Fiorentina, Prandelli deve fare il mental coach

L’allenatore deve lavorare sul gruppo dando unità e coesione oltre a un equilibrio tattico
Fiorentina, Prandelli deve fare il mental coach© Getty Images
2 min

FIRENZE - Il “mental coach”, lui, una volta l’ha già fatto. Sempre con la Fiorentina. Cesare Prandelli si è già rimboccato le maniche. Come accaduto nel 2006-07, la stagione iniziata con la zavorra dei 19 punti di penalizzazione (ridimensionata poi a -15) figli di Calciopoli, ora più che mai c’è da fare gruppo, da trincerarsi nel proprio fortino, pensando a macinare punti una gara alla volta, senza frenesia, ma con determinazione. Oggi come allora.  Cesare fece quadrato attorno al proprio gruppo, mise in un angolo il “partito dei pessimisti” e lasciò solo il campo in primo piano. E’ così che cominciò la cavalcata vincente della sua squadra, un condensato di gioco, rabbia agonistica e senso di rivincita.

Pezzi rotti

C’è da ritrovare la strada, il filo conduttore da seguire, consapevoli che adesso non si potrà più sbagliare, già dalla gara di Coppa Italia, la via più breve per provare a percorrere la scorciatoia verso l’Europa e magari sognare davvero di riportare un trofeo a Firenze che manca da vent’anni. Tocca a Prandelli lavorare sulla mente dei propri giocatori, magari supportato dall’esperienza dei senatori viola. C’è da tornare a vincere, quasi un mese dopo l’ultima volta (col Padova, non senza sofferenza) se non altro per preparare la trasferta di San Siro contro il Milan con un pizzico di morale in più. Sarà lui a rimettere insieme i pezzi rotti, facendo di tutto per valorizzarne le cicatrici. I giapponesi chiamano questa pratica “kintsugi”, l’arte della resilienza, decisiva per dare vita a qualcosa di nuovo senza dimenticare il passato recente. Lo ha ribadito allo spogliatoio anche ieri. Per uscire dalla palude servono unità e orgoglio: il “mental coach” non ha perso tempo.

Leggi l'articolo completo nell'edizione odierna del Corriere dello Sport-Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA