Fiorentina, la cura Prandelli: rabbia e ritiro

Conquistati solo 2 punti nelle ultime 6 gare. Presa di posizione dei tifosi. Striscione polemico esposto fuori dal centro sportivo “Astori”
Fiorentina, la cura Prandelli: rabbia e ritiro© Getty Images
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FIRENZE - Quello striscione, appeso davanti ai cancelli del centro sportivo Davide Astori, nonostante il buio, i giocatori lo hanno visto bene, passandoci davanti col super pullman viola diretti in ritiro. «Il nostro amore per la maglia è infinito, la pazienza no…svegliatevi tutti». La firma è dell’UnoNoveDueSei, il punto di riferimento della Curva Fiesole, il cuore pulsante del Franchi, pieno e vuoto. Nessun assembramento: si è optato per un lenzuolo di svariati metri, impossibile da non notare. Quando la squadra si è mossa, scortata come sempre da una pattuglia delle forze dell’ordine, verso l’hotel che ospiterà il gruppo in questo raduno ordinato dalla società con in testa il presidente Commisso, ad attenderla non c’era praticamente nessuno. Il messaggio che doveva essere fatto passare se lo sono ritrovati tutti davanti agli occhi: giocatori, allenatore e dirigenti, ciascuno chiamato a rispondere dal banco degli imputati. Il sostegno della tifoseria c’è, non è mai venuto meno e si è sempre respirato, nonostante le difficoltà figlie del Covid. Ma adesso serve una scossa generale, anche perché solo la passione per la Fiorentina è a tempo indeterminato, non il resto. I tifosi hanno teso una mano, tocca alla squadra raccogliere l’invito.

L'alchimista

Si viaggerà avanti e indietro tra la zona sud della città, dove si pernotterà, e il Campo di Marte, dove il gruppo si allenerà, all’intorno del quartier generale viola, provando a mettere a punto tutti i correttivi necessari. E’ qui che Prandelli, in versione alchimista, dovrà forgiare la versione migliore della Fiorentina, quella capace di mettere all’angolo la paura e, come un’araba fenice, di rinascere dalle sue stesse ceneri. Cesare Prandelli vuole invertire il trend senza diventare lui stesso il quinto allenatore (dopo Bianchi, Chiarugi, Zoff e Montella, nel suo secondo mandato) a non riuscire a vincere mai nelle prime cinque partite dirette in A nell’era dei tre punti a. Tocca a lui restituire identità al gruppo, rianimarlo. E deve farlo in vista dei prossimi 90 minuti.

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