Rivalità è il nome che si dà al capriccio con cui il destino si premura di organizzare appuntamenti all'insaputa di due contendenti. Del duello non possiede né la mappa - dove, quando - né il rintocco definitivo. È un continuo aggiornarsi, la rivalità. Ha memoria del passato e vista su un futuro mai identico a sé stesso. E quello verso cui si affaccia Jannik Sinner, che oggi in semifinale a Indian Wells ritroverà Carlos Alcaraz per la quinta volta in carriera, non potrebbe essere più suggestivo. A renderlo tale, molto ha contributo la vittoria ottenuta la notte scorsa dal numero uno italiano contro Taylor Fritz. La seconda del 2023 contro un top5 dopo quella ottenuta a Rotterdam contro Tsitsipas.
Arricchito il bagaglio di colpi
Che sia arrivata proprio ieri, a tredici mesi esatti dall'avvio della nuova partnership con coach Simone Vagnozzi, è coincidenza che riveste il successo di un significato in più. «Un anno fa pensavo solo al mio gioco, senza considerare quello del mio rivale - ha dichiarato Sinner a fine match - ma ora sono un giocatore diverso. Ho ancora molto da migliorare, ma in un anno sono cambiate molte cose». Si è arricchito il suo bagaglio di colpi, in primis. Ma quel che è più importante, è che oggi «so quando fare determinate cose e quando al contrario non funzionano». Con Fritz, in un match in cui c'è stato tempo per pensare, Sinner ha confermato il suo buon feeling con la rete, selezionando con cura momenti ed esecuzioni.
I frutti del lavoro sul fisico
In risposta, una volta decifrata la direzione del vento, è stato bravo a pazientare e farsi trovare pronto ad aggredire le seconde palle dell'americano quando rallentate da folate amiche. E infine gli scambi, sostenuti alla velocità di un flipper, tanto solidi nelle diagonali sul rovescio quanto efficaci nelle accelerazioni con il dritto e apparsi mai intaccati da stanchezza o flessioni: risultato di un lavoro sul fisico che piano piano sta iniziando a dare i suoi frutti. «Conosco meglio il mio corpo - ha riflettuto a caldo l'altoatesino - e gli darò ancora tanto tempo per svilupparsi. Tutti gli infortuni subiti lo scorso anno sono stati difficili da assorbire anche a livello mentale: ora mi sento molto meglio anche sotto questo aspetto. Tra due o tre anni so che sarò messo molto bene fisicamente». Per intuirlo ne è bastato uno. Così come per realizzare di essere sulla strada giusta per arrivarci. Che ci sia ancora Carlos Alcaraz sul cammino, non è che la conferma che, dopo tanto operare, anche il destino abbia infine deciso di mettersi comodo e godersi lo spettacolo.
