Trapiantati, la seconda vita passa per lo sport

La storia di Claudia, dalla dialisi al trapianto alle medaglie del tennis all'European Transplant Sports Championships 2024 di Lisbona.
Trapiantati, la seconda vita passa per lo sport
Valeria Ancione
7 min

"Quando si è in dialisi non si vive ma si sopravvive, è l’unico modo per non morire", Claudia ha vent’anni, è nata con un’insufficienza renale cronica, e a 11 anni è dovuta entrare in dialisi: l'inizio di una esistenza faticosa, invalidata e in disaccordo con la giovane età, con la leggerezza e la speranza della giovinezza. "La mia adolescenza non è stata facile sono entrata in dialisi quando ero in seconda media: per tre volte alla settimana dovevo raggiungere l’ospedale per sottopormi all’emodialisi. In quegli anni ho fatto tantissime rinunce, non sono mai andata alle gite scolastiche, campi scuola, avevo limitazioni sul cibo ma soprattutto limitazioni nel bere".

L'Ospedale Bambino Gesù era praticamente come una seconda casa, quella della salvezza ma che finisce con l'essere il luogo del rifiuto, da detestare nonostante è lì che abita la sopravvivenza. Quattro anni e mezzo di dialisi, poi il 21 novembre del 2019 è arrivata "la" telefonata: "C’è un rene per Claudia, è la prima della lista”. Poche parole ma che scombussolano l'anima, che riaccendono i sorrisi e l'entusiasmo.

"In quel momento sei felice, agitata, hai paura ansia e gioia, piangi e ridi, un turbine di emozioni - confessa Claudia - Sai che la tua vita sta per cambiare, che tornerai a vivere pienamente e liberamente. E tutto questo grazie a un donatore che pur non conoscendomi mi ha ridato la vita. Ed essendo un minorenne il “si” lo hanno dato due genitori meravigliosi che, nonostante il dolore immenso per la morte del figlio, hanno donato i suoi organi".

Era la vita che bussava per smettere di sopravvivere e riaccendere una nuova luce sulla speranza di Claudia. E la vita, si sa, mette in connessione, incrocia destini che possono cambiare il tuo. Il trapianto, dunque, è stato sinonimo di rinascita benché gli ostacoli non fossero finiti. "Stava andando tutto bene, dopo tre mesi dal trapianto, ma è scoppiato il Covid e sono cominciati altri due anni duri, di paure e di chiusura totale".

E' successo a molti di piombare, o ripiombare, nella solitudine, era il tempo del distanziamento che ha isolato un po' tutti, qualcuno ne è uscito, qualcuno no. Ma Claudia era in credito con la vita, era finalmente in salute e voleva recuperare il suo tempo perduto, ne era alla ricerca per resituirsi una normalità agognata. E' toccato, come spesso accade, allo sport a prendere per mano Claudia. "Due anni fa, da genitori del Bambin Gesù, sono venuta a conoscenza di un progetto per far praticare sport in sicurezza a bambini e ragazzi trapiantati e dializzati presso il Comitato Italiano Paralimpico alle Tre Fontane di Roma e decido di andare. Da lì il mio ritorno a praticare sport appassionandomi al tennis. Per due domeniche al mese ci viene data dall’Associazione Nazionale Trapiantati e Dializzati la possibilità di praticare tennis, calcio, atletica e nuoto. Da lì ho cominciato ad allenarmi con continuità e ho avuto la fortuna di incontrare il mio maestro Carlo, che in due anni mi ha fatto crescere nel tennis. E visto il mio discreto livello ho partecipato all'European Transplant Sports Championships 2024, dello scorso luglio a Lisbona. E' stata la mia prima partecipazione a questo tipo di competizione, un’esperienza straordinaria e indimenticabile. Più di 500 atleti, provenienti da 27 Paesi europei riuniti che si abbracciano e celebrano il ritorno alla vita attraverso competizioni sportive, ciascuno grato al proprio donatore. La nostra Nazionale si è presentata con trenta atleti, portando a casa 26 medaglie d’oro, 15 d’argento e 9 di bronzo. Un grazie ai nostri donatori urlato con 50 medaglie: con determinazione, grinta, dedizione, costanza si possono superare a volte i propri limiti e situazioni di salute difficili". Claudia Graziani ha dato il suo bel contributo al medagliere: un oro nel tennis singolare, uno nel doppio e un bronzo nel tennistavolo.

Ma la vittoria non è tutto o non è lo scopo principale di Claudia, che ha ricevuto un dono preziosissimo e vuole restituire donandosi. "Attraverso lo sport io e altri atleti partecipiamo a eventi sul territorio italiano per sensibilizzare la popolazione a sottoscrivere la donazione degli organi e dei tessuti. In Italia attualmente gli organi disponibili coprono un terzo dei richiedenti, con un tempo medio di attesa di tre anni. Chi volesse chiarire il proprio assenso può farlo al momento del rinnovo della carta d’identità o anche lasciando un proprio documento scritto. Donare è una scelta ma anche una grande opportunità perché un “Sì” può salvare fino a sette vite". 


© RIPRODUZIONE RISERVATA