dire che sono disidratato. Se sento sensazione di sete... Nel caso, bisogna cominciare subito a bere e raggiungere quota 2,5 - 3 litri al giorno, soprattutto d’estate. In clinica constatiamo che questa soglia è raggiunta da pochi. E per chi dice “non ce la faccio a bere” è bene studiare un’alimentazione un po’ più meccanica: imporsi di bere 2-3 bicchieri a colazione, pranzo e cena. È anche bene arricchire la propria dieta com tante verdure".


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