Bologna, il maresciallo Sinisa è tornato

A Casteldebole l'allenatore serbo dà l'esempio: un'ora di corsa a meno di un anno dalla malattia
Bologna, il maresciallo Sinisa è tornato© FOTO SCHICCHI
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BOLOGNA - Il primo gesto di ruvida libertà lo ha fatto guidando a tutta dentro al parcheggio di Casteldebole, due giri, per sentire l’ebrezza della velocità. Poi Sinisa Mihajlovic è sceso dal suo Porsche Carrera, erano le 9.30, Casteldebole deserta, il cielo grigio, carico di pioggia: figuriamoci se poteva fermarlo. E’ andato alla panchina, aveva la mascherina e il berretto, lo stesso berretto che tante volte gli avevamo visto addosso nelle prime apparizioni durante le cure, e anche dopo, quando ormai il peggio era passato e lui era tornato ad allenare. Gesti lenti, quelli del Mihajlovic. Il respiro a pieni polmoni, una cura lenta ed evidente nel togliersi la felpa. Si è tolto anche il berretto, e poi ha adagiato il tutto sulla panchina. Lentamente si è messo a correre, un giro di campo, poi due, alla fine saranno quanti è possibile farne in un’ora. A metà mattina, alle 10.38, è arrivato anche Riccardo Bigon. Più che da diesse, da dirigente rossoblù, lo ha fatto da amico. Anche lui è sceso dalla macchina, si è incamminato lentamente verso il campo. Quando Mihajlovic lo ha visto ha allargato le braccia, Bigon pure: gesti di realtà dopo la quarantena. Mihajlovic ha continuato a correre per un po’, poi si è fermato a parlare con Bigon. Lo hanno fatto distanti più di un metro, quasi due. Un dialogo serrato. Bigon gli ha chiesto della famiglia, Sinisa pure. Hanno parlato di calcio, naturalmente.

Energia

E' tutta lì la prima, grande ripresa di Mihajlovic. Un’ora di corsa blanda, libera, coraggiosa. Alle 11.05, quando ormai il vento si era alzato, il tecnico serbo è salito in macchina ed è uscito dal centro tecnico Niccolò Galli. Tornerà anche questa mattina, un’altra ora di allenamento. E poi un’altra ancora, chissà. Ha ridotto al minimo i rischi, Mihajlovic, per questo ha preferito correre durante le prime ore del mattino, per farlo lontano da qualsiasi tipologia di contatto, e naturalmente per sentire il rumore del silenzio. Nei giorni della quarantena lo avevano sentito feroce, arrabbiato per la situazione, per l’impossibilità di tornare a un pizzico di normalità. Dopo le settimane in ospedale, finalmente era tornato sul campo. Nel giro di poco ha dovute fare i conti anche lui con [...]

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