Vagnozzi: “Il progetto Sinner è a lunga scadenza”

Il coach di Jannik da 7 mesi, tra presente e futuro: “La parola d’ordine è programmazione”
Vagnozzi: “Il progetto Sinner è a lunga scadenza”© Getty Images
Alessandro Nizegorodcew
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«In questo momento i risultati sono molto importanti, ma non fondamentali. Sinner è un tennista ancora in costruzione. Non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo finale: rendere Jannik il più completo possibile e fornirgli nuove armi per competere ad altissimo livello. Parola chiave: programmazione».

Simone Vagnozzi, coach di Sinner da ormai 7 mesi, è concentrato sul presente ma ha sempre lo sguardo attento sul futuro. «Credo che Jannik possa già vincere un grande torneo, ma l’idea è quella di far sì che arrivi in fondo agli Slam e ai Masters 1000 con continuità. La fretta può essere il nostro peggior nemico».

‘Vagno’, che da giocatore ha raggiunto il n.161 ATP nel 2011, da allenatore ha già portato al massimo rendimento Marco Cecchinato (semifinale al Roland Garros nel 2018 e best ranking al n.16 ATP) e Stefano Travaglia. «Credo che a volte, nei giudizi negativi su di me, incida la giovane età (39 anni; ndr). Penso di aver lavorato bene in questi anni e di essere pronto per seguire un tennista dal potenziale straordinario come Jannik. Se non mi fossi sentito in grado di farlo, non avrei mai accettato».

Nel ‘Team Sinner’ ha fatto il suo ingresso anche il ‘supercoach’ Darren Cahill. Non è mai banale affiancare due allenatori, come sta andando?

«Credo sia impossibile non andare d’accordo con Darren e tra noi c’è grandissima sintonia. È disponibile, altruista e anche molto simpatico. Su tanti aspetti, con la sua esperienza e il suo curriculum (ha allenato, tra gli altri, Agassi, Hewitt e Halep; ndr), può dare a tutti noi una grande mano. Averlo nel team è per me un grande vantaggio».

Nel Masters 1000 di Cincinnati è arrivata una sconfitta dolorosa contro Auger-Aliassime, con due match point sprecati.

«Jannik è stato il più forte in campo per quasi tutto il match e questo, per un coach, non deve passare in secondo piano. Dispiace perché Cincinnati è un torneo molto importante e penso sarebbe potuto andare avanti nel tabellone. Stava giocando sempre meglio, in crescendo. Non va però dimenticato che Sinner ha vinto partite annullando match point in questo 2022 e, nell’arco di un’annata, può accadere anche il contrario. Non bisogna fare drammi e puntare con fiducia verso New York».

Cosa vi aspettate dagli US Open?

«A New York le condizioni di gioco spesso non sono semplici. L’ideale è risparmiare energie nei primi turni, anche se non è facile. Jannik si è preparato al meglio per l’ultimo Slam della stagione. Abbiamo fiducia perché finalmente, da qualche mese, si è allenato a al meglio».

Cosa intende?

«Jannik aveva chiuso il 2021 giocando tantissime partite, svolgendo inevitabilmente una preparazione atletica ridotta. In più ha avuto il Covid e problemi con le vesciche ai piedi. Non ha avuto, sostanzialmente, tempo e spazio per un buon allenamento fisico. La svolta è arrivata dopo il Roland Garros e in seguito all’infortunio al ginocchio, quando finalmente abbiamo potuto lavorare con calma e continuità. Non a caso ha poi giocato benissimo a Wimbledon, Umago e, a prescindere dal risultato, anche a Cincinnati».

Nonostante ciò dopo ogni sconfitta arriva una pioggia di critiche.

«In Italia se vinci sei un fenomeno, ma alle prime sconfitte vieni messo tutto in discussione. Non mi lamento degli appassionati. Le critiche che mi hanno fatto un po’ male sono giunte da alcuni addetti ai lavori che da fuori, però, non possono conoscere realmente le dinamiche del team. Bisognerebbe fare attenzione prima di sparare sentenze. Le critiche sono importanti, spesso utili, ma a volte in questi mesi si è esagerato. Sembra quasi che Jannik stia facendo peggio dell’anno scorso, mentre la verità è un’altra: nel 2022 ha giocato meno tornei (15 contro i 18 del 2021) e vinto molte più partite (38 contro 30)».

Com’è Jannik fuori dal campo?

«È un ragazzo giovanissimo che deve poter continuare a divertirsi come un ventunenne. Il giorno successivo alla sconfitta con Auger-Aliassime a Cincinnati siamo andati sulle montagne russe che erano vicino al circolo. Insieme al team facciamo lunghe partite a ‘Uno’ e ogni tanto a Jannik piace giocare a calcio».

A proposito di calcio: lei è dell’Inter, Jannik del Milan.

«Purtroppo il campione d’Italia è lui. Le ultime due sfide del Milan della passata stagione, con Atalanta e Sassuolo, le abbiamo seguite in hotel al Roland Garros. Ho provato a 'gufare' senza successo. Potete immaginare… Jannik è tifosissimo rossonero, è molto carico anche quest’anno».

Tornando al percorso: quali sono gli obiettivi a lungo termine?

«Arrivare più in alto possibile, vincere i grandi tornei. Può accadere anche adesso, perché Jannik ne ha le capacità, ma attraverso il lavoro dobbiamo far sì che riesca a competere ad altissimo livello ogni settimana, con continuità, come i grandi di questo sport».


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