Lucia Bronzetti esclusiva: "La Top 60 e le mie notti agitate per il rovescio"

La riminese festeggia la scalata: “Non mi riusciva più quel colpo, mi allenavo a qualsiasi ora. Un’agonia, ma ora ho solo 58 giocatrici davanti a me e ne sono fiera”
Lucia Bronzetti esclusiva: "La Top 60 e le mie notti agitate per il rovescio"© Getty Images
Lorenzo Ercoli
4 min

«Non riuscivo più a giocare il rovescio, neanche da metà campo. Non ho mai pensato di smettere, ma è stata un’agonia e la notte non dormivo per l’ansia.». Due anni fa Lucia Bronzetti è ripartita quasi da zero, oggi festeggia l’ingresso in top 60 (n. 59 Wta). L'atleta di Villa Verucchio (Rimini) nel 2018 si trasferì al Piccari & Knapp Tennis Team di Anzio per inseguire un sogno. Tra le tante tappe in questo percorso, le recenti finali di Palermo e Vancouver.

Come si sente ad essere tra le prime 60 al mondo?
«Avrei messo mille firme a inizio anno. Se penso da dove sono partita è difficile credere che solo cinquantotto giocatrici al mondo siano più forti di me».

Lei un anno e mezzo fa giocava ancora i tornei Itf. Ha qualche aneddoto sui tornei minori?
«Ripenso a Le Havre in periodo Covid: ero in una camera minuscola, non la pulivano mai e mi uscivano i piedi dal letto. Ma tutto sommato non andò così male dato che tornai a casa con il titolo. Invece una volta a Kazan, in Russia, mi svegliai con il torcicollo prima di debuttare, avevo speso molti soldi per la trasferta e non ci volevo credere. Vinsi il primo match senza poter muovere il collo e alla fine arrivai in semifinale. Al ritorno, per un errore burocratico mi era scaduto il visto. Il mio coach rientrò in Italia, io dovetti dormire su una panchina in aeroporto e rivolgermi all'ambasciata il giorno dopo».

A inizio 2020 ebbe un grave problema con il rovescio.
«Ho il magone solo a pensarci: la notte sognavo i rovesci sbagliati e giocai un torneo colpendo solo di dritto. Mi allenavo a qualunque ora per risolvere il problema e il mio coach Francesco Piccari è stato fondamentale dentro e fuori dal campo. Aver superato questo incubo mi dà tanta forza ancora oggi».

Cosa racconta delle finali, raggiunte e perse, di Palermo e Vancouver? Quanto ha gioito e per dirla alla romana, quanto ha “rosicato”?
«Palermo mi rimarrà sempre nel cuore, anche più degli ottavi a Miami. In Sicilia ho raggiunto la prima finale Wta battendo avversarie forti, come Garcia (recente vincitrice a Cincinnati, ndr), e non ho nessun rammarico. A Vancouver invece ho rosicato tanto (ride, ndr) perché ho sbagliato l'approccio al match decisivo. Ma sono felice della mia crescita».

A Villa Verrucchio è diventata un'eroina?
«Me ne accorgo quando torno ed è bello ricevere complimenti al supermercato. Lì c'è tutta la mia famiglia. Quando torno sto il più possibile con i miei nonni, mi dispiace non vederli spesso».

Cinque anni fa scelse di trasferirsi ad Anzio dai fratelli Piccari e da Karin Knapp.
«Non fu facile trasferirsi e andare a vivere da sola. Francesco e Alessandro Piccari sono davvero bravi, nei tornei ne ho visti pochi preparati come loro. Francesco a livello tattico tante volte mi ha aiutato a vincere partite, ma il segreto è nel rapporto umano: abbiamo gli stessi valori. Poi c'è Karin che ha vissuto ciò che sto affrontando. Nessuno meglio di lei può consigliarmi come muovermi».

Se non fosse stata una tennista quale sport o lavoro avrebbe fatto?
«Mi piaceva la pallavolo, ma ho optato per uno sport individuale dove mi prendo tutte le responsabilità. Sul lavoro non saprei, però mi piace stare con i bambini».

Quest'anno c'è stato l'esordio in Nazionale. Che è emozione è stata?
«Ho realizzato un sogno che avevo da bambina ed è stato bello debuttare in doppio. Quando ho sentito l'inno, gambe tremanti e occhi lucidi. Non vedo l'ora di giocare in singolare, proverò tanta tensione ma una volta rotto il ghiaccio mi immagino un'atmosfera e un tifo da brividi».

Per concludere, come arriva a questi Us Open?
«Felice e consapevole dei miei miglioramenti. L'anno scorso a New York avevo disputato le mie prime qualificazioni slam ed ero spaesata, quest'anno invece entro dalla porta principale. Sono orgogliosa e motivata».


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