Berrettini in difficoltà: l'atleta sta bene, ma l'uomo è fragile

Il tennista romano accusa non solo il colpo per i due recenti tornei, ma anche per le polemiche sulla sua vita privata
Berrettini in difficoltà: l'atleta sta bene, ma l'uomo è fragile© EPA
Lorenzo Ercoli
4 min

“Dopo pioggia viene sole”. Con l’inizio del Miami Open la speranza è che uno degli aforismi più celebri di Vujadin Boskov possa essere di buon auspicio per Matteo Berrettini. Mago dello “start and stop”, il campione azzurro per la prima volta in tempi recenti non è riuscito a reagire nell’immediato, destando così preoccupazione tra tifosi e appassionati. Lo spavento per il polpaccio e il ritiro contro Rune ad Acapulco, la sconfitta di Indian Wells, le difficoltà reiterate nel Challenger di Phoenix e il chiacchiericcio mediatico per tutto ciò che accade fuori dal campo, sono i punti salienti dell’inverno vissuto dal finalista di Wimbledon 2021. Beniamino del pubblico e ormai personaggio di fama nazionale, Matteo, più che dalle legittime critiche del campo, è rimasto scottato dalle polemiche per le fantomatiche distrazioni di una vita privata che nella realtà dei fatti non sfocia in eccessi e in un mondo ideale dovrebbe riguardare solo il diretto interessato. Al momento dello sbarco in Florida Berrettini sulla carta è perfettamente integro e questo sposta la discussione su ciò che lo sta portando a rendere molto lontano dai suoi standard, come lui stesso si è rimproverato nel corso del match contro Shevchenko, parlando tra sé e sé come tutti noi abbiamo fatto almeno una volta nella vita. 

La psicologa

Il fattore mentale in questa situazione assume dunque un peso importante, come ci spiega la dottoressa Barbara Rossi, psicologa della Vero Volley Monza e referente nazionale di psicopedagogia del settore tecnico della FIGC: «Per quella che è la carriera di Berrettini, anche a livello di infortuni, credo sia normale poter incappare in un momento dove le performance non sono all’altezza delle proprie possibilità. Questo non significa che non possa essere in grado di ritrovarsi, anzi i momenti di crisi servono a evolversi. A volte c’è bisogno di più tempo, ma non va messo in discussione il valore dell’atleta e della persona. I tennisti sono esposti a tante pressioni, le aspettative dei tifosi sono alte e in alcuni casi è troppo facile fare associazioni legate alla vita privata di ragazzi, che restano degli esseri umani come tutti. In più va aggiunto che il tennis dal punto di vista mentale è uno degli sport più impegnativi e nel corso di una stagione è difficile potersi prendere pause. Facciamo l’errore di pensare che la testa sia staccata dal corpo, ma la correlazione è stretta, specialmente perché la prestazione atletica è influenzata dalla mente, così come lo sono anche i periodi post infortunio». 

L'ex tennista

Queste parole vengono confermate dall’esperienza diretta dell’ex 70 ATP Thomas Fabbiano, che pochi giorni fa ha annunciato ufficialmente il ritiro. Il trentatreenne di Grottaglie, protagonista nel 2019 dei successi contro Tsitsipas e Thiem a Wimbledon e US Open, ha vissuto l’esperienza completa della vita da tennista tra luci ed ombre: «Nella mia carriera ho passato tanti momenti particolari. Mi è capitato diverse volte di avere periodi di tre mesi dove soffrivo e faticavo a tirare in campo. In quei momenti ero consapevole di poter fare fatica a vincere contro chiunque e mi dovevo armare di tanta pazienza, perché poi anche solo un match vinto poteva avviare il processo inverso e permettermi di ritrovare il mio miglior tennis. Questo discorso vale per tutti i professionisti, nel mio caso era amplificato perché la differenza tra i miei alti e i miei bassi era davvero abissale. I primi 20 del mondo invece anche quando giocano male difficilmente hanno un crollo totale. Nello specifico Berrettini ha una testa da Top 10, quindi se c’è uno che può superare questo periodo, quello è sicuramente lui». 


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