Il coach Petrone esalta Arnaldi: “Studia Djokovic e non è mai appagato”

L’allenatore racconta la scalata del giocatore, vera rivelazione del 2023 del tennis italiano
Il coach Petrone esalta Arnaldi: “Studia Djokovic e non è mai appagato”
Alessandro Nizegorodcew
4 min

«Matteo ha una voglia incredibile di crescere, non si sente mai appagato. I risultati positivi portano uno stimolo per migliorarsi ulteriormente. Non si fermerà qui, non è mai abbastanza per lui, vuole sempre di più». Alessandro Petrone parla così del suo allievo Matteo Arnaldi, la più grande rivelazione targata 2023 del tennis italiano. Il ventiduenne ligure ha disputato due ottimi tornei tra Pechino (ottavi) e Shanghai (terzo turno), giunti sull’onda emotiva delle vittorie in Coppa Davis. La sconfitta al fotofinish con J.J. Wolf nel ‘1000’ cinese nulla toglie al grande momento (tecnico e mentale) dell’azzurro. In Nazionale Arnaldi è stato eroico, consentendo all’Italia di capitan Volandri di rimettere in piedi a Bologna un girone che pareva ormai compromesso. «La Coppa Davis ci ha permesso di vivere emozioni incredibili – spiega coach Petrone - Matteo è stato molto bravo perché è sceso in campo, contro Garin, in un momento non facile: dopo la sconfitta con il Canada il clima era comprensibilmente teso sia dentro lo spogliatoio che fuori. Sono contento e orgoglioso di come ha reagito alle difficoltà, rimettendo in piedi il match contro il cileno».

Si aspettava che Arnaldi potesse avere un impatto del genere nel circuito ATP? A inizio stagione era n. 134 del mondo.
«Devo essere sincero: pensavo che se la sarebbe giocata con i più forti, ma non così. Molti giocatori hanno bisogno di un periodo di adattamento a questo tipo di tornei, mentre Matteo ha portato a casa risultati importanti immediatamente».

Quando avete saputo della convocazione in Nazionale?
«A New York (dove Arnaldi ha raggiunto gli ottavi di finale; ndc) il capitano Volandri ci ha comunicato che Matteo sarebbe partito per Bologna come quinto o sesto uomo. È stato felicissimo. In quel momento non ci aspettavamo di certo che avrebbe giocato incontri decisivi per il passaggio del turno».

E per lei, che emozione è stata la Davis a Bologna?
«È stato bellissimo vivere la Davis dalla panchina. In genere, nei tornei, sono da solo nel ‘box Arnaldi’. Stare accanto ad altri coach, alla squadra, a Matteo Berrettini, è stato bellissimo».

Lavorate assieme ormai da quasi 4 anni, ci racconta l’inizio della vostra collaborazione?
«Ci siamo trovati a Sanremo. Matteo era alla ricerca di una figura di riferimento, la priorità era ritrovare la serenità mentale. Era intorno al numero 900 ATP, siamo partiti da lì. Tecnicamente abbiamo iniziato subito a lavorare su servizio e dritto, cercando di dare al suo gioco una solidità tattica, delle basi a cui aggrapparsi».

Arnaldi è molto attento alla cura del corpo. Fa stretching da anni, maniacale in questo aspetto come Novak Djokovic.
«La routine atletica giornaliera gli dà molta tranquillità. È un aspetto che ha cercato di prendere da Nole, anche se è un po’ meno rigoroso. È un dettaglio importante del suo essere professionista che lo rende sereno».

Qual è stato l’incontro più emozionante di questo incredibile 2023?
«Certamente la vittoria contro Casper Ruud al Masters di Madrid. Lì ho capito che Matteo aveva davvero qualcosa di speciale. Al primo incontro con un Top5 ATP ha saputo gestire pressioni ed emozioni senza patemi».

Quali sono i vostri obiettivi?
«Deve migliorare ancora molto sul servizio, perché è il fondamentale che fa la differenza nel tennis moderno. Serve a tirarsi fuori dai momenti delicati e a far meno fatica durante i match. La gestione delle partite è un altro aspetto importante, che però migliora solamente con l’esperienza. Non ci poniamo obiettivi di classifica: l’idea è però quella di consolidarsi tra i Top50 per poter partecipare in tabellone a tutti i grandi tornei del circuito».


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