Allarme Sinner, che cosa succede a Jannik? Nuovo infortunio e quella strana sindrome...

Generoso (anche troppo) rifiuta la sconfitta lanciandosi su ogni palla. Il preparatore Baraldo: «Sì, ha la testa di un discesista, come la Goggia»
Allarme Sinner, che cosa succede a Jannik? Nuovo infortunio e quella strana sindrome...© EPA
Alessandro Nizegorodcew
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Allarme no, preoccupazione sì. Jannik Sinner, al terzo match della stagione, ha già subìto il primo infortunio del 2023. Nel match di quarti di finale dell’ATP 250 di Adelaide, sul punteggio di 5-4 40-40 nel primo set contro Sebastian Korda, l’azzurro ha sentito un dolore all’anca dopo essersi allungato in risposta in maniera innaturale. Al termine del parziale, perso 7-5, Sinner ha immediatamente richiesto l’intervento del fisioterapista, ma nel secondo set è parso piuttosto debilitato cedendo nettamente 6-1. L’infortunio non sembra particolarmente serio e la presenza agli Australian Open, al via tra una decina di giorni, non dovrebbe essere in dubbio. L’ennesimo problema fisico, dopo i tanti stop forzati nel 2022, porta però inevitabilmente a riflettere sul presente e sul futuro dell’azzurro.

Sinner e Sofia Goggia: ecco cosa li accomuna

La parola chiave della preparazione invernale di Jannik Sinner, svolta tra Montecarlo e Alicante, è stata: prevenzione. Umberto Ferrara (preparazione fisico) e Jerome Bianchi (fisioterapista), professionisti di fama internazionale, hanno certamente le carte in regola per lavorare al meglio con Sinner, ma la sensazione è che il corpo dell’altoatesino non regga ancora al 100% lo stress atletico a cui il circuito tennistico lo costringe e a cui, per eccesso di voglia e coraggio, si auto-costringe.

Sinner è un giocatore di rara generosità, che non conosce la paura ed è sempre pronto a lanciarsi sulla palla, anche in equilibrio precario, pur di conquistare il punto. Il rifiuto della sconfitta è una delle sue grandi armi ma, forse, anche uno dei suoi (attuali) problemi. Una mentalità da sciatore, quale è stato da juniores, o, più precisamente, da discesista. «Il problema è che Sofia Goggia, che mentalmente potremmo associare a Jannik Sinner, si rompe la mano si opera e può comunque sciare a vincere. Un tennista, se si fa male, non ha chance». Parola di Stefano Baraldo, preparatore fisico di grande esperienza che in passato ha lavorato, tra gli altri, con Flavia Pennetta e Potito Starace. «Questi ragazzi giocano tantissimo, probabilmente troppo, e il tempo per far rigenerare il corpo è spesso esiguo. Negli anni ho seguito tanti tennisti e migliaia di loro partite, ma il numero di volte in cui sono scesi in campo senza acciacchi le posso contare sulle dita di una mano. Non è facile per un preparatore, anche perché lo stress per questi giovani atleti è sia fisico che mentale. Le pressioni sono tantissime e non è sempre semplice affrontarle nella giusta maniera».

L'obiettivo di Sinner e quel problema da risolvere...

Sinner è stato recentemente definito da L’Equipe ‘la delusione del 2022’ nonostante a 21 anni, e con una serie infinita di infortuni, abbia chiuso l’anno al numero 15 del mondo. Una sentenza dura e ingenerosa, che aggiunge pressione a chi ne ha già tanta. Gli infortuni di Sinner sono però tanti, frequenti e in zone diverse del corpo: dalle caviglie alla mano, dalle vesciche al ginocchio sino ad arrivare all’anca. Alcuni problemi (vesciche e ginocchio) paiono definitivamente risolti, ma la prevenzione dovrà continuare a essere una priorità. «Quella che chiamiamo prevenzione non è altro che una componente dell’allenamento - spiega ancora Baraldo - Si effettuano studi strumentali atti a capire eventuali problemi posturali che possono portare, a loro volta, a un infortunio. Analizzando eventuali squilibri si cerca poi di capire come migliorare la situazione. Il team di Sinner è preparato, riusciranno ad arrivare col tempo a una soluzione». La sensazione è che il corpo del giovane Jannik Sinner debba ancora assestarsi e che il futuro porterà anche a una importante e necessaria crescita muscolare (forse oggi ancora troppo rischiosa da mettere in atto?). Il tennis moderno non lascia tempo agli esperimenti, bisogna scendere in campo per 70-80 partite all’anno e gestire al meglio le difficoltà. La bravura, per il team Sinner e per lo stesso Jannik, sarà capire il momento in cui rifiatare, perché tirando troppo la corda alla fine si corre il rischio di spezzarla.


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