Santopadre: "Alleno Berrettini, ma voglio mandare un messaggio a Sinner"

Il consiglio del coach: “Jannik non deve temere Alcaraz perchè sta facendo progressi notevoli”
Santopadre: "Alleno Berrettini, ma voglio mandare un messaggio a Sinner"© Getty Images
Lorenzo Ercoli
6 min

ROMA - «Sinner e gli altri? Non faccio pronostici, ma questi ragazzi vanno tifati perché si mettono in gioco per davvero. Roma? È uno dei migliori tornei al mondo». Sarà anche di parte, ma Vincenzo Santopadre non ha dubbi e mette gli Internazionali d’Italia nel gotha. Nonostante due sole partite vinte al Foro Italico da giocatore, nella storia dell’evento quella del 2001 contro l’allora campione uscente Magnus Norman, il coach di Berrettini conserva soltanto grandi ricordi. Il finalista di Wimbledon 2021 per il secondo anno di fila non sarà ai nastri di partenza, ma Santopadre si è già concesso una scappata sul “Pietrangeli” in occasione del match tra Cobolli e Basilashvili. Con la scusa di incontrare amici e riassaporare tanti ricordi, il romano si regala il “suo” Foro Italico e fa un punto su ciò che ci aspetta.

Spettatore, giocatore e poi coach. Cosa significa per lei il Foro Italico?
«È un frullatore di ricordi ed emozioni vissute. Nonostante tante sconfitte e tanti match finiti con i crampi, sono tutte memorie piacevoli. Questo è un torneo che vivo sempre con grande felicità e quando dico che Roma è uno dei tornei più belli al mondo è normale che io sia un po’ di parte».



Qui ha vinto solo due match ma entrambi contro dei Top 10.
«Magnus Norman e Karol Kucera sono gli unici Top 10 che ho battuto in carriera tra l’altro, quindi anche se è passato del tempo sono partite che ricordo. Norman in particolare lo avevo già battuto, così ricordo che non avevo dato troppo peso al sorteggio del primo turno e non entrai in campo sconfitto. Ricordo il campo lento in una giornata di pioggia e giocai veramente tante palle corte».

Tornando all’attualità. Come procede il recupero di Berrettini?
«Si sta rimettendo da questo infortunio, ma occorre un po’ di pazienza. Sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno, Matteo sarà probabilmente uno dei pochi giocatori a rimanere imbattuto per due anni di fila a Roma (ride; ndr)».

Per Roma è arrivato l’upgrade a due settimane. Le piace il format? I big paradossalmente riposano di più.
«Per chi va avanti nel torneo precedente è sicuramente una buona formula perché facendo l’esordio il venerdì o il sabato si ha più tempo per il recupero. Sotto altri aspetti può essere più pesante perché chi perde al primo turno si ritrova due settimane di buco. Nel complesso è una scelta azzeccata che allunga la festa, il che non fa mai male ad un torneo così importante».

Lo chiedo a lei che li ha visti tutti. Roma è davvero tra i tornei più belli al mondo?
«Come ho detto, sarò di parte, credo davvero di sì. La location, la città, il clima e la gente sono tutti fiori all’occhiello degli Internazionali. Quest’anno a livello organizzativo sono poi stati fatti sforzi importanti per ampliare la struttura ed arricchire la permanenza degli atleti».

Da Sinner, Musetti e Sonego cosa si aspetta?
«Non faccio pronostici, ma sappiamo bene che la prestazione è data dallo stato di forma e da dettagli che a volte anche noi addetti ai lavori non conosciamo bene. Posso dire che i tifosi italiani devono incoraggiare gli azzurri a prescindere perché garantisco che questo è un gruppo di ragazzi che si mettono in gioco per superarsi e che soffrono quando perdono. Quindi a volte può dare fastidio lo scoramento degli appassionati quando le cose non vanno benissimo».

Ieri ha seguito il match di Cobolli, a Roma già un piccolo idolo. Ha notato miglioramenti?
«Negli ultimi due anni è maturato e si sta evolvendo tennisticamente, questo anche a dispetto di una classifica che l’anno scorso era migliore. La chiave in questi casi è la pazienza e non ci dobbiamo far ingannare dal ranking. Come giocatore sta facendo tante esperienze utili e il Foro Italico è una di queste».

Gli altri giovani che margini hanno?
«Conosco abbastanza bene Zeppieri e ha il potenziale per salire ancora tanto. Vale anche per Gigante, che ha le armi per competere a un livello più alto. Dopo aver fatto bene nei Challenger questi ragazzi devono capire quali sono le priorità adesso. Tutti loro possono guardare avanti con ottimismo ma devono fare esperienze e prendere delle decisioni importanti entrando in una parte professionale ancora più approfondita. Vanno trovate le persone giuste per lo staff e va capito qual è il “piatto forte”».

Nel 2022 Berrettini battè Alcaraz all’Australian Open. Lo spagnolo era già in alto, ma da quel giorno in che cosa ha fatto il salto per diventare numero 1?
«Lui è stato un fenomeno di precocità e ha fatto passi avanti sotto tutti gli aspetti. Quello che sta facendo è grandioso, soprattutto in virtù dell’età e della scarsa esperienza. La finale di Madrid contro Struff la dice lunga su quanto Carlos sia tenace: ha gestito la pressione del favorito e dei momenti non facili con grande maturità. Il tennis e la prestanza fisica poi sono sotto gli occhi di tutti».

È lui il favorito a Roma?
«Per me è sempre un terno al lotto. I valori sono livellati e lo abbiamo visto anche a Madrid dove, vuoi per condizioni particolari del torneo, tante teste di serie sono saltate. I Fab 4 ci hanno abituato a qualcosa di anomalo, mentre adesso possiamo aspettarci di tutto».

Con questi valori livellati Sinner quanto è lontano da Alcaraz al momento?
«Per quanto mi riguarda non è lontano, anzi. Jannik finora ha sempre affrontato Carlos con grande piglio e lucidità. Sinner sta facendo dei progressi notevoli e non deve preoccuparsi di Alcaraz, che però può essere un mezzo per scoprirsi meglio e continuare a migliorarsi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA