Il campione di windsurf Matteo Iachino è quinto a Fuerteventura

Si è appena conclusa la tappa del Mondiale di Windsurf a Fuerteventura. L'italiano campione del mondo Matteo Iachino è quinto in classifica generale
Il campione di windsurf Matteo Iachino è quinto a Fuerteventura
Marzia Ciccola
6 min

La tappa di Fuerteventura del World Tour di windsurf e kitesurf si è appena conclusa. Gli occhi sono stati puntati sui tre leader della gara, Antoine Albeau, Pierre Mortefon e Matteo Iachino, che si sono dati battaglia fino all'ultimo secondo. L'ha spuntata Albeau, vincendo la tappa di Fuerte per la 12esima volta in 14 anni, mentre Matteo Iachino si è piazzato terzo - quinto in classifica generale.

Alla vigilia della partenza per Fuerteventura il Campione del mondo 2016 ci ha raccontato della sua passione, il windsurf, e il suo rapporto con Citroen, con cui ha una partnership dal 2015.

Quando il windsurf è diventato la tua professione?

Nel 2013 sono diventato professionista, sono salito su una tavola a 8 anni ma a 10, nel 2000, ho capito che proprio mi piaceva. A gareggiare invece ho cominciato nel 2007. Insomma, è già un bel po'... ma non sembra.

Qual è la difficoltà maggiore dell'essere un professionista di uno sport di nicchia come il windsurf, dove non girano grossi ingaggi?

Le difficoltà sono soprattutto iniziali, bisogna cercare gli sponsor e organizzare i viaggi. Non esiste un agente o una squadra che ti aiuti. A giugno, per esempio, appena tornato da venti giorni in Corea, dovevo essere in Spagna il giorno dopo. Organizzare gli spostamenti, considerare il jet lag, far arrivare le borse con l'attrezzatura nel posto giusto al momento giusto, è particolarmente difficoltoso e prende un sacco di energia e tempo. Come in tutte le cose però quando si inizia è complicato, ma man mano si conoscono persone nei vari luoghi che possono dare una mano in determinate occasioni, i siti internet che aiutano etc. etc. Ma sono cresciuto molto anche così, arrangiandomi invece che avere una persona che mi organizzasse tutto con il rischio di non imparare a essere indipendente.

Le tue vittorie più emozionanti?

La prima volta che ho vinto una tappa di Coppa del Mondo nel 2015 in Spagna sicuramente è stata l'emozione più intensa. Più che vincere il Mondiale nel 2016, che è stata ovviamente una grande gioia. La vittoria di un Mondiale però è più diluita, perché è il risultato finale di una sere di tappe durante tutto l'anno, perciò come intensità la vittoria della prima tappa di Coppa del Mondo è stata maggiore. È il coronamento di tutto il lavoro e i sacrifici fatti con il mio allenatore.

Come ti alleni?

C'è un periodo di bassa stagione in cui non ci sono gare che è l'inverno, che comincia a fine ottobre o metà novembre. Per un mese vado in vacanza e siccome amo anche il surf da onda approfitto per andare nei luoghi dove si pratica. Da gennaio a marzo di solito mi alleno a Tenerife. In inverno mi concentro su peso e alimentazione perché nel mio sport è importante essere pesanti, oltre che agili. A marzo invece comincia l'allenamento in mare, per cui tutti i giorni sono in acqua e meno in palestra: è lo stesso allenamento che seguo tra una gara e l'altra. La mia specialità è lo slalom, per cui in acqua durante gli allenamenti pratico una serie di esercizi che simulano le manovre della gara.

I tuoi spot preferiti nel mondo?

Per la stagione delle gare Fuerteventura e Nuova Caledonia perché le condizioni per gareggiare sono sempre ideali. In generale personalmente amo Maui, il posto migliore per allenarsi, anche se può sembrare banale.

Come e quando è avvenuto l'incontro con Citroën? 

Ci siamo incontrati la prima volta nel 2015: in quel momento Citroën cercava ragazzi che facessero action sports e io sponsor, soprattutto in campo automobilistico. Ho sempre ammirato l'innovazione, sia tecnologica che estetica dietro i prodotti del brand, perciò quando ci siamo incontrati nell'autunno 2015 ci siamo trovati subito. Nel 2016 è stato creato l'Unconventional Team in cui sono entrato in quanto ero già ambassador e in più corrispondevo perfettamente ai parametri. Ora sono il solo ambassador.

Quali sono le affinità di un marchio di auto con gli action sport e con te in particolare?

Io nello specifico viaggio moltissimo per le molte gare a cui partecipo sia in Europa che fuori. Quando mi muovo in Europa prediligo guidare un'auto piuttosto che prendere l'aereo, perché ho molta attrezzatura da trasportare. Perciò un mezzo sicuro, versatile e spazioso si rende necessario. Di solito utlizzo sia un Citroën Jumper che una Berlingo. Uso il primo quando vado più lontano e devo portare molta attrezzatura – capita di aver bisogno anche di 0 tavole, 15 vele... - ma se la mia destinazione è più vicina utilizzo la Berlingo perché abbattendo i sedili si ottiene un pianale unico molto comodo. In più posso muovermi con un'auto non troppo ingombrante. A Citroën piace molto lo sport non convenzionale, all'aria aperta perché affine alla sua idea e alla sua filosofia di sport. Al contempo si vuole mostrare un uso alternativo dei mezzi commerciali come i furgoni, ma anche delle auto più spaziose come appunto Berlingo o C3 AirCross che possono essere utilizzati dalla famiglia in città come dallo sportivo che ha necessità di ampi volumi.

Come collaborate?

Oltre a utilizzare le auto del marchio, il mio sport si presta a dimostrare la versatilità dei mezzi Citroën, perciò giriamo video in cui si mostrano i diversi ambiti di utilizzo, piuttosto che la spaziosità per il carico dell'attrezzatura o la facilità di trasformazione dell'auto da berlina in “furgone”. Sono molto orgoglioso di collaborare con il marchio perché dimostra un reale interesse per lo sport, a tutti in azienda piace seguire le mie gare piuttosto che i miei allenamenti, sento un interesse reale nei confronti degli sport meno convenzionali che percepisco chiaramente. Per me avere mezzi nuovi, perfetti per lo svolgimento del mio sport, su cui posso contare macinando al volante almeno 50 mila chilometri l'anno, è davvero fondamentale. Tramite i loro canali poi riesco a dare visibilità anche al windsurf, al mare, al fatto che sia uno sport pulito a contatto con l'ambiente.


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