Sesso bandito prima della gara? No, ma dipende dal tipo di sport

Il professor Emmanuele Jannini, ordinario di Endocrinologia e Sessuologia medica all’Università Tor Vergata di Roma, ci aiuta a fare chiarezza: "L’attività sessuale produce testosterone, che può aiutare prima di competizioni ad alto livello di competitività e aggressività, è invece sconsigliabile per le discipline in cui la concentrazione è determinante"
Sesso bandito prima della gara? No, ma dipende dal tipo di sport© iStock
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Professor Emmanuele Jannini, c’è una annosa domanda che da decenni coinvolge atleti, sportivi, allenatori. “Si può” fare sesso prima della gara?

"Fondamentalmente l’attività sessuale è un potente booster della produzione di testosterone: un ormone fondamentale per il desiderio, ma anche - ed è questa la cosa fondamentale da capire - per l’aggressività. E sappiamo bene che nello sport ha un ruolo assolutamente importante. È chiaro che se non ho la voglia di competere è improbabile che possa vincere facilmente, no? Quindi da questo punto di vista se è vero, come è vero, che l’attività sessuale ha un effetto immediato sulla produzione di testosterone ne risulta che l’attività sportiva si avvantaggi della attività sessuale a ridosso della stessa. Però...".

Però?

"Però naturalmente, come in tutte le cose biologiche, non ci sono bianchi e neri, non ci sono sì e no. Ci sono grigi. Che vado a enumerare. L’attività sessuale stimola la produzione del testosterone (e non solo nel maschio, succede anche nella femmina) ma fa anche un’altra cosa: stimola la produzione di un ormone, l’endorfina, che non ha un effetto positivo da questo punto di vista. L’endorfina è la sostanza che ci fa dire che lo sport fa bene, che ci fa sentire benessere allenandoci. Ma attenzione perché questo stesso benessere riduce le capacità di concentrazione. Anche lo stesso testosterone, peraltro, ha un effetto negativo sulla concentrazione. Dunque, per semplificare al massimo il messaggio: per sport che si avvantaggiano di particolari competenze di concentrazione, ad esempio la scherma, il sesso a ridosso della competizione non è la cosa più indicata".

Se invece devo salire sul ring, magari è diverso...

"Esatto: tutto cambia se pratichiamo uno sport, anche di squadra, dove c’è un forte elemento competitivo, aggressivo e... anabolizzante. Questa è una parola proibita nello sport: ma il testosterone è il più potente degli anabolizzanti. Gli sportivi che tanto sportivi non sono, e che dunque assumono illegalmente anabolizzanti, non assumono altro che testosterone. Facendo sesso si ha lo stesso risultato in modo naturale, e si spera piacevole, senza rischio di doping e di nessun genere. Inoltre, il testosterone ha come compito specifico quello di favorire la massa magra a sfavore di quella grassa. Quindi costruisce muscolo: in questo senso l’effetto è positivo".

Altri “grigi”?

"Una volta approfondita questa distinzione, non devo fare altro che aggiungere il fatto che la personalità individuale dell’atleta fa la differenza finale. Nel senso che - senza pretendere di stabilire delle regole universali uguali per tutti - ci sono chiaramente atleti più avvantaggiati dal sesso e dal rilassamento che esso provoca, dal testosterone... E ce ne sono altri cui, invece, questo rilassamento eccessivo può impedire di performare nella migliore maniera. Quindi entra in campo non tanto l’endocrinologo, quale io sono, ma il coach, l’allenatore. Il quale tanto più è bravo quanto più è capace di personalizzare. Ecco per quale motivo bisogna ammettere che la variabilità individuale fa la differenza".

Torniamo sulla annosa questione: quando diciamo “prima dell’attività sportiva”, cosa intendiamo esattamente per “prima”?

"Il tema fondamentale è sempre quello della notte prima degli esami. La notte prima può avere un effetto che può essere importante". 

Antonio Conte dixit: “ai miei giocatori spiego anche come fare sesso: nel periodo di una competizione, il rapporto non deve durare a lungo e bisogna fare il minor sforzo possibile. Quindi è meglio restare sotto la partner”. Cosa ne pensa?

"Innanzitutto è sbagliato il concetto de 'la' partner perché come sappiamo una percentuale della popolazione è omosessuale e quindi può anche essere “un” partner dei suoi calciatori. Ma certamente, circa il dispendio energetico intenso, devo dire che la sera prima della finale di Coppa del mondo forse non rappresenta il momento ideale per il kamasutra acrobatico. Se ci sono le condizioni per fare sesso, questo deve essere saggiamente modulato. In maniera non troppo diversa rispetto all’alimentazione. Non è che non si mangia, ma si mangia con attenzione a non appesantirsi eccessivamente".

Estate, caldo: cosa cambia dal punto di vista ormonale nell’attività sessuale?

"La cosa è duplice. Da una parte abbiamo un ormone, che si chiama melatonina, che è praticamente molto antisessuale e che entra in gioco nel momento in cui non c’è luce: quindi d’inverno, tendenzialmente, noi e gli animali facciamo meno sesso. Di contro la maggiore esposizione alla luce induce un maggiore desiderio. Detto questo, stiamo parlando di una attività che fa sudare: c’è lo svantaggio che forse il sesso non sia necessariamente sempre gradito".

Long Covid e disfunzione erettile: l'impotenza come marcatore

Aumentano gli studi e le riflessioni in merito al possibile nesso tra Covid-19 e disfunzione erettile. Il professor Jannini, che con la sua equipe ha approfondito la questione, ci aiuta a fare chiarezza: "Ci siamo resi conto di due cose. La disfunzione erettile e il Covid hanno esattamente gli stessi fattori di rischio. Vale a dire: è più probabile che mi ammali di Covid - malattia, non infezione - se sono diabetico, iperteso, obeso, neoplastico, se ho una malattia respiratoria e se sono cardiopatico. Insomma, le cosiddette non communicable chronic diseases, le malattie croniche non comunicabili. I cavalieri dell’apocalisse del mondo occidentale. Quindi partiamo dal concetto che c’è la stessa presenza di fattori di rischio. Ciò che provoca l’impotenza rende anche più probabile il Covid malattia. A questo si aggiunge, il dato più nuovo: quello del long Covid. Ci siamo interrogati su questa condizione che si verifica qualche volta nei soggetti che sono sopravvissuti alle polmoniti del Covid più serio, che portano a fatica, difficoltà di concentrazione, di ripresa delle varie attività. Ebbene: tra questi effetti, adesso, siamo anche in grado di annoverare la disfunzione erettile. Anzi: la nostra idea è che la disfunzione erettile sia un marcatore efficiente proprio di presenza di long Covid. In altre parole, all’inverso: se dopo il Covid si fa sesso senza problemi, è molto probabile che il Long Covid non ci sia".


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