Melissa, la mamma e le cattiverie: viaggio segreto nella mente di Berrettini

Con l’introspezione ha accettato le sue debolezze ("Questo sono io") e ritrovato "l’occhio cattivo"
Melissa, la mamma e le cattiverie: viaggio segreto nella mente di Berrettini© Getty Images
Alessandro Nizegorodcew
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L’intelligenza, nel tennis, è un’arma a doppio taglio. Pensare, riflettere, analizzare ogni dettaglio, può portare a un circolo vizioso psicologico da cui non è semplice uscire. D’altra parte, solo con profondità d’animo e consapevolezza di sé si può superare una crisi. Nel caso di Berrettini, la crisi non è stata sportiva, di risultati, ma molto più profonda. «Ho passato tanti giorni nel letto a piangere», ha dichiarato l’azzurro dopo il successo su Zverev. Matteo si è interrogato, sul presente e sul futuro, ha versato lacrime (comprese quelle, in diretta tv, al torneo di Stoccarda). L’ennesimo infortunio è stato accompagnato da un nuovo, complesso, problema: le critiche legate al gossip, alla storia d’amore con Melissa Satta, alle dicerie (le peggiori arrivate, a detta del romano, dagli addetti ai lavori). Perdersi e ritrovarsi. Di errori, magari inconsapevoli, Matteo Berrettini ne ha commessi, anche prima della nuova relazione sentimentale. Si è ritrovato in un mondo nuovo, quello dello show business, che in un momento di pochi(ssimi) match e tanti(ssimi) rumours lo ha inconsciamente allontanato dal suo essere primario: il tennista professionista. Probabilmente si è sentito poco giocatore, sino a perdersi un po’.

Nella mente di Berrettini

«Questo sono io», pronunciata dopo la vittoria su De Minaur, è una frase che racconta tanto. Se non tutto. A Wimbledon Berrettini si è riacceso, ritrovando se stesso ancor prima del proprio tennis. Le persone accanto a Matteo sono state certamente importanti, ma la sensazione è che il percorso interiore sia giunto grazie a un importante lavoro personale, introspettivo. Un viaggio tortuoso, che ha permesso a Berrettini di conoscere e accettare le proprie debolezze (e ci mancherebbe, in un ragazzo di 27 anni, nonostante sia particolarmente maturo) per diventare più forte di prima. Nella vita e, di conseguenza, anche nel campo da tennis. L’ace con cui ha chiuso il match contro Zverev ne è la testimonianza diretta. Oggi (contro Alcaraz), domani, in futuro, non sarà importante soffermarsi sulla vittoria o sulla sconfitta, bensì sul modo di stare in campo, credendo fermamente nelle proprie armi. E «con l’occhio giusto, cattivo», quello che a inizio torneo ha subito notato mamma Claudia, che sa leggere il figlio come nessuno al mondo. Aspettative basse. Arrivare a Wimbledon senza pretese e senza pressioni è stato certamente un vantaggio. «Voglio godermi ogni attimo, perché tutto questo mi è mancato», ha raccontato Berrettini a inizio torneo, come se ogni turno superato rappresentasse un passo in più rispetto alle proprie (basse) aspettative. L’appetito però vien mangiando, nonostante la prossima sfida sia al numero 1 del mondo. L’impressione è che Alcaraz, ovviamente favorito, non sia felice di affrontare l’azzurro, che per caratteristiche (e su erba) può dargli particolarmente fastidio. A volte i luoghi comuni si avvicinano alla realtà e mai come in questo caso “comunque vada sarà un successo”: perché il tennis ha riaccolto Berrettini e Matteo ha ritrovato se stesso.


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