Sinner è di tutti

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Ivan Zazzaroni
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Quando è sotto di due set e rischia un altro break nella finale di uno Slam, la sua prima grande finale, Jannik Sinner fa un punto apparentemente irrilevante, stringe il pugno e piega il braccio per la soddisfazione come se fosse decisivo.

Quando è sotto di due set e la sfida più importante della carriera sembra compromessa Jannik Sinner è più calmo di noi che la stiamo guardando da un paio d’ore a sedicimila chilometri di distanza solo per lui. E continuiamo a chiederci dove abbia imparato a essere Jannik Sinner. E dove ha trovato tutta quella forza?, e l’impressionante freddezza?, cosa gli passa per la testa nel momento in cui noi ci sentiamo sconfitti e lui no? Lui gioca e stringe il pugno.

Dài, che è stanco, fallo correre! – si sta svuotando Medvedev - gli urla l’allenatore e sul volto del russo, vicino all’occhio destro, si fa sempre più evidente un segno rosso. E anche il naso si macchia di rosso e il sudore gli riga il collo e schiaccia i capelli. Vuoi vedere che il nostro ragazzo lo fa scoppiare?

Non sono un esperto di tennis, ma il successo di Panatta al Roland Garros lo ricordo bene, ero davanti alla televisione, proprio come ieri. Perché sono cresciuto con Rino Tommasi e Gianni Clerici, Giampiero Galeazzi, Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli, e ne rispetto la competenza, la superiore passione.

E ho chiesto un solo autografo nella mia vita, a Rod Laver, mezzo secolo fa, nel 1971. Lo incontrai casualmente nella palestra dell’Arcoveggio, a Bologna: stava telefonando a gettoni, si era appena allenato per un torneo al Palasport di piazza Azzarita, ricordo che c’erano anche Ashe, Pasarell, Rosewall, Stolle, Maud, McMillan. L’ho rivisto in prima fila nella fantastica Arena che Melbourne, l’Australia, gli ha dedicato, quella nella quale abbiamo aggredito l’impossibile grazie a Jannik. Mi è sembrato molto più vecchio degli 85 anni che si porta addosso.

Laver ha applaudito un punto di Sinner, quello del 40-15 sul 4-2 del set decisivo, e ha anche sorriso tutta la nuova grandezza del nostro giovane campione.

Jannik Sinner ha un fisioterapista di Casalecchio di Reno, Giacomo Naldi, e insomma il suo successo non è solo italiano, ma anche un po’ bolognese e mi vien voglia di stringere il pugno, piegare il braccio per la soddisfazione e mostrarlo a chi so io. E a chi sai tu.

Oggi sapremo che mezza Italia ha seguito alla tele dalle 9 e mezza del mattino una delle più straordinarie imprese del nostro sport. Rileggo divertito il messaggio che Italo Cucci mi ha inviato nell’istante in cui il 6-3 ci ha fatto staccare il culo dal divano: «Se l’ho visto io, l’hanno visto tutti. Roba dell’altro mondo».


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