Tennis femminile, che disastro per le Finals. C'è l'uragano

WTA sotto accusa per la scelta di Cancun: slitta la conclusione, gare di notte e interesse ai minimi
Tennis femminile, che disastro per le Finals. C'è l'uragano© Getty Images
Lorenzo Ercoli
3 min

Il sistema tennis fa gli interessi di tutti, tranne che degli atleti. Le WTA Finals sono l’esempio perfetto, da anni un concentrato di improvvisazione e confusione organizzativa. Da Fort Worth a Cancun, il circuito femminile continua a fare flop con l’evento che dovrebbe ripagare e valorizzare le protagoniste più brillanti al termine di un’annata di duro lavoro e successi. La pandemia e il caso Peng Shuai hanno fatto saltare il banco della WTA, che in tre anni non ha saputo riorganizzarsi. L’accordo firmato fino al 2030 per ospitare le Finals a Shenzhen (Cina) è congelato da tre stagioni e la kermesse è diventata itinerante.

Wta, di male in peggio

Guadalajara 2021, Fort Worth 2022 e Cancun 2023, tre sedi con problemi sempre crescenti. Il primo anno le giocatrici hanno apprezzato la sede e il calore del pubblico, ma in altura, a 1.566 metri sopra il livello del mare, la palla schizza rapidissima e le condizioni hanno condizionato lo spettacolo. Si arriva così al trasferimento in Texas dove è “tutto più grande”, tranne il dato delle vendite. Biglietti in saldo a 20 dollari e un palazzetto deserto, in alcune sessioni con meno di 500 tagliandi staccati. Per questa stagione si rilancia quindi con Cancun, un paradiso verrebbe da pensare, ma non per giocare a tennis evidentemente. Due campi d’allenamento e un solo incordatore su piazza, la prima polemica sollevata da Aryna Sabalenka, ignara di come le cose sarebbero degenerate. Il protrarsi della stagione degli uragani ha condizionato la settimana con pioggia e match giocati con raffiche di vento sopra i 30 km/h. Gli organizzatori alla fine si sono arresi al maltempo e non avendo potuto completare le semifinali sabato, hanno rinviato la finale a oggi.

Circuito femminile nel marasma

Se l’ATP nel passaggio delle Finals da Londra a Torino è stata maniacale, ricreando addirittura le stesse condizioni di illuminazione. La WTA non trova soluzione di continuità, passa dall’indoor all’aperto e soprattutto accetta di giocare in Nordamerica nonostante una Billie Jean King Cup programmata la settimana successiva a Siviglia. Quanto accaduto a Jannik Sinner in quel di Bercy è nulla al confronto del marasma del tennis rosa, che però non trova spazio a livello mediatico. La situazione è frutto anche del poco interesse delle federazioni nell’ospitare la manifestazione e purtroppo non sorprende che tanti buchi organizzativi passino inosservati. L’apoteosi dell’inefficienza è stata toccata al WTA 1000 di Montreal, dove il quarto di finale tra Rybakina e Kasatkina si è concluso alle 3.50 di mattina. La semifinale della kazaka è stata poi programmata nel pomeriggio, ma rinviata per pioggia. Nella giornata finale si è arrivati così a un’autentica follia con Samsonova che batte Rybakina in tre set e poche ore dopo è obbligata a giocare la finale, persa 6-1 6-0 contro Jessica Pegula. A livello maschile sarebbe stato scandalo, nel tour femminile tutto tace e alla WTA sembra andare bene così.


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