Sinner, talento e azienda. E chi non lo capisce fa i capricci

Il tennista azzurro è il prototipo dello sportivo moderno: ecco perché è già un numero uno
Sinner, talento e azienda. E chi non lo capisce fa i capricci
di Paolo de Laurentiis
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Un inseguimento di 47 anni per tornare al numero 4 del mondo, demolendo l’attuale numero 2. In un colpo solo Jannik Sinner scrive un pezzo di storia del tennis italiano e conferma di essere in grado di battere chiunque, compreso Alcaraz che si palleggia con Djokovic il primo posto nella classifica Atp. Non male per uno che fino a ieri passava per quello in grado di fare strada negli Slam solo grazie ai sorteggi favorevoli. Quasi mezzo secolo tra un numero 4 e l’altro, paragonare Sinner a Panatta è passatempo inutile: epoche diverse, tennis diverso, personaggi diversi. Piuttosto, oggi Sinner è il prototipo dello sportivo moderno in questo caso paragonabile - per fortuna - a molti altri campioni azzurri come Jacobs, Tamberi, Goggia, Paltrinieri: un atleta-azienda, con il suo staff, il calendario di impegni studiato a tavolino intervallando tornei, preparazione fisica, riposo, impegni extra. Chiedere sempre tutto a questi ragazzi è banale esercizio da tastiera , come è sciocco pensare che possano vincere ogni volta che scendono in campo, soprattutto con la concorrenza dello sport di oggi, ultra-trasversale, con un livello medio altissimo in qualsiasi disciplina. Questa è la realtà attuale, dove di amatoriale o naif non c’è più niente e dove tutto è in piazza, 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno. Sinner ha sempre guardato al di là della singola stagione, del singolo torneo: in questo è già un numero uno. Chi non lo capisce fa i capricci, chi lo capisce concorda come ha fatto la Federazione in occasione della Coppa Davis. Passare il turno senza di lui era un atto dovuto, visto il livello della concorrenza: per lo spessore del nostro tennis di oggi e per lo stesso Sinner che è giusto rivedere in azzurro quando conta davvero. Le cose stanno andando così clamorosamente nella direzione corretta che ora ci ritroviamo il numero 4 del mondo e il gruppo degli Arnaldi e soci molto più maturo e consapevole dopo l’esperienza in Coppa Davis senza l’ombrello del campione che risolve tutto. Risorse in più per il movimento: Nazionale o Slam, non fa differenza.

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